Dalla mezzanotte del 15 dicembre i Paesi Bassi sono in lockdown “duro” per 5 settimane. Restano aperti solo i negozi che offrono beni essenziali, come, per esempio, i supermercati e le farmacie. Ma anche i coffeeshop.
Più che a marzo, la linea del governo è severa ed è arrivata, se non completamente inaspettata, abbastanza sorprendentemente per la capillarità delle chiusure e l’immediatezza della sua applicazione. Troppo alti i numeri per non inasprire le limitazioni e cercare di tornare a contenere i contagi, le conseguenti ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva che, seppure ancora per ora controllabili, mostrano già un trend in ascesa preoccupante.
Annunciata la mattina del lunedì, entro le 24 dello stesso giorno tutte le serrande si sono abbassate e resteranno chiuse (almeno) fino al 19 gennaio. Chiusi tutti gli ordini di scuola, dagli asili alle università; chiusi i negozi di abbigliamento e di prodotti da giardino e negozi di mobili. Anche molte professioni da contatto dai parrucchieri ai lavoratori del sesso, riapriranno solo nel 2021. Si potrà andare dal dentista, ma a casa si potranno ricevere al massimo due persone al di fuori dei conviventi. Si potrà andare dal fisioterapista ma non fare sport, se non all’aperto, al massimo in 2 e mantenendo la distanza di 1 metro e mezzo. Restano aperte le drogisterij, un misto tra para-farmacie e vendita di prodotti vari come vestiti e giocattoli, ma questi ultimi non potranno essere venduti non essendo considerati indispensabili. I panettieri e i macellai continueranno a servire i loro clienti. Ma niente librerie, biblioteche, musei, cinema o teatri.
Queste nuove misure si aggiungono alla chiusura a partire da ottobre, dei ristoranti e bar, che possono fare però asporto e consegna a casa, e all’impossibilità di comprare alcolici la sera dopo le 20, nemmeno se acquistati nella spesa fatta online. Di contro però restano aperti gli esercizi che vendono “legalmente” droghe leggere. Senza entrare nei meandri della annosa questione dei coffeeshop olandesi, fino a inizio 2020 mete di orde di turisti che a queste latitudini venivano appositamente in visita, la notizia strappa un sorriso. Soprattutto ripensando a quando, in marzo, all’alba di quello che era stato un lockdown intelligente (con tutti gli studenti in home schooling ma con i negozi aperti), il governo li aveva chiusi, per poi però fare un passo indietro poche ore dopo e permettere loro quindi di riammettere i clienti per quanto solo per il…take away.
Siamo tutti un po’ più stanchi delle restrizioni, sopraffatti dai numeri che leggiamo e dalla confusione che questi creano. Soffriamo per lo slittamento della possibilità di uscire dai confini del Paese, che per noi emigrati, significa anche tornare a trovare le nostre famiglie (il governo dell’Aja sconsiglia fortemente qualsiasi viaggio all’estero che non sia per stretta necessità e comunque prevede, almeno fino a inizio 2021, una quarantena di 10 giorni al momento del rientro anche a fronte di tampone negativo). Intanto ampliamo il nostro vocabolario con i termini della pandemia e scopriamo che la parola olandese dell’anno per il dizionario Van Dale davvero rappresenta questo momento bizzarro: anderhalvemetersamenleving, cioè la società del metro e mezzo.
Comunque possiamo ancora continuare a passeggiare intorno a casa. E ci capiterà ancora di venire investiti da un odore di bruciato…dolciastro.