Donne e motori, la parità di genere sta già trasformando l’automotive

Come il rombo di un motore. Il cambiamento, nel mondo dell’automotive, comincia a farsi sentire forte e chiaro. E lo guidano le donne trasformando un settore trainante per l’economia globale, con il suo potenziale di crescita e progresso tecnologico, ma tradizionalmente a esclusiva conduzione maschile.

Come evidenzia il rapporto Confidustria nel focus dedicato al settore auto, riprendendo le stime di Prometeia e Unioncamere, l’intera filiera dell’automotive genera in Italia un ammontare di valore aggiunto pari a quasi il 5% del Pil (di cui 2% la fase industriale e 2,8% la fase distributiva). Nel 2024, il mercato automobilistico italiano ha chiuso l’anno con oltre 47 miliardi di euro, una cifra mai toccata prima e in crescita di oltre 2 punti sul 2023.

Attribuire il posto che spetta alle donne nella catena del valore dell’automotive italiana significa incrementare la forza lavoro e consolidare la competitività. E, in tutta la filiera, le donne ci sono e iniziano ad essere sempre più numerose. Sfidando gli stereotipi di genere e il “dream gap” per cui, ad esempio, le bambine non possono sognare di diventare pilote o meccaniche di Formula 1.

Automotive, la presenza delle donne nella filiera punta a chiudere il gender gap

A dimostrarlo è “Driverher Forward”, il convegno-evento che, differenziandosi rispetto ai “manels” di settore, porta l’attenzione sul tema della parità di genere nell’automotive attraverso le voci delle professioniste che ne fanno parte a vario titolo. Ingegnere, meccaniche, pilote, esperte di auto d’epoca e cultura automobilistica: le professioniste dell’automotive, attorno allo stesso tavolo, si fanno prova vivente del mondo automobilistico che cambia.

«Le cose stanno cambiando. Ma lentamente – sottolinea Michelin Lopes, fondatrice e presidente dell’associazione Lead’HER Europe che ha promosso l’iniziativa – Nonostante il progresso il gap permane. La strada è lunga da percorrere. Ma se non ci mettiamo in carreggiata non ci riusciremo mai».

Solo il 24% della forza lavoro globale nell’industria automotive è donna

Chi ha inventato il primo tergicristallo? Una donna, Mary Anderson, detenendo il brevetto per diciassette anni senza riuscire a venderlo. Gli indicatori di direzione? Ancora una donna, Florence Lawrence, che si fece costruire un “braccio automatico per la segnalazione” che azionava con una leva dietro al volante. Il sistema di riscaldamento dell’auto? Sempre una donna, Margaret A. Wilcox, che nel 1893 brevettò una camera di combustione capace di portare l’acqua riscaldata sotto l’abitacolo dell’auto e rendere il clima confortevole.

Nonostante l’innovazione che le donne hanno portato nel settore automobilistico, il loro valore non si rispecchia numericamente in tutta la filiera: «Secondo uno studio di Deloitte, solo il 24% della forza lavoro globale nell’industria automotive è composta da donne» sottolinea Laura Confalonieri, vicedirettirce di Ruoteclassiche e Quattroruore Fleet&Business.

Le cause del gender gap, servono «nuove e ibride competenze»

Il gender gap si radica in diversi fattori storici e culturali. Ad esempio, nella scelta delle carriere, continua a pesare la percezione che il settore sia “per uomini”. «Sapete come si definisce un manager molto appassionato di auto? “Carguy”. Un termine per cui non esiste equivalente femminile» fa notare Confalonieri.

Inoltre, la minore partecipazione femminile nei percorsi Stem ostacola le donne nell’acquisizione delle competenze richieste dall’industria. E, anche quando riescono a entrare nel settore automotive, la cultura aziendale – predominantemente maschile – scoraggia le donne a restare in percorsi di carriera. Per questo, serve fare la differenza valorizzando anche le competenze che, proprio dalla “differenza”, arrivano: «Le automobili dialogano sempre di più con quello che c’è intorno – evidenzia Agnese Di Matteo, vicepresidente dell’Automotoclub storico italiano (Asi) – Servono competenze che non siano solo di tipo tecnico: i percorsi che si studiano oggi non sono solo quelli che fanno gli uomini. Ma anche quelli fatti dalle donne. Non sono solo le competenze scientifiche che servono, ma un approccio sempre più integrato che guardi a tutti gli aspetti della vita quotidiana».

Evadendo da ruoli predefiniti e stereotipi limitanti, le professioniste dell’automotive sono capaci di ribaltare la narrazione e aprire nuovi scenari nel settore: Elisabetta Cozzi, fondatrice e presidente del museo Fratelli Cozzi, ha declinato la sua conoscenza del mondo dei motori nell’obiettivo di valorizzare e diffondere la cultura automobilistica. «Le aziende non sono solo attori economici. Ma anche culturali e sociali – spiega Cozzi – Il museo Fratelli Cozzi, dedicato al mito di Alfa Romeo, raccoglie i modelli che hanno fatto la storia ma soprattutto vuole parlare il linguaggio di tutti per far sì che i musei diventino luoghi aperti».

Monica Zanetti in una foto d’archivio

In Italia sono circa 1300 le meccaniche

Capaci di portare innovazione e un approccio più trasversale e pragmatico rispetto alle esigenze pratiche, la presenza delle donne nell’automotive scarseggia laddove le competenze si fanno più tecniche. Secondo i dati Confcommercio, sono circa 1.300 le meccaniche in Italia. Ma la causa che spiega i numeri, più che nelle mancate capacità delle donne nel settore su cui non ci sono evidenze scientifiche, è da ricercarsi negli stereotipi di genere che storicamente le hanno tenute lontane dalle officine e dalle piste.

Le storie personali, ancora una volta, riscrivono la cultura: Monica Zanetti, conosciuta come “Lady F40”, è stata la prima meccanica a entrare a far parte del team Ferrari. Ha lavorato direttamente sui primi 200 esemplari della leggendaria Ferrari F40, un’auto che ha segnato la storia. «Ho iniziato a quindici anni. Oggi in officina la tecnologia aiuta a svolgere i lavori più pesanti. Ma, ai miei inizi, i colleghi uomini si stupivano di come una piccola donna riuscisse a fare dei lavori di fatica così pesanti» racconta Zanetti, che ad Alley Oop aggiunge: «Alle giovani donne che vogliono fare qualcosa che non è mai stato fatto prima dico di non mollare. Quando c’è una determinazione forte, la strada si crea. Ma noi dobbiamo aiutare le giovani generazioni di donne, dar loro gli strumenti che faticosamente abbiamo conquistato».

Con questo obiettivo Zanetti, insieme all’Automotive women association, forma le donne che vogliono intraprendere la carriera di collaudatrici: «Se la manualità rimane prerogativa maschile, è sempre più difficile emergere» afferma Zanetti, che conclude: «Il vero cambiamento avverrà quando nessuno si stupirà nel vedere una donna che cambia una gomma in pista».

Le fa eco Sara Fruncillo, una delle pilote più promettenti del panorama nazionale. A maggio rappresenterà l’Italia nella finale di Formula Woman Nations Cup a Dubai, un traguardo che celebra il suo talento, ma anche la sua dedizione nel superare le difficoltà che caratterizzano il motorsport, dove l’aspetto economico si intreccia con la passione per la velocità: «Se i vostri sogni sono troppo grandi per la vostra disponibilità economica, fate sì che la vostra disponibilità economica sia grande quanto i vostri sogni».

«Una buona politica di genere è una buona politica economica e sociale»

Dai dati alle storie personali, il parterre tutto al femminile di Driverher Forward condivide la passione per la velocità anche nel raggiungimento degli obiettivi: «Una buona politica di genere è anche una buona politica economica e sociale – afferma l’avvocata Irma Conti, Cavaliere della Repubblica per la lotta alla violenza sulle donne – La parità di genere in tutti i settori, automotive compreso, non è una questione delle donne. Ma della società. Le aziende inclusive e con team diversificati anche in chiave di genere registrano il 20% in più di fatturato: la parità è un razzo al Pil, una spinta verso cui dobbiamo tendere. Non stiamo togliendo spazio a nessuno. Lo stiamo riconquistando».

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  • Marivanda Rezende. |

    È stato un evento stupendo bravissima avvocato Micheline Lopes.

  • Lidiany Baad |

    Le auto hanno svolto un ruolo rivoluzionario nella storia, promuovendo la mobilità, l’economia e la cultura. La loro importanza può essere vista nei cambiamenti che hanno apportato alla società, sia positivi che stimolanti.

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