“Il fatto è che oggi, purtroppo, si etichettano facilmente culture e religioni scordandosi troppo spesso che queste camminano innanzitutto sulle gambe degli uomini e sono loro a renderle vive. Quando si parla di dialogo difficile o addirittura impossibile, bisogna tenere bene a mente che anche secoli fa c’erano i fanatici – magari dalla parte che uno non si immaginerebbe oggi – ma che nel nostro Mediterraneo spiccavano esempi fulgenti di pace e amicizia”.
Bisogna partire dalla fine, dalle ultime parole della postfazione, per capire cosa rende “Federico. L’avventura di un re” un libro speciale per ragazze e ragazzi. Occorre leggere cosa ha mosso l’autore, Marzio Bartoloni, giornalista del Sole 24 Ore, per scoprire perché questo libro pubblicato dalle Edizioni San Paolo su Federico II di Svevia è un racconto affascinante per grandi e piccini. Non è soltanto l’ovvia passione di Bartoloni per la figura controversa di questo imperatore che ha segnato la storia d’Italia. È qualcosa di più, il rintracciare nella sua vita e nelle sue avventure un insegnamento attualissimo: una sorta di educazione alla complessità contro la spinta semplificatoria e banalizzante che sembra avanzare come un’idrovora.
Federico è soltanto un “fanciullo ribelle che si aggirava tra i vicoli di Palermo” quando la storia comincia. Un dodicenne rimasto orfano della madre Costanza e del padre Enrico ad appena quattro anni, ma cresciuto nella Sicilia forgiata a colpi di tolleranza e meraviglia dal nonno Ruggero d’Altavilla, il re normanno che amava circondarsi di saggi e studiosi arabi, “il popolo sconfitto che col tempo aveva imparato ad amare e rispettare”. Un’eredità che Federico coltiva quasi naturalmente, scorrazzando con l’amico Mounsif nella Kalsa, il vecchio quartiere dei mussulmani vicino al mare e difendendosi con l’arguzia dai suoi tanti nemici, manovrati dal vescovo Gualtiero di Palearia ansioso di impadronirsi del regno e di porre la parola fine al “tempo dei minareti e delle moschee costruiti accanto al campanile delle chiese”.
Da qui si dipana la trama, al cardiopalma: agguati, inseguimenti, aiutanti (il giovane amico Mounsif, sua cugina Fatima, il cavaliere Ermanno), templari senza scrupoli, travestimenti e una vera caccia al tesoro misterioso custodito nell’Isola del Vento, Bent el Rhia, Pantelleria. Ma la reale coprotagonista è Palermo, con i suoi labirinti di strade, i profumi delle spezie, i sacchi dei mercanti, il sole abbacinante. E poi la Magione, il castello di Maredolce, la Torre pisana del palazzo reale, la moschea, la darsena con le sue basse case di legno. E l’acqua dei canali, del lago artificiale di Maredolce e del mare, con i pescatori e le flotte.
Federico scappa da chi vuole ucciderlo, escogita piani, attraversa antichi acquedotti, costruisce dighe. Attraverso le tribolazioni del re, senza alcuna retorica e senza mai cadere nel tranello della didascalia, Bartoloni trasmette il valore della curiosità e della sapienza ma anche il significato più profondo dell’amicizia e della fratellanza: quando i colori della pelle e la fede che si professa (e ogni altra appartenenza) non diventano muri si produce ricchezza per l’intera comunità. Quando le differenze convivono pacificamente si crea autentica bellezza. È un grande regalo riuscire a mostrarlo oggi, nelle pieghe della Storia, alle nostre bambine e ai nostri bambini.
“Federico. L’avventura di un re”
Marzio Bartoloni
Edizioni San Paolo, 2020
Pagine 218
15 euro