“Tutti fenomeni con il 3 dicembre degli altri”
La citazione nel titolo è di Massimiliano Verga, autore del libro ‘Zigulì’ che nel 2012 ha aperto la saga dei libri dei genitori-caregiver di un minore con disabilità, e quest’anno mi sembra molto appropriata per celebrare il 3 Dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.
Dal 2025 entra in vigore la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che prevede l’obbligo di rendicontazione di carattere non finanziario per gli Enti di Interesse Pubblico, le grandi imprese non quotate, le PMI quotate e le imprese succursali con capogruppo extra-UE. E’ perciò quanto mai opportuno ricordare ai responsabili aziendali che non vivono la disabilità ogni giorno ma vogliono adoperarsi in tempo per adempiere alle norme sulla rendicontazione sociale, ambientale e di governance (ESG) che sotto il cappello della S ci sono iniziative che dobbiamo continuare a portare avanti come società civile tutta e altre che ci conviene smettere o iniziare a fare.
KEEP DOING:
1. Continuate a tracciare e a reclamare i dati, ma non per fare il carosello di immagini su Linkedin: per misurare i fenomeni, valutare il passato e prevedere il futuro.
2. Continuate a considerare il 15% della popolazione mondiale come un potenziale target di consumatori: disegnate prodotti e servizi con loro e per loro.
3. Continuate a supportare le azioni che cambiano in maniera sistemica la vita alle persone con disabilità e ai loro caregiver (es. una settimana di sollievo del pargolo disabile in vacanza non cambia la vita a nessuno).
STOP DOING:
1. Smettetela con i webinar sul linguaggio inclusivo, soprattutto quando non sapete neanche dove girarvi per ordinare una pedana in ufficio.
2. Non fate più finta di assumere persone con disabilità e poi parcheggiarle nella pizzeria dove non si vedono.
3. Non organizzate più eventi che espongono i bambini disabili sul palco con gli assegni giganti da 500€.
START DOING:
1. Forse è arrivato il momento di correlare gli obiettivi ESG non solo allo stipendio dell’Amministratore Delegato ma a tutti i dipendenti: ognuno di noi può diventare persona disabile o caregiver in una diversa fase della vita.
2. Studiate, chiedete alle persone con disabilità e ai loro alleati ma cominciate a considerare le persone con disabilità come un gruppo eterogeneo: i loro bisogni differiscono da persona a persona, anche all’interno della stessa condizione.
3. Cominciate ad interrogarvi sulla fine che può aver fatto quel vostro compagno di scuola della materna, come mai nel liceo upper class di vostro figlio non si vede nessuno arrivare a scuola in carrozzina.
Insomma, tra washing (propaganda) e hushing (omissione) quasi meglio il secondo peccato capitale, soprattutto se avete portato avanti solo azioni che non hanno cambiato la vita dei dipendenti e delle persone nel territorio in cui operate.
In ogni caso, non credo che sulla prossima reportistica non finanziaria basti scrivere che il 3/12 avete fatto un post con la foto dei bambini disabili della nostra città: perciò oggi non lo fate comunque.
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