“La forza delle donne”, per capire che amare non è possedere

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Agire sul linguaggio, avere una conoscenza completa e corretta dei dati, puntare su educazione e formazione: sono tre aspetti da cui occorre partire per contrastare alla radice il fenomeno della violenza sulle donne, come emerso nel corso della presentazione a Palazzo Madama del libro ‘La forza delle donne’ (Giulio Perrone editore) della giornalista e scrittrice Adriana Pannitteri, presenti l’autrice, le senatrici Dem Valeria Fedeli e Valeria Valente, e il magistrato Valerio De Gioia.

Attenzione sul linguaggio per “saper spiegare – ha detto Fedeli – cosa è femminicidio” e far capire che “amare non è possedere, impedire la libertà, l’autonomia dell’altro”. Un termine, quello di ‘femminicidio’, che potrebbe “far storcere il naso” a un giurista, osserva a sua volta il magistrato, ma che “in realtà dà l’idea di come la morte della donna sia cagionata dal fatto che la vittima sia tale perché donna” e dunque è “il termine esatto, corretto”.

E sempre in tema di linguaggio, Pannitteri ha riferito che la spinta a scrivere il romanzo è stata quella di raccontare ai giovani la distinzione tra le passioni e l’idea di delitto passionale: “Le passioni dovrebbero rappresentare qualcosa di bello, di pulito e devono avere un valore positivo. ‘Delitto passionale’ sono due parole che cozzano e mi interessava farlo capire ai ragazzi. Capire che ci può essere una modalità di rapporto diversa e non il possesso da cui nascono episodi di violenza”.

la_forza_delle_donne-1Il libro narra, a partire da una storia vera, l’incontro tra una giovane aspirante scrittrice e la madre di una vittima di femminicidio, impegnata nella crescita della nipotina rimasta orfana e nella ricerca di giustizia per la figlia. La presentazione è avvenuta a pochi giorni di distanza dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Valente, presidente della commissione Femminicidio del Senato, ha toccato un altro aspetto cruciale per affrontare il fenomeno, quello della sua conoscenza, preannunciando l’intenzione di “portare in Aula, proprio in occasione del 25 novembre, una legge per rilevare in maniera corretta i dati sulla violenza di genere, con cadenza periodica, puntale e soprattutto in maniera corretta” perché “leggere in maniera corretta i dati è la vera scommessa che abbiamo davanti”.

E, partendo dalla necessità di una ‘sfida culturale’, gli interventi hanno messo in luce il tema della educazione e della formazione. Fedeli ha rimarcato la necessità di puntare, oltre al sostegno economico, anche a “un sostegno dal punto di vista della crescita educativa e psicologica” per chi prende su di sé la cura di un orfano o un’orfana di femminicidio. Così come sulla “formazione e preparazione professionale dei docenti, con la capacità di saper parlare del femminicidio” per dare anche degli “strumenti di accompagno” a questi bambini e bambine. Un aspetto, ha rimarcato Valente sottolineando la persistenza di “stereotipi e pregiudizi”, che deve riguardare anche le Università che formano insegnati, operatori, giornalisti. Così come un ruolo possono averlo “i centri anti-violenza che non devono più essere solo centri che accolgono donne e le proteggono ma dovrebbero essere tenuti in maggiore considerazione nel formare anche gli operatori”. Pannitteri ha annunciato che “una parte del ricavato delle vendite andrà alla costruzione della ‘Casa di Giordi’ che vuole essere una casa-rifugio per accogliere giovani che vogliono uscire dal circuito della violenza prima che qualcosa di terribile accada, con la volontà di costruire qualcosa di pratico, concreto che dia il segno dell’impegno di Vera, la nonna-mamma che si è assunta la grande responsabilità di accudire e crescere la sua nipotina”.

De Gioia ha invitato inoltre a mantenere alta l’attenzione su fattispecie apparentemente minori come gli atti persecutori ma che possono diventare ‘spia’ di reati più gravi come appunto il femminicidio ed ha sottolineato il ruolo che può avere l’informazione nell’accrescere la fiducia nel ricorso alla denuncia da parte delle vittime di violenza.