Sei Nazioni, rinviato il torneo femminile di rugby. Le giocatrici lavorano, impossibile “la bolla”

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Il Covid-19 si abbatte sul Sei Nazioni 2021. Dopo aver provocato la sospensione nel 2020 del torneo di rugby europeo tra le nazionali di Italia, Francia, Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda, la pandemia colpisce anche l’edizione di quest’anno. In particolare, il Sei Nazioni femminile 2021 non si disputerà nella tradizionale finestra invernale (tra febbraio e marzo) ma sarà riprogrammato più avanti. Si ipotizza di spostarlo in primavera o a inizio estate.

L’annuncio ufficiale è arrivato il 13 gennaio, insieme al rinvio a data da destinarsi del Sei Nazioni Under20. Risulta al momento confermato, invece, il torneo maschile, che partirà il 6 febbraio prossimo con l’incontro tra Italia e Francia per poi continuare nel corso di altri quattro fine settimana (il 20 marzo è prevista la quinta e ultima giornata).

Il rinvio della versione femminile del torneo di rugby più antico del mondo è stato deciso alla luce della crisi sanitaria mondiale provocata dal Covid-19. Secondo gli organizzatori, risulta difficile garantire la sicurezza delle giocatrici e degli staff tecnici in queste condizioni, in Paesi tutti alle prese con l’emergenza. Uno dei motivi principali per cui Six Nation Rugby Limited ha deciso di posticipare il Sei Nazioni femminile, confermando invece quello maschile, sta nel fatto che le donne non sono professioniste e non possono vivere in ritiro o chiudersi in una “bolla” come i colleghi uomini.

Come indicato dall’organizzazione infatti: «È più difficile realizzare il Sei Nazioni femminile in sicurezza, data la necessità di molte giocatrici di tornare ai propri lavori (tra una partita e l’altra, ndr), molti dei quali sono di prima linea».  Ben Morel, amministratore delegato di Six Nation Rugby Limited, ha confermato l’impegno nel voler sostenere lo sviluppo del rugby a tutti i livelli, in particolare quello femminile, dichiarando che non è stata una decisione presa senza riflettere. Facendo buon viso a cattivo gioco, collocare il torneo in una nuova finestra temporale viene visto anche come una opportunità di poter magari ridisegnare il “format” dell’edizione femminile.

Gli organizzatori sono anche ben consapevoli del fatto che devono tenere conto della Coppa del Mondo di rugby femminile, in calendario tra settembre e ottobre 2021 in Nuova Zelanda. Il Sei Nazioni non potrà andare a sovrapporsi con questo appuntamento e soprattutto bisognerà permettere alle nazionali di Italia, Irlanda e Scozia di giocarsi la possibilità di guadagnarsi un posto al mondiale, dopo che le qualificazioni in programma nei mesi scorsi sono state rinviate sempre a causa della pandemia (le nazionali di Francia, Inghilterra e Galles sono già qualificate).

L’Italia è settima nel ranking mondiale e la Coppa del Mondo sarebbe una grande occasione per il movimento della palla ovale. Come il mondiale di calcio femminile lo è stata per la nazionale femminile della palla tonda. Le assonanze tra calcio e rugby non si fermano qui, fuori dal campo. In entrambi gli sport, non c’è professionismo a livello femminile e da parte degli organismi di “comando” ci sono state disparità di trattamento di fronte al Covid-19 su come gestire le competizioni sportive. Per esempio, lo scorso inverno il Sei Nazioni è stato sospeso in tutte le sue varianti ma solo quello maschile è stato posticipato all’autunno, mentre quello femminile è stato chiuso senza disputare le partite mancanti. Lo stesso è accaduto per il campionato di calcio femminile di Serie A, sospeso a febbraio e poi dichiarato chiuso a giugno senza il ritorno in campo, mentre quello maschile – dopo la sospensione – è ripartito anche se a porte chiuse.