“Non lo dire a nessuno” è l’ultimo libro di Gabriella Carmagnola, filosofa, oltre che scrittrice, giornalista ed esperta di comunicazione. Il volume è uscito sul finire del 2022 per Guida editori. L’argomento trattato è dei più delicati e scivolosi insieme: si scivola, immancabilmente, sul dolore e sul dramma, col rischio di cadere nella retorica e nella banalità. E quando il tema è l’abuso sui minori, il pericolo incombe anche più seriamente. La tutela dei nostri figli e delle nostre figlie è il tasto dolente che ci squaderna davanti tutta la nostra incapacità.
Come si racconta del peggior crimine che si possa compiere su una bimba di quattro anni, quando l’orco è niente meno che il fratello maggiore? Questa è la domanda che Alley Oop rivolge idealmente a Carmagnola. Lei risponde attraverso poco più di trecento pagine.
“Ogni riferimento a persone e fatti narrati è puramente casuale, frutto della fantasia dell’autore. Anche se avrebbe potuto essere una storia vera”, si legge nel risvolto di copertina. Quella di Lucia non è una storia vera, ma certamente è verosimile. Ed è proprio la verosimiglianza a tradurre quel pensiero e a dirci che gli abusi accadono quotidianamente, ai bambini e alle bambine intorno a noi: ci fa mordere la lingua e contorcere i pensieri, mentre leggiamo.
Il racconto ha il pregio di essere cinematografico. Il testo si apre come farebbe una pellicola. La sequenza che inchioda il lettore lo convince dapprima di stare assistendo a un’aggressione. “Lei non sa cosa stia per succedere, vede solo buio e fa molta fatica. Deve andarsene, ma non riesce a uscire da lì. Sente voci concitate da lontano, qualche urlo e qualche sussurro, qualcuno dice ‘ancora’ e poi dice ‘va tutto bene’, ma capisce che non stanno parlando a lei”.
Dopo un po’ quello squarcio rivelerà tutt’altro. Basterà spostarsi di qualche riga più in giù, infatti, per capire di avere davanti agli occhi il ricordo fantastico di una nascita: Lucia viene al mondo e ci racconta in prima persona quello di cui pare trattenere memoria. Questa è forse la cifra di tutto il romanzo: le parole di lei che allo stesso modo disegnano una vita intera; dicono di vicissitudini, gioie e dolori, ripercorrono il privato e illuminano il pubblico, riscrivendo l’Italia da cima a fondo per un tempo lungo più di quarant’anni.
Gli scenari mutano come mutano i decenni e le stagioni di un’esistenza. Lucia si affranca presto dalla famiglia e dagli agi della piccola borghesia industriale lombarda. Tenta di realizzarsi, di costruirsi da sola un’indipendenza. Sconta scelte giuste e altre che lo sono meno; tutte la porteranno lontano da casa, nel tentativo di scansare i fantasmi che però la abitano e che, come flashback, non smetteranno di tormentarla. “Mi difendo anche con le gambe, gli do come posso dei calci, mi viene l’affanno, forse lo mordo. Poi riesco a scappare. Scappo lontano verso l’ingresso, vorrei uscire ma ho paura, lui resta sul letto, e io mi nascondo sotto al cassettone. Non so come ho fatto, ma ci sono riuscita. Mi rannicchio, ci sto a malapena, sembra una bara, ma sono al sicuro”.
Quei fatti continueranno ad accadere per tutta l’infanzia, un’età della quale la protagonista rimarrà defraudata, irrimediabilmente. Quella stagione si chiuderà presto per Lucia, lasciandola annaspare, persa tra sensi di colpa, orme di dolore e fiotti di rancore. “E poi sono molto arrabbiata. Ero una bambina serena. Poi un’ombra scura e pesante, come Enrico sopra di me. Non so cosa è successo, ma io ho un peso nell’anima. Qualcosa è successo, lo so anche se non ricordo. Dicono che ho 10 anni, ma a me sembra di averne molti di più”.
Rimozioni tornano, si fanno memoria. E solcano il tempo della protagonista, come schegge di una brutta storia.
“Io piango.
Lui ride.
Ricordo bene il suo ghigno. Poi aggiunge: ‘Non lo dire a nessuno, se no lo faccio di nuovo’.
Lo ha fatto spesso, di nuovo, anche se non l’ho mai
detto a nessuno”.
Il ritmo non incalza, ma non si può dire che ci sia lentezza; il romanzo procede come per quadri, i paragrafi sono brevi: è la vita di lei che si srotola e finisce per mostrare anche la vita degli altri. C’è una società che si forma, a volte si contorce, avanza, poi si ripiega ancora su se stessa. Lucia si muove per schemi, fissi e rigidi: sono quelli dentro ai quali le donne stanno più strette. La questione di genere, dapprima abbozzata percorre tutto il testo, in ogni pagina in trasparenza è la parità che si intravede. La scorgiamo in filigrana, senza che la si riesca a mettere a fuoco, o a raggiungerla. A guardare in lontananza, la strada da fare è ancora tutta davanti del resto.
C’è però almeno un tabù che la protagonista infrange in questo libro: la violenza o gli abusi domestici non sono un fatto privato, non c’è vergogna e per liberarsene l’urgenza deve essere quella di raccontarli.
Un romanzo necessario, per parlare di ciò di cui non si deve tacere oltre.
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Titolo: “Non lo dire a nessuno”
Autrice: Gabriella Carmagnola
Editore: Guida Editori
Prezzo: 18 euro
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