Marzo è il mese dei diritti delle donne. Un mese di ricorrenze, iniziative, dibattiti, riflessioni e slanci, che poi si incagliano con le difficoltà a gestire il 76% del lavoro di cura non retribuito al mondo, il 20% (in Italia) di salario in meno degli uomini, l’80% delle famiglie monogenitoriali, l’oltre 90% delle violenze sessuali. Percentuali che pesano come macigni su vite sì più lunghe per le donne ma meno sane di quelle degli uomini.
Trovare le parole per dare un senso a un nuovo 8 marzo ogni anno è complesso, per questo abbiamo deciso di iniziare questo mese con le parole scritte da Vanina Farber, IMD elea Professor of social innovation, dedicate alle sue gemelle. Ma anche a tutte noi.
Mi dispiace.
Mi dispiace che le mie figlie, entrando nell’età adulta, si trovino ad affrontare battaglie che la generazione di mia madre aveva già vinto.
Mi dispiace che noi, la generazione che avrebbe dovuto fare progressi, abbiamo permesso che diritti conquistati con fatica venissero cancellati.
Il diritto di controllare il proprio corpo – eroso.
Il diritto a una retribuzione equa – è ancora una lotta.
Il diritto di tornare a casa senza paura – mai garantito.
Le iniziative per la diversità, l’equità e l’inclusione bollate come superflue, mentre pregiudizi ed esclusione restano radicati.
La violenza di genere, online e offline, in aumento.
La cultura maschilista glorificata senza vergogna.
Vent’anni fa, sono diventata madre di due gemelle. Le ho viste crescere, convinta che queste battaglie fossero già state vinte.
E invece eccomi qui, con la sensazione di lasciar loro questo fardello. Mi spezza il cuore.
Forse il dono più grande di crescere due gemelle è sapere che non si sono mai sentite sole: hanno sempre avuto l’una l’altra.
Due giovani donne che entrano nel loro potere, rafforzando a vicenda il diritto di occupare spazio in un mondo che troppo spesso cerca di ridurre le donne.
Ogni volta che hanno rifiutato di rimpicciolirsi per adattarsi alle mie aspettative – o a quelle di chiunque altro – pur essendo difficile, mi sono sentita orgogliosa.
Guardandole ora, so che sono più che pronte, e provo un po’ di sollievo. Vanno avanti con forza, chiarezza e con il sostegno reciproco.
Ma non dovrebbero camminare da sole. Non permetterò che questo peso ricada interamente sulle loro spalle.
So che la mia esperienza personale riflette una sfida più ampia della società. L’uguaglianza di genere è un beneficio per tutti, non solo per madri e figlie.
Continuerò a lavorare per aprire più porte alle donne – non solo per “le mie” figlie, ma per tutte noi. Continuerò a difendere politiche e iniziative che ampliano le opportunità, anziché cancellarle. Fortunatamente, non sono sola. Molti sono al mio fianco, consapevoli che l’uguaglianza di genere riguarda tutti noi.
Perché non si tratta solo di loro. Avere figlie rende personale ciò che è sempre stato urgente.
Si tratta di rifiutarsi di accettare che ogni generazione debba rivivere le stesse lotte.
Ma se la reazione è così forte, è proprio perché il mondo intorno a noi è più vario, più inclusivo che mai.
È la prova che le iniziative per la diversità, l’equità e l’inclusione hanno avuto un impatto. Eppure, il progresso non è irreversibile.
Jane Fonda ha recentemente detto: “Dobbiamo lottare come se le nostre vite dipendessero da questo, perché è così”. La sua generazione è di nuovo più forte della mia.
Perciò, mi rifiuto di lasciare alle mie figlie un mondo che dice loro di rimpicciolirsi, di accontentarsi, di sopportare, di sorridere di più.
Mi rifiuto di dire che la loro generazione dovrà risolvere i nostri errori.
Mi rifiuto di permettere che le generazioni future si guardino indietro e si chiedano perché non abbiamo fatto di più.
Il mese Internazionale delle Donne non è una celebrazione – è un promemoria che l’ineguaglianza di genere persiste.
Oggi, piango la sua fragilità e il mio senso di impotenza. E rinnovo il mio impegno per la causa.
Non ho ancora finito.
***
I’m sorry.
I’m sorry that my daughters, stepping into adulthood, are facing battles my mother’s generation had won.
Sorry that we, the generation that was supposed to advance, have allowed hard-earned rights to be rolled back.
The right to control their bodies—eroded. The right to be paid fairly—still a fight. The right to walk home without fear—never guaranteed. hashtag#DEI initiatives dismissed as unnecessary, while bias and exclusion remain embedded. Gender-based violence, online and offline, rising. Bro culture openly glorified.
20 years ago, I became the mother of twin girls. I watched them grow, believing these battles were settled.
Yet here I am, feeling like I am leaving them the hashtag#burden. It breaks my heart.
Perhaps the greatest gift of raising twins is knowing that they have never had to feel hashtag#alone: They’ve always had each other.
Two young women, stepping into their power, reinforcing each other’s right to take up space in a world that often tries to make women smaller.
Every time they refused to shrink themselves to fit my expectations—or anyone else’s—though difficult, I felt proud.
Watching them now, I know they are more than ready and I feel some relief. They move forward with strength, clarity, and each other.
But they shouldn’t walk alone. I refuse to let this weight rest entirely on their shoulders.
I know my personal experience highlights a broader societal challenge. Gender hashtag#equality benefits everyone, not just mothers and daughters.
I will keep working to open more doors for women—not just for for “my” daughters, but for all of us. I will continue to stand for policies and initiatives that expand opportunities, not erase them. Thankfully, I am not alone. So many stand with me, knowing that gender equality benefits us hashtag#all.
Because this isn’t just about them. Having daughters makes hashtag#personal what was always hashtag#urgent.
It is about refusing to accept that each generation must relive the same struggles.
But if the hashtag#backlash is so strong, it is precisely because the world around us is more hashtag#diverse, more hashtag#inclusive than ever before.
It is proof that hashtag#DEI has made an hashtag#impact. And yet, progress is not irreversible.
Jane Fonda recently said, “We have to fight like our lives depend on it, because they do.” Her generation is again louder than mine.
So, I refuse to leave my daughters a world that tells them to shrink, to accept less, to endure, to smile more.
I refuse to say their generation will have to fix our mess.
I refuse to let future generations look back at us and wonder why we didn’t do more.
hashtag#InternationalWomen’s Month isn’t a celebration—it’s a reminder that gender inequality persists.
Today, I am mourning its hashtag#fragility, my own sense of helplessness. And I am recommitting to the cause.
I am not done.
***
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