Un’accelerazione. Forte, chiara, evidente. Avrà mille altri difetti e opacità, ma sul calcio femminile il presidente della Fifa Gianni Infantino è stato finora di parola. Crescita e sviluppo dovevano essere, e crescita e sviluppo globali finora sono stati; ripagato, Infantino, da un’audience internazionale in costante aumento, così come in espansione è il potenziale settore di mercato legato al football donne (si noti ad esempio che tra il 2008-09 e il 2019-20 il numero delle tesserate solo in Italia è cresciuto del 66,5%, superando quota 31mila).
Numeri e tendenza che incoraggiano i passi, decisi appunto, che il governo del calcio mondiale sta facendo proprio per favorire lo sviluppo del settore, nell’anno in cui Nuova Zelanda e Australia ospiteranno i Mondiali, dal 20 luglio al 20 agosto prossimi.
Il nodo dei diritti tv
Mondiali che gli appassionati italiani potranno seguire in chiaro sulla Rai. I diritti di trasmissione riguardano 15 partite della manifestazione iridata, comprese tutte le gare della Nazionale italiana, la partita inaugurale, le due semifinali e la finale. L’accordo con la FIFA, poi, prevede, oltre a quelli sui Mondiali femminili 2023 anche i diritti di trasmissione del pacchetto “FIFA Other Events 2024/2027”, ovvero i mondiali giovanili U20 e U17, sia maschili sia femminili, e alcuni documentari prodotti dalla FIFA e dedicati ai Mondiali femminili.
Insomma, ce n’è abbastanza per raccontare il fenomeno calcio donne, andando anche oltre l’evento live e la relativa cronaca. “Siamo felici dell’accordo raggiunto tra Rai e FIFA per le trasmissioni delle gare delle Azzurre nella prossima Coppa del Mondo – ha infatti dichiarato il presidente della FIGC Gabriele Gravina -, perché rappresenta un tassello importante nella prosecuzione del lavoro di promozione del calcio femminile che stiamo portando avanti con convinzione nel nostro Paese”.
La vicenda diritti tv, però, è stata fonte di cruccio per la Fifa, tanto che parlando a una riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio a Ginevra, Infantino aveva affermato in maggio che le offerte dei cinque paesi principali – Gran Bretagna, Spagna, Italia, Germania e Francia – erano così basse rispetto al torneo maschile da equivalere a uno “schiaffo in faccia” per le giocatrici e “tutte le donne del mondo”. Secondo quanto riportato dal Guardian “Le offerte sono basse. Incredibilmente basse in alcuni casi. Si ritiene che l’offerta di apertura in Italia sia stata di € 300.000 (£ 283.000), rispetto ai € 160 milioni pagati per i diritti della competizione maschile in Qatar. In Inghilterra, la cifra dell’offerta congiunta di BBC e ITV si aggira intorno ai 9 milioni di euro, circa l’8% di quanto pagato per l’edizione maschile”.
Accordo Fifa-Ebu
L’accordo tra Fifa e Rai rientra in quello di più ampia portata sottoscritto tra l’esecutivo del football mondiale e l’EBU, l’European Broadcasting Union, proprio nell’ottica dello sviluppo della conoscenza (e quindi della trasmissione) del calcio donne in Europa. Un accordo cui le parti hanno lavorato per più di un anno, al termine del quale saranno 34 i Paesi europei a trasmettere in chiaro i Mondiali 2023 ( i primi nell’emisfero australe e a 32 squadre, 8 in più di quanto avvenuto in Francia nel 2019), accompagnati da almeno un’ora settimanale di contenuti extra relativi proprio al calcio donne e ai suoi aspetti culturali, sportivi e sociali.
I nuovi premi
Più visibilità, più popolarità, quindi più soldi. Conseguenza scontata, ma mai troppo per il calcio donne, che ha sempre fatto a dir poco fatica – si vedano le roboanti proteste della Nazionale guida del movimento, quella statunitense, su tutte – a veder riconosciute alle proprie protagoniste ingaggi neppure vicini a quelli degli uomini, ma spesso anche lontani da un giusto minimo sindacale.
La Fifa ha messo quindi mano al portafogli, annunciando i nuovi premi per le squadre e le giocatrici partecipanti al Mondiale 2023, allineandoli a quelli garantiti a federazioni e giocatori per il mondiale maschile di Qatar2022. Per quanto riguarda le federazioni, si va da un minimo di un milione 560mila euro per chi verrà eliminato nella fase a gironi, fino ai quattro milioni 290mila dollari che spetteranno alla formazione vincitrice.
Per le singole calciatrici, quelle eliminate nella fase a giorni riceveranno 30mila dollari ciascuna, mentre ognuna delle neo-campionesse mondiali incasserà 270mila dollari. Non poco, se le stime (più ottimistiche) valutano in 14mila dollari l’ingaggio annuale medio di una calciatrice a livello mondiale. Il tutto a fronte di un investimento per la manifestazione che la Fifa stima superiore ai 500 milioni di dollari. Anche questo sembra del resto ben ripagato, visto che lo stesso Infantino ha recentemente celebrato il superamento della quota record di oltre un milione di biglietti venduti, ben superiore a quanto fatto a Francia2019.
Un passo indietro
Il mondiale australo-neozelandese rappresenterà tuttavia l’ultimo evento che vedrà coinvolta una donna che, a suo modo e per il suo ruolo, ha fatto la storia della Fifa. Scelta dal neo-eletto Infantino nel 2016 per il ruolo (per la prima ricoperto da una donna, per di più africana) di segretaria generale, la senegalese Fatma Samoura, 60 anni, lascerà proprio dopo la rassegna iridata.
Arrivata alla Fifa dopo una profonda esperienza maturata alle Nazioni Unite, Samoura (che pure resterà in Fifa con altro incarico) è stata l’architetto che ha ridisegnato la governance della Fifa uscita a pezzi dagli scandali e dalle inchieste dell’era-Blatter, sotto i dettami dello stesso Infantino, con particolare attenzione proprio alla crescita del calcio femminile a livello planetario.
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