Sono 13 le donne uccise nel 2021, dall’11 gennaio al 22 febbraio, 10 i femminicidi, ovvero quegli omicidi che hanno come movente la discriminazione di genere. Le vittime sono Deborah Saltori, Rossella Placati, Clara Ceccarelli, Lidia Peschechera, Luljeta Heshta, Piera Napoli, Sonia Di Maggio, Teodora Casasanta, Roberta Siragusa, Victoria Osagie e poi Tiziana Gentile, Ilenia Fabbri e la piccola Sharon Barni, 18 mesi. Arrivano da tutta Italia, da Trento a Venezia, da Ferrara a Palermo. Hanno tra i 17 e i 69 anni, sono state uccise da un uomo, dal marito o compagno, dall’ex. Hanno 16 figli (ricostruzione dalla cronaca, ndr), ma gli orfani sono 15 perché il piccolo Ludovico – 5 anni – è stato ucciso insieme alla sua mamma.
Gli appelli, da Papa Francesco a Sanremo. E gli uomini scendono in piazza
“Non possiamo guardare dall’altra parte, le vittime di violenza devono essere protette dalla società“, la preghiera di Papa Francesco, mentre in tutta Italia partono i cortei e le scarpe rosse arrivano sul palco del Festival di Sanremo: “Denunciate al primo schiaffo“, l’appello di Loredana Bertè. Anche gli uomini si muovono: da Biella a Milano, Genova, Albenga, da Trento a Torino, Roma, Potenza sfilano silenziosi con mascherine, scarpe, pettorine rosse, fiocchi rosa e sedie vuote. “Il ruolo degli uomini è decisivo, sono gli uomini che fanno violenza, sono loro che si devono mettere in discussione. La violenza non è qualcosa di estraneo ma frutto di una cultura. Mettere in discussione modelli e ruoli stereotipati può essere un’opportunità anche per l’uomo”, racconta Stefano Ciccone di Maschile Plurale. “Qualcosa si sta muovendo ma ancora il femminicidio viene inteso come un caso personale, patologico. Perché gli uomini tacciono, perché c’è questi silenzio? La cultura maschile non ci aiuta”, si chiede Lea Melandri, 80 anni oggi 4 marzo, scrittrice e teorica del femminismo.
Per evitare la violenza e i femminicidi, l’unica arma è prevenire.
Il direttore centrale anticrimine Messina: “Serve maggiore prevenzione“
“Il campo su cui giochiamo la partita è la prevenzione”, è il messaggio del direttore centrale anticrimine della polizia di Stato, Francesco Messina. “C’è una permanenza della gravità del fenomeno, del numero alto di femminicidi. Su certe situazioni dobbiamo fare il possibile oltre la collaborazione della vittima che spesso non è portata alla denuncia. Il numero scuro è altissimo, per l’emersione dobbiamo essere in grado di anticipare la soglia della prevenzione”, ci spiega il prefetto. Per questo motivo, sulla base degli episodi che si sono verificati nell’ultimo periodo, Messina ha inviato una circolare a tutti i questori d’Italia. “Punti principali – racconta il prefetto – evitare il ricorso alla composizione dei privati dissidi, ovvero non bisogna far fare la pace a tutti i costi e puntare sul fatto che spesso le vittime non hanno la lucidità di capire di essere in una fase di pericolo. Il ciclo della violenza inizia con il tentativo della vittima di controllare la situazione, anche se non è in grado di farlo. Serve qualcuno in grado di cogliere immediatamente questi segnali, a prescindere dalla collaborazione della donna”.
“Stiamo cercando di lavorare sulla sensibilità e la preparazione dell’operatore che deve entrare in empatia con la vittima, ma non compatirla, per capire fino a che punto può collaborare. Se non può, dobbiamo cogliere con lucidità e freddezza gli elementi che ci possono portare a svelare una situazione gravissima e attivare meccanismi che salvano la vita”. Specifica cura dovrà essere rivolta alla presenza di minori in contesti di violenza domestica, si legge nella circolare, in cui si invitano a collaborare questori, dirigenti, anticrimine, squadre mobili, amministrazione penitenziaria. L’obiettivo, spiega il documento, è prevenire il verificarsi di situazioni di possibile pericolo che la stessa vittima potrebbe sottovalutare, ad esempio le cosiddette liti in ambito familiare. “Stiamo investendo moltissimo sulle attività di lavoro in orizzontale, bisogna lavorare in rete tutti dalla stessa parte. Serve una maggiore attenzione degli uffici competenti: il controllo del territorio con le attività di primo intervento e le divisioni anticrimine con le attività di approfondimento”, continua il direttore anticrimine. “A livello normativo si può fare qualcosa in più, anticipare l’intervento sui reati spia per attivarci e procedere con misure preventive. L’ammonimento, ad esempio, è previsto nel caso di reati spia come percosse o lesioni, altrimenti è difficile. Potremmo agire anticipando la soglia ad altri reati come minacce gravi, danneggiamento e così via. L’ammonimento è importante, spesso interveniamo quando le cose non sono più recuperabili”.
Nei mesi della pandemia e del lockdown i maltrattamenti sono aumentati a causa della convivenza forzata con il maltrattante. “Anche se la vittima non può aiutarci, dobbiamo conoscere le situazioni attraverso le associazioni, i vicini di casa, la nostra sensibilità: alla base del femminicidio al 99% c’è un pregresso, il raptus non esiste, c’è un comportamento che si è perfezionato. Se il legislatore ci mette nella condizione di andare oltre alla semplice denuncia, noi dobbiamo perfezionare il nostro livello di professionalità”, conclude il prefetto.