Tre anni fa, il 16 febbraio 2018, entrava in vigore in Italia la legge a favore degli orfani di femminicidio. Una legge – unicum nel panorama europeo – che ha introdotto per la prima volta tutele per i bambini e i ragazzi rimasti soli dopo l’uccisione della madre da parte del padre. Punti essenziali: l’accesso al gratuito patrocinio, l’assistenza medico-psicologica, la sospensione per l’omicida della pensione di reversibilità e del diritto all’eredità, la possibilità per l’orfano di modificare il cognome.
Sul fronte economico, prevista l’assegnazione alle famiglie affidatarie di 300 euro al mese per ogni minore, borse di studio, orientamento e avviamento al lavoro, sgravi fiscali per chi assume, rimborso delle spese mediche e sostegno psicologico. Tutte misure, pari a 14,5 milioni per il 2020 e 12 milioni annui dal 2021 al 2024, entrate in vigore con il regolamento del 16 luglio 2020. “Nonostante i ritardi e le criticità, l’Italia con la legge 4 dell’11 gennaio 2018 ha segnato il passo, in Europa non esistono leggi simili. Tanti paesi stanno pensando di fare qualcosa e l’Italia è un modello”, ci spiega Marcella Pirrone, presidente di Wave, Women Against Violence Europe, la Rete europea dei centri antiviolenza, presente in 46 paesi europei. “In America Latina, in particolare in Argentina Perù Uruguay, dove il numero dei femminicidi è elevato, esistono leggi a favore degli orfani, ma la legge italiana è quella più completa”, sottolinea Pirrone.
“La legge 4 a favore degli orfani di crimini domestici è perfettibile ma funziona, negli ultimi anni sono stati fatti miglioramenti enormi: in tre anni siamo arrivati ad accendere un faro, a normare il tema degli orfani e delle loro famiglie, a iniziare l’erogazione dei fondi. Senza considerare il lavoro fatto per ampliare gli importi delle somme dovute a titolo di indennizzo. Si sta facendo molto”, ci racconta Patrizia Schiarizza, presidente dell’associazione Il Giardino Segreto, che da anni si occupa degli orfani e delle loro famiglie. “Manca la messa a sistema di un qualcosa che è scritto e può funzionare, bisogna lavorare per diffondere la conoscenza della legge e lavorare su formazione e competenza di chi sarà chiamato a intervenire”, continua Schiarizza, aggiungendo che “per la prima volta in Italia l’associazione no profit Con i bambini ha messo a disposizione 10 milioni di euro per realizzare i progetti a favore degli orfani di femminicidio”.
“L’Italia è stata un modello non solo nella tutela degli orfani ma anche nella rilevazione specifica dei femminicidi in quanti tali, evidenziando la relazione tra la donna uccisa e il suo assassino, compagno o ex”, spiega la presidente Wave. “Fino a 15 anni fa nessun paese lo aveva fatto, l’Italia con la Casa delle donne di Bologna è stata un precursore. Ora in Europa c’è la stessa attenzione. Il femminicidio è riconosciuto come fenomeno che deve essere degno di un’attenzione specifica a livello statistico e di rilevazione dei dati criminali, prima non era così. Gli orfani, invece, non hanno ancora la giusta attenzione”, continua l’avvocata dell’associazione Dire – Donne in rete contro la violenza. Il problema degli orfani, che spesso ci raccontano di essere lasciati soli, è lo stesso delle donne vittime di violenza e riguarda l’applicazione delle leggi. “Le leggi ci sono e sono chiare, bisogna fare battaglie per poterla applicare, bisogna creare la cultura”, conclude Pirrone.