Trump smantella i programmi di diversità e inclusione del governo federale

L’amministrazione del presidente Usa Donald Trump ha deciso di mettere in congedo retribuito in vista di licenziamento tutto il personale federale addetto a diversità, equità e inclusione. Le mosse seguono l’ordine esecutivo che Trump ha firmato nel suo primo giorno alla Casa Bianca e che prevede un ampio smantellamento dei programmi di diversità e inclusione del governo federale, che potrebbe riguardare tutto, dalla formazione anti-bias ai finanziamenti per gli agricoltori e i proprietari di case appartenenti a minoranze. Trump, infatti, ha definito “discriminazione” i programmi DEI e ha insistito sul ripristino di assunzioni rigorosamente “basate sul merito”.

Tutti in congedo in vista della chiusura

“Send a notification to all employees of DEIA (Diversity, Equity, Inclusion and Accessibility) offices that they are being placed on paid administrative leave effective immediately as the agency takes steps to close/end all DEIA initiatives, offices and programs”  

Recitava così il memo dell’Office of Personnel Management, cioè l’Ufficio di gestione del personale Usa, con cui è stato ordinato alle agenzie di mettere in congedo retribuito il personale dell’ufficio DEI (Diversity, equity, and inclusion) entro le 17 locali di mercoledì 22 gennaio e di rimuovere tutte le pagine web pubbliche incentrate sul DEI entro la stessa scadenza. Le agenzie devono anche cancellare qualsiasi formazione relativa ai temi DEI e porre fine a qualsiasi contratto correlato.

Ai lavoratori federali inoltre è stato chiesto di riferire all’Office of Personnel Management di Trump se sospettano che un programma correlato al DEI sia stato rinominato per offuscarne lo scopo entro 10 giorni, pena “conseguenze negative”. Entro giovedì, poi le agenzie federali dovranno compilare un elenco degli uffici e dei lavoratori federali della DEI al giorno delle elezioni ed entro venerdì dovranno sviluppare un piano per eseguire una “azione di riduzione della forza lavoro” contro questi lavoratori federali.

La campagna anti diversità

Le mosse di Trump rientrano in una campagna aggressiva per distruggere gli sforzi della DEI a livello nazionale, anche facendo leva sul dipartimento di Giustizia e su altre agenzie per indagare su aziende private che si occupano di formazione e assunzione che i critici conservatori considerano discriminatorie nei confronti di gruppi non minoritari come gli uomini bianchi. L’ordine esecutivo di Trump riprende da dove il tycoon aveva lasciato al termine del suo primo mandato: uno degli ultimi atti del politico repubblicano durante il suo primo mandato, infatti, era stato un ordine esecutivo che vietava agli appaltatori delle agenzie federali e ai beneficiari di finanziamenti federali di condurre formazione anti-bias che affrontasse concetti come il razzismo sistemico.

Biden aveva revocato quell’ordine nel suo primo giorno di mandato, emettendo una coppia di ordini esecutivi, che delineavano un piano per promuovere il DEI in tutto il governo federale.

Donald Trump, in questo inizio di secondo mandato, ha firmato a sua volta due ordini esecutivi mirati a smantellare i programmi di diversità, equità e inclusione (DEI) all’interno del governo federale. Il primo ordine esecutivo, intitolato “Eliminazione dei programmi DEI radicali e dispendiosi del governo”, ha annullato le azioni esecutive adottate da Joe Biden nel 2021 per promuovere le iniziative DEI nel settore pubblico. Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, l’ordine prevede l’eliminazione di tutti gli uffici, le posizioni, i piani, le azioni e i programmi legati al DEI entro 60 giorni. Dalla firma dell’ordine esecutivo, diversi piani di equità sono stati rimossi dai siti web federali, compreso quello della Casa Bianca.

«L’amministrazione Biden ha imposto programmi di discriminazione illegali e immorali, noti come ‘diversità, equità e inclusione’ (DEI), in quasi tutti gli ambiti del governo federale, dalla sicurezza aerea alle forze armate» si legge nell’ordine esecutivo.

Martedì sera scorso, Trump aveva firmato un secondo ordine esecutivo che ha revocato storiche politiche di equità nel governo federale, tra cui una normativa risalente all’era dei diritti civili firmata da Lyndon B. Johnson, che stabiliva requisiti di pari opportunità per gli appaltatori. Nel provvedimento, la Casa Bianca ha accusato «istituzioni critiche e influenti della società americana», tra cui «grandi aziende, istituti finanziari, il settore medico, le principali compagnie aeree, le forze dell’ordine e le università», di aver adottato «pericolose, umilianti e immorali preferenze basate su razza e sesso sotto il pretesto della cosiddetta ‘diversità, equità e inclusione’».

Sebbene l’attuazione di molti cambiamenti possa richiedere mesi o addirittura anni, il nuovo programma anti-DEI di Trump è più aggressivo del primo e si inserisce in un contesto molto più favorevole nel mondo delle imprese. Da Walmart a Meta molti gruppi hanno già ridotto o interrotto alcune delle loro pratiche di diversità in risposta all’elezione di Trump e alle cause legali contro di loro sostenute dai conservatori. Ma ci sono anche gruppi di rilievo che si stanno opponendo a questa nuova politica a cominciare dai grupi bancari Golman Sachs e Jp Morgan.

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