Parità di genere: la cultura aziendale deve cambiare

Cambiare la cultura aziendale per incentivare la gender equality: è uno dei punti principali su cui si sono concentrate le ricerche dell’Axa Research Lab, il laboratorio nato nel 2020 dalla collaborazione tra l’Università Bocconi e Axa e diretto dalla professoressa Paola Profeta, Prorettrice per la diversità, inclusione e sostenibilità. I risultati dei lavori del Lab sono stati presentati nel corso dell’incontro che si è tenuto all’Università Bocconi di Milano, “The Role of Gender Equality in Building Societal Resilience”.

La consapevolezza degli stereotipi

Uno degli studi presentati, basato su un esperimento Rct (“randomized controlled trial”) con manager reali, mostra che far emergere e prendere consapevolezza degli stereotipi impliciti riduce i divari di genere nelle valutazioni del cv da parte dei manager. Il Lab, tra le altre cose, ha studiato gli effetti benefici della leadership femminile.

Dopo l’introduzione delle quote di genere (legge Golfo-Mosca), dice il Lab, ha migliorato la selezione dei membri dei cda (istruzione superiore e età inferiore) senza effetti negativi sulle prestazioni. Sul mercato azionario, nel periodo successivo all’approvazione della legge sulle quote, gli investitori hanno reagito positivamente alla nomina di donne nei cda.

Quello delle disuguaglianze di genere non è solo un tema di ingiustizia sociale, ma anche una barriera alla crescita economica e un ostacolo alla costruzione di società più resilienti. Secondo recenti proiezioni, il costo della non completa partecipazione delle donne al mercato del lavoro a livello globale, supera i 16° trilioni di dollari e per vincere questa battaglia serve un approccio collettivo, dove le Università hanno un ruolo chiave“, ha detto Giacomo Gigantiello, ceo Axa Italia, sottolineando anche le azioni concrete realizzate all’interno della compagnia per favorire la parità di genere.

Disparità nel settore assicurativo

All’incontro ha partecipato, tra gli altri con un videomessaggio, anche la ministra per la famiglia Eugenia Roccella. In questo contesto, Maria Bianca Farina, presidente di Ania e Fondazione Ania, ha ribadito l’urgenza di agire adesso sul tema e ha ricordato come la gender equality sia un tema chiave per il settore assicurativo: ad esempio, le donne rappresentano circa il 50% della forza lavoro nelle compagnie, con un numero crescente di donne manager. Farina ha ricordato che Ania ha anche attivato una collaborazione con l’Università di Roma Tre proprio per accompagnare le aziende nel percorso della Certificazione di parità di genere.

Mercato del lavoro e cultura

Tra i lavori che si concentrano sul ruolo dell’influenza della cultura aziendale sulla parità di genere, il Lab sta lavorando a diversi progetti con l’obiettivo di far luce su come la cultura (con definizione specifica di stereotipi, cultura di genere, tossicità ecc.) influenzi i divari di genere e sulla definizione di tecniche di intervento.

Un documento sul mercato del lavoro francese conferma che le donne scontano una doppia penalità. Negli ambienti ad alto rischio, le donne non solo sono più frequentemente vittime di comportamenti tossici, ma sono anche costrette a lasciare il loro posto di lavoro per evitarli. (Documento sul mercato del lavoro francese)

Nonostante i progressi fatti finora, le donne sono ancora penalizzate sul mercato del lavoro. Gli ostacoli sono molteplici – dalla penalizzazione delle madri ai carichi di cura divisi in modo asimmetrico tra uomini e donne, alle norme sociali e stereotipi diffusi che vedono ancora le donne protagoniste della sfera familiare e gli uomini delle carriere professionali”, ha detto Paola Profeta nel corso dell’incontro.

Tutto questo ha un costo evidente per l’economia e la società, in termini di perdita di talenti e limitata performance. Congedi di paternità, quote di genere, promozione della presenza femminile nelle discipline STEM, rimozione degli stereotipi possono contribuire a creare un contesto culturale sul lavoro che favorisca la parità di genere e l’empowerment delle donne”, ha aggiunto.

A fronte della pubblicazione del paper sullo smart-working, il Lab ha ora in programma di indagare se l’attuale organizzazione del lavoro abbia implicazioni per l’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro e sarà sviluppato un nuovo progetto, attualmente in fase precoce, per studiare, attraverso dati aziendali, le carriere femminili in momenti cruciali come la maternità.

Il gap nelle discipline STEM: il ruolo dell’ansia

La disuguaglianza nel campo dell’istruzione è legata a diverse fasi della carriera dello studente: per esempio, gli esami a risposta multipla (ampiamente utilizzati per la valutazione degli studenti, specialmente nelle materie matematiche) agevolano i ragazzi piuttosto che le ragazze, aumentando il divario di genere in matematica.

Un esperimento condotto dal lab ha dimostrato come a un aumento della quota di domande a scelta multipla di dieci punti percentuali (ad esempio dal 50% al 60%) il divario di genere nei punteggi a favore dei ragazzi aumenti del 50%

Dagli studi emerge poi che le ragazze hanno in media il 34% di probabilità in meno di scegliere una specializzazione correlata alle materie STEM negli ultimi anni di scuola superiore. La sottorappresentanza delle donne nelle discipline STEM non è associata esclusivamente alle loro prestazioni ridotte nelle scienze matematiche. Fino al 12% del divario di genere registrato dalle iscrizioni universitarie in ambito STEM può essere associato a un livello più elevato delle prestazioni delle donne nelle materie umanistiche.

In parte, i divari nelle STEM sono causati dall’ansia che si genera nelle ragazze di fronte a test matematici sostenuti con vincoli di tempo. Un esperimento condotto dal Lab dimostra che l’attenuazione dei vincoli di tempo riduce i divari di genere nei test di matematica. Secondo le prove sperimentali emerse, eliminare la pressione del tempo riduce il divario di genere in matematica del 40%.

C’è anche una tendenza delle ragazze di spostarsi dalle discipline quantitative a quelle qualitative. Diversi fattori possono spiegare il perché: influenza dei coetanei, prestazioni, ruolo degli insegnanti, anticipazione di un ambiente competitivo come quello del mercato del lavoro, stress e ansia.

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