La violenza che colpisce le donne due volte

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Quando la violenza diventa “doppia”? Quando la donna, già vittima di violenza, non viene creduta. Quando le sue parole vengono messe in dubbio, la sua vita osservata per individuare un punto di criticità che possa essere usato contro di lei. Questo accade nei tribunali, nel rapporto con le forze dell’ordine, nella costruzione delle relazioni con i servizi sociali. Accade quando l’aver subito violenza diventa una colpa.

E’ questo che si intende con ri-vittimizzazione o vittimizzazione secondaria: “La doppia violenza si verifica quando è messo sotto processo il racconto della donna e non i fatti accaduti”, spiega Manuela Ulivi, presidente della Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano (CADMI). Si verifica “quando è la donna a dover fuggire di casa con i figli, a doversi nascondere, per poi mettere in discussione ciò che ha fatto. Quando si impone ad una donna di trattare o confrontarsi con il violento si esercita doppia violenza. Se la donna ha scelto di allontanarsi da un partner violento dovrebbe avere un percorso facilitato. Questo in Italia non sempre accade, anzi il trattamento istituzionale rivela molte carenze che possono farlo diventare un ostacolo per la donna e non un vero aiuto”.

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, le socie e operatrici di CADMI hanno aperto un confronto con esperte e esperti sul tema della violenza agita dalle istituzioni e hanno pubblicato una guida “La Doppia Violenza“, disponibile online, insieme a incontri, interventi, interviste e approfondimenti sul tema. E proprio al tema della violenza istituzionale CADMI si dedicherà durante tutto il 2021, con l’obiettivo di costruire la “Carta di Milano”, che conterrà principi condivisi per le azioni da fare o da evitare per combattere la ri-vittimizzazione delle donne. Dal 1986 la Casa ha ascoltato circa 30.000 donne, affiancandole nel percorso di uscita dalla violenza.

Sempre a Milano, oltre a una serie di eventi e iniziative online, è stata inaugurata alla Fabbrica del Vapore una nuova panchina rossa, simbolo della lotta alla violenza contro le donne. Su ogni panchina dipinta di rosso è presente il numero di emergenza 1522, servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, attivo 24 ore su 24 a sostegno delle vittime di violenza a cui, secondo i dati Istat, durante il lockdown della scorsa primavera sono arrivati il 73% in più di contatti rispetto allo stesso periodo del 2019.

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  • ezio |

    Molto utile l’idea e la realizzazione delle panchine rosse con il numero d’emergenza 1522 da contattare, che servirà sicuramente per tutte quelle persone che hanno bisogno d’aiuto impellente e/o per un indirizzo di supporto ai problemi famigliari solitamente svolto dai consultori.
    Trovo discutibile definire doppia violenza la non credibilità che la vittima vera o presunta che sia, trovi in tutte le istituzioni citate:
    “Questo accade nei TRIBUNALI, nel rapporto con le FORZE DELL’ORDINE, nella costruzione delle relazioni con i SERVIZI SOCIALI. Accade quando l’aver subito violenza diventa una colpa.”
    E’ evidente che quando nessuno ci crede è perché non abbiamo uno straccetto di prova e non penso a ferite, ematomi o cicatrici visibili e diagnosticate, ma mi riferisco a testimonianze di parenti e famigliari a partire dai figli, alle amicizie più strette ed informate, alle testimonianze di vicini e colleghi/e di lavoro, qualche registrazione vocale, filmati, foto e quant’altro possa indirizzare verso la situazione denunciata.
    A leggere quanto dichiarato sembra ci sia in atto una congiura verso le donne maltrattate, ma se si pensa che basti prelevare i figli ed allontanarsi dalla casa coniugale, senza poter dimostrare neanche un minimo di ragione di pericolosità, si è in torto e non in doppia violenza, ma solo presunzione di colpevolezza, senza ragioni plausibili per giustificare l’azione.
    Un minimo di fiducia ed affidabilità nelle istituzioni preposte è necessaria ed obbligatoria per essere creduti e supportati, anche se molto spesso basta rivolgersi ad un legale per non essere ne sentirsi sole contro tutti.

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