Susanna Martucci: “Le donne fanno una fatica immane per realizzare le loro aspirazioni”

Foto IPP/Stucchi

La vita da caserma, le partenze all’alba con al seguito tre bambini piccoli, lo scetticismo di chi pensava che fosse solo “una che voleva vendere matite”. E poi, i primi pacchi confezionati in soggiorno con l’aiuto della famiglia, le notti insonni per raggiungere l’indipendenza, la scommessa su un team tutto al femminile, composto da madri, da donne sole e divorziate, quelle a cui un tempo nessuno dava una seconda possibilità. Susanna Martucci, fondatrice di Alisea, impresa benefit che progetta e produce oggetti di design creati da materiali di scarto industriale, ha visto passare tutto questo davanti a sé, quando è stata nominata vincitrice del Premio GammaDonna 2023 che valorizza il volto innovativo dell’imprenditoria femminile.

«Non è solo un premio, è un riconoscimento alla fatica immane che noi donne dobbiamo fare per realizzare le nostre aspirazioni. Era così trent’anni fa ed è così ancora oggi. Ma le cose dobbiamo cambiarle noi: non possiamo aspettarci che le cambino gli uomini al posto nostro. Ed è questo ciò che ho fatto con Alisea» afferma Martucci, visibilmente commossa.

Quando nessuno parlava di sostenibilità

Con la sua azienda, il cui nome si ispira agli Alisei, venti costanti per direzione e intensità, Martucci ha lanciato un progetto a dir poco visionario. Nel 1994 nessuno – o quasi – parlava di sostenibilità. Basti pensare che il Decreto Ronchi, ricordato come la prima, vera, normativa sui rifiuti, sarebbe arrivato solo nel 1997. Eppure, l’intuizione fece centro. «In treno, mi capitò di ascoltare dei professori che parlavano dei rifiuti: dicevano che avrebbero sepolto le generazioni future. Qualche anno più tardi, ripensando a quella conversazione, contattai un artigiano che creava quaderni a partire da carta riciclata. Iniziammo a lavorare per renderli belli, oltre che sostenibili, e proporli alle aziende». Il resto è storia.

Oggi Alisea è sinonimo di innovazione e creatività, di design e circolarità. Le bucce di pomodoro diventano candele, le bottiglie di plastica delle penne, gli alettoni di elicotteri delle agende e molto altro ancora. A caratterizzare tutte le creazioni sono i materiali strappati alle discariche e portati a nuova vita, facendo sì, al contempo, che ogni oggetto conservi la memoria del suo passato. Della sua prima identità.

La sfida al femminile

«Gli inizi sono stati duri: la ricerca sul campo era molto complessa, non avevamo fondi ed essendo donne molti non ci prendevano sul serio» ricorda l’imprenditrice. Ma la direzione è stata sempre chiara: «Volevo essere indipendente, volevo dimostrare che ce l’avrei fatta. Sono figlia di un generale, sono cresciuta in una caserma, la mia strada in quanto donna era già stata scelta da qualcun altro». Ma a quella strada non solo si è ribellata. Ha rilanciato.

«Mi candidai per un posto in banca, ma venni cassata perché ero donna. Così, decisi di mettermi alla prova nelle vendite, un settore in cui non conta il genere, ma solo i risultati». E le sue performance erano buone, molto buone, tanto da iniziare una collaborazione con Arnoldo Mondadori. Un rapporto professionale che sarebbe durato anni, fino alla nascita di Alisea, appunto.

La forza del team

«So che molti mi prendevano per matta, perché con tre bambini andavo avanti e indietro tra casa, a Vicenza, e Bologna, dove aveva sede l’azienda. Pensavano fossi folle, perché non mi accontentavo di fare solo “la moglie”. Ma mia madre e mio marito non solo hanno compreso, mi hanno sostenuta affinché non mollassi».

Foto IPP/Stucchi –

Una visione che Martucci ha riportato nell’azienda, estendendola alle donne del team. «Loro sono le mie eroine. Sono donne che non si accontentano di stare in panchina e che, nonostante le avversità, ogni giorno si mettono in gioco per dare il meglio. Per questo dobbiamo sostenerci, essere sinergiche, fare squadra». E conclude: «È dura, ma le difficoltà si possono superare. Addestriamoci all’ottimismo: se impariamo a pensare positivo, la meta ci sembrerà più vicina».

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