Congedo di paternità usato da un uomo su due, a perdere il lavoro sono le donne

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In Italia solo un padre su due usufruisce dei congedi di paternità e se entrambi i genitori lavorano, nella maggioranza dei casi è la madre a utilizzare il congedo parentale, facoltativo e retribuito al 30%. Il risultato è che la quota di donne che lasciano il lavoro dopo la nascita dei figli e delle figlie è 5 volte superiore rispetto a quella degli uomini: 25% contro 5%. E’ quanto emerge dall’indagine “Papà, non mammo. Riformare i congedi di paternità e parentali per una cultura della condivisione della cura”, commissionata a IPSOS da WeWorld e presentata, in apertura del WeWorld Festival a Milano.

Da qui la necessità di riformare il sistema, attraverso tre linee di intervento: estendere la durata del congedo obbligatorio di paternità da 10 giorni a 3 mesi; introdurre un congedo parentale riservato ed esclusivo al padre della durata di 6 mesi, non trasferibile da un genitore all’altro; estendere i congedi a tutte le categorie di lavoratori, inclusi i dipendenti pubblici e lavoratori autonomi, prevedendo l’introduzione di soluzioni alternative come i sussidi per lavoratori e lavoratrici autonome e liberi professionisti. Due gli obiettivi di We World, uno economico, l’altro culturale, spiega Elena Caneva, coordinatrice area advocacy nazionale, policy e centro studi WeWorld. “Estendere i congedi per i padri e quindi favorire la condivisione della cura dei figli permette alle donne di rientrare prima nel mercato del lavoro e di non dover ridurre il tempo dedicato al lavoro retribuito. Ciò significa possibilità di fare carriera, quindi in generale occupazione femminile e empowerment. Per quanto riguarda l’aspetto culturale, l’idea è quella di rompere rigide divisioni di ruoli e stereotipi di genere che ancora attribuiscono determinati compiti alla madre e altri al padre, fornendo così modelli positivi per i figli e le figlie”, sottolinea Caneva.

I numeri. Il sondaggio – condotto tra febbraio e marzo 2022 su un campione di 1.000 genitori di bambini/e under 18 – mostra che nel nostro Paese solo 1 padre su 2 sostiene di aver usufruito almeno una volta nella vita del congedo di paternità, quota che sale al 60% circa tra i genitori più giovani ( 18-44 anni). Se entrambi i genitori lavorano, le madri utilizzano il congedo parentale in misura maggiore o esclusiva in 6 casi su 10, i padri in poco più di 1 caso su 10 , cifra che sale a 6 casi su 10 per gli under 34. Inoltre 1 coppia su 4 rinuncia a utilizzare il congedo parentale. Dopo la nascita dei figli, il 12% delle donne (18% tra le occupate) decide di passare al part-time definitivamente, contro il 7% degli uomini. La quota di donne che dall’arrivo dei figli/e non hanno mai iniziato a lavorare è 3 volte superiore a quella degli uomini (15% contro 5%).

Le motivazioni. Ciò che emerge in generale è una scarsa informazione sulla normativa: solo il 37% dei genitori sa che il congedo di paternità è obbligatorio e 7 genitori su 10 sono a conoscenza del fatto che il congedo di paternità venga retribuito per tutta la sua durata. Un genitore su 5 sa che il congedo di paternità ha una durata di 10 giorni, 1 su 4 che i congedi parentali sono retribuiti al 30%. Il 36% dei padri, inoltre, dichiara di non aver usufruito del congedo perché la madre al momento non lavorava, mentre per le donne lavoratrici la motivazione principale (31%) è che gli uomini non volessero prenderlo (anche 1 uomo su 5 dichiara di non averlo voluto prendere). La prima motivazione (29%) al principale utilizzo del congedo parentale da parte della madre, è che per il padre è troppo complicato assentarsi dal lavoro. Inoltre, visto che il congedo parentale viene retribuito al 30% dello stipendio, l’impiego più “sacrificabile” risulta quello delle donne, che tendenzialmente percepiscono salari più bassi rispetto agli uomini.

Congedi brevi e sottopagati. Il 60- 70% degli intervistati – sia tra le madri sia tra i padri – concordano su due punti: i congedi sono troppo brevi e troppo poco retribuiti. Il 64% dei padri vorrebbe un congedo di paternità di almeno 2 mesi, il 37% di almeno 4 mesi. In media i genitori pensano che il congedo parentale dovrebbe essere retribuito ad almeno il 45% dello stipendio, contro il 30% attuale. Inoltre, 9 padri su 10 ritengono che un papà che decide di prendere il congedo per occuparsi dei figli/e vada difeso e supportato, giudicano all’avanguardia un’azienda che decide di pagare parte di congedo di paternità ai padri e ritengono fortunati i papà che possono permettersi di prendere il congedo per occuparsi dei figli/e.

I nostri sistemi economici si basano ancora su un modello di carriera stereotipato e maschile – commenta Marco Chiesara, Presidente di WeWorld – Così, in Italia, dopo la maternità le donne si scontrano con difficoltà maggiori nel rientro al lavoro, salari ridotti e minori possibilità di carriera rispetto ai colleghi uomini. Una revisione della normativa sui congedi è quindi necessaria, come elemento di una più ampia azione culturale e politica, per garantire una società più equa per tutti e tutte. È una questione di giustizia sociale, urgente e fondamentale”.

Il Festival WeWorld. La presentazione della ricerca apre la 12esima edizione del WeWorld Fetival, dal 20 al 22 maggio al BASE Milano. L’evento si concentra sulla condizione delle donne in Italia e nel mondo ed è organizzato da WeWorld, organizzazione italiana indipendente impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 25 Paesi. Il Festival si aprirà venerdì 20 maggio con l’inaugurazione della mostra “Così Lontane, Così Vicine,” alla presenza del Sindaco di Milano, Beppe Sala. Tre giorni di talk, musica, performance, mostre e una selezione di otto film nazionali e internazionali, per parlare della condizione femminile. Tema centrale quest’anno le “Barriere di genere: fisiche, culturali, sociali e psicologiche”: quelle visibili ed evidenti e quelle più difficili da vedere, ma che molte persone vivono ancora tutti i giorni nella loro vita famigliare, sociale, professionale.

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