“Parole avanti”, manuale per una rivoluzione femminista del terzo millennio

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Non è solo una questione di vocali. Nonostante la discussione anche recente sull’utilizzo del simbolo  ə chiamato schwa e usato posto della desinenza maschile per definire un gruppo misto di persone. Ma di cambiamento che inizia declinando le parole al femminile ma che vuole andare oltre. Accendendo quella che viene definita la “rivoluzione femminista del terzo millennio”.
Viaggio più che nella parità, alla ricerca del rispetto. L’obiettivo è quello di demolire la gabbia mentale e non solo che imprigiona le donne, la discriminazione e la violenza fisica ma anche psicologica o economica con cui molto spesso devono fare i conti.
Claudia Sarritzu, giornalista cagliaritana, questo scenario cerca di cambiarlo con il suo “Parole Avanti” saggio di  220 pagine edito da Palabanda (casa editrice fondata e gestita da donne). Lavoro impegnativo, pubblicato nel 2018 e ristampato nel 2020 prima del lockdown, in cui spiega la necessità di un nuovo femminismo che  “oggi ha nuova battaglie da intraprendere con nuovi mezzi”. Perché “dopo che nel corso della storia abbiamo conquistato il voto, i diritti costituzionali, modificato il codice, abbiamo costruito la nostra identità nella nostra società, smettendola di essere percepite solo come madri, mogli, figlie di, ora possiamo lavorare sulla mentalità”. Uno strumento per aiutare a contrastare e fermare la violenza sulle donne anche alla luce dei dati sulle violenze domestiche emersi durante il lockdown.
Partendo da un’analisi sull’utilizzo delle parole nei mezzi di informazione (e in quelli di comunicazione) Claudia affronta poi il delicato capitolo della discriminazione e violenza e quel filo rosso che unisce la donna sarda a quella siriana o il maschilismo che è italiano ma anche brasiliano.
Nato nell’estate del 2018, dopo una serie di incontri “per parlare di narrazione della violenza sulle donne in tre istituti superiori”, più che traguardo diventa punto di partenza per quello che l’autrice definisce “libro vivo”, che nel suo cammino ha vinto il premio di saggistica Giuditta. “In ogni presentazione ho imparato qualcosa di nuovo- aggiunge -. In fondo la strada per la parità la fanno tutti i giorni le donne nella loro banale quotidianità. Ogni volta che ho incontrato lettori e lettrici avrei voluto aggiungere un capitolo”.

E poi la sfida vera, che non si vuole fermare alla declinazione al femminile. “Certo, pensiamo che una A finale sia un vezzo, un capriccio. No, semplicemente cambiando il modo in cui ci raccontiamo possiamo cambiare il mondo in meglio anche per gli uomini”. Un esempio? “Se noi usiamo la parola Sindaca facciamo intendere alle nuove generazioni che è normale che una donna possa diventare sindaca, come lo è se fa l’operaia. L’Accademia della Crusca sta facendo un lavoro importante su questo fronte. Sta spiegando agli italiani che è corretto in italiano usare la parola ministra”.

Anche la dedica che Claudia Sarritzu fa nel libro guarda oltre. “E’ dedicato agli uomini e leggendolo si capisce il perché”. “Il femminismo di oggi ha bisogno di loro perché deve cambiare la mentalità di tutti. Le parole sono il mezzo con cui possiamo cambiare il pensiero”. Parole avanti, appunto.


Claudia Sarritzu. Parole Avanti, il femminismo del 3° millennio. Palabanda edizioni , 2018 – 16 euro.