‘Che infinita tristezza, che angoscia. Fare piani per il futuro ora è impossibile e la paura è tanta. Anche se Ivan non ricevesse la cartolina, vorrei che se ne andasse. Lui non vuole’.
Caterina da Mosca risponde a un banale, forse riduttivo di questi tempi : “Ciao, come stai?” L’atmosfera a Mosca non è delle più semplici, soprattutto se rischi di ricevere la cartolina per partire come riservista. Ivan, suo marito, ha 47 anni, è stato soldato semplice e al momento non è tra le categorie di soldati richiesti al fronte.
Fra chi, invece, rischia di partire per la guerra in Ucraina, il dissenso è dilagante. Non quello intellettuale di Aleksandr Isaevič Solženicyn, ma quello di chi, pur supportando il proprio Paese, non vuole rischiare di perdere la vita o non si sente pronto a uccidere un’altra persona. Così in rete sono proliferati i siti che aiutano chi non sa come comportarsi. Me li gira Caterina. Perché lei e il marito, tutti i giorni, controllano che non cambi qualcosa, che non arrivi una decisione a portare via Ivan.
Come circolano le informazioni in Russia
Per prima cosa è necessario interpretare con chiarezza la mobilitazione parziale indetta dal presidente Vladimir Putin il 21 settembre. In questo sito si trovano tutte le risposte, è fondamentale però avere una connessione VPN, che consenta anonimato e sicurezza, incanalando il traffico dati in un server esterno. Già dai primi mesi dell’anno molti russi hanno ovviato al problema del blocco di Instagram e Facebook, utilizzando connessioni alternative e ‘libere’. Questi siti hanno tuttavia un tempo determinato: sono raggiungibili fintanto che non saranno scoperti dal governo ed eliminati in quanto sovversivi.
Tramite un menù si trovano le risposte a tutte le domande che in questo momento un potenziale riservista possa farsi sulla mobilitazione, ma soprattutto su quanto stia accadendo realmente. Appena si clicca ed entra nel sito si legge:
“Le nostre principali fonti sono le raccomandazioni degli attivisti per i diritti umani. La guida viene aggiornata regolarmente, ma la realtà potrebbe essere più veloce. Segui i canali e le notizie sui diritti umani. Ricorda che la guida non è un insieme di soluzioni già pronte, ma solo un supporto per la scelta della tua strategia’. Un vero e proprio vademecum per rispondere a domande e dubbi concreti”
E prosegue: “Dove guardare sul proprio libretto militare per capire se verrete chiamati a breve? All’inizio convocano la prima categoria (pagina 11), poi la seconda, poi la terza. Così dovrebbe accadere per legge. Già raccogliamo tuttavia evidenze del fatto che stanno chiamando persone di tutte le categorie”.
Nel sito poi si legge ancora: “Il 21 settembre 2022 Putin ha firmato un ordine per la mobilitazione parziale: si tratta di un evento importante che avrà effetti sulla vita di tutti i russi e noi dobbiamo prepararci a prendere velocemente delle decisioni, per non rischiare vita, salute nostre e dei nostri cari.
Perché è importante:
– I russi vengono mandati al fronte non solo per servire l’esercito, ma in guerra. Ogni riservista è in pericolo di vita.
– Nessuno è protetto. L’ufficio di arruolamento militare può mandare in guerra chiunque.
– Non bisogna credere al governo russo. Condizioni del richiamo, numero di 300000 riservisti, qualsiasi parola degli impiegati militari può rivelarsi una bugia.
– Per salvarsi, è necessario seguire le informazioni attuali e conoscere i propri diritti. Abbiamo preparato questa guida sulla mobilitazione e continuiamo ad aggiornarla perché voi possiate essere al corrente delle novità. Cercate le risposte alle vostre domande, girate il link ad amici e persone vicine”.
Se dopo essersi informati la decisione dovesse essere l’uscita dal Paese, in rete c’è anche il vademecum per organizzarla. Dov’è possibile andare? In quali paesi si entra senza visto? Quanto tempo si può restare? Anche in questo caso il sito è costantemente aggiornato, dati i numerosi paesi confinanti che stanno chiudendo le frontiere. C’è da dire, però, che realizzare una fuga in questo momento non è per niente semplice: non si trovano biglietti aerei e le code ai pochi valichi di frontiera ‘amici della Russia’ sono chilometriche.
La storia di Anton Pominov
Il giornale Meduza ha pubblicato il 28 settembre un reportage sul confine con la Georgia, preso d’assalto da migliaia di persone. A raccontare la propria storia è Anton Pominov, consulente moscovita. Prima ancora che Putin dichiarasse la mobilitazione parziale Anton aveva optato per un cambio vita e deciso di trasferirsi in Georgia con la famiglia. La chiamata di Putin ha accelerato i tempi e Anton pur non avendo ricevuto la cartolina decide di lasciare immediatamente il Paese.
Online trova un solo biglietto aereo da Mosca per Vladikavkaz al costo di 56.000 rubli (955 euro circa), ma al momento dell’acquisto non è già più disponibile, decide quindi di volare fino a Soči con il suo vicino di casa designer e prendere poi un taxi che lo porti al confine. Le truffe e lo sciacallaggio sono dietro l’angolo, Anton racconta che per raggiungere il confine ci sono persone che offrono passaggi per 20.000 rubli per superare il primo posto di blocco e 50.000 rubli per raggiungere la frontiera con la Georgia, Verkhiy Lars, dove pare ci siano dei funzionari compiacenti.
Al primo posto di blocco vengono, infatti, avvicinati da un ragazzo, che per 30.000 rubli si offre di accompagnarli a destinazione con una Lada Niva, un tipico fuoristrada sovietico che riesce ad attraversare anche corsi d’acqua. Così arrivano al confine.
All’inizio Verxnyi Lars non poteva essere attraversato a piedi, solo in macchina o in bicicletta, quindi al confine si è sviluppato un vero e proprio business: la vendita delle più strampalate e vecchie biciclette da 13.000 fino a 40000 rubli. Tanto che la gente del luogo ha trasportato biciclette da tutte le repubbliche confinanti per poterle vendere al confine.
Anton, non potendo portare con sé due biciclette, si è portato due monopattini. Il giorno del suo arrivo la coda è lunga circa 16 km, una macchina si muove a 3/ 4 km al giorno. Per arrivare prima al confine, qualcuno sfrutta il passaggio dei locali per 10.000 rubli. Quegli ultimi 16 km sono angoscianti: non esistono bagni, negozi e stare giorni e notti intere senza riparo è disumano. In macchina non va meglio, dato che molti rimangono senza benzina, costretti a consumare il pieno tenendo la macchina accesa per rinfrescarsi con l’aria condizionata durante il giorno, quando il caldo si fa insopportabile.
Per la strada qualcuno regala delle mele, l’odore di urina è però nauseabondo. Anton, sapendo di dover fare l’autostop, si è preparato portandosi tutto il necessario per dormire, lavarsi e mangiare. Oltre a questo, solo notebook e power bank, necessari per mantenere i contatti con la famiglia. La notte poi è terribile, il buio è rischiarato solo dai fanali delle auto.
“Ho incontrato una donna con il passeggino in una mano e la valigia nell’altra, era in macchina con il marito da due giorni, non avevano più forze, perciò lei ha deciso di scendere dalla macchina e andare a piedi con il bambino. Stava camminando con il passeggino nel pieno della notte, quando l’ho incontrata. L’ho aiutata, ho caricato la sua valigia sul monopattino e portata al confine, dove, fortunatamente, l’hanno fatta passare senza fare la coda’.
Arrivati ai controlli di frontiera Anton e il suo vicino hanno chiesto a dei ciclisti di circondarli, perché non si notassero i loro monopattini non autorizzati al valico… ‘se ci avessero scartati, mi sarei semplicemente messo a terra e avrei cominciato a piangere. Un’atmosfera terribile’.
Sempre secondo il giornale Meduza dal giorno in cui è stata annunciata la mobilitazione si sono trasferite quasi 100.000 persone in Kazakhstan. In Georgia 10.000 entrano nel Paese ogni giorno. Difficile conoscere con esattezza il numero di tutti i russi, che finora hanno passato le frontiere. Allo stesso tempo, l’UE è ancora diffidente nei confronti di coloro che fuggono dalla mobilitazione. Dal 19 settembre i confini per i russi con visto turistico Schengen sono stati chiusi dai Paesi baltici e dalla Polonia. I fuggitivi sono entrati in Finlandia, Armenia, Mongolia, Tagikistan. L’incubo di chi fugge non finisce tuttavia al confine, tutta una nuova vita, che comincia ora, va costruita da capo.
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