Valeria Bertaccini verso le olimpiadi con lo skateboard

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“Ho iniziato circa 12 anni fa, ero alle scuole medie e avevo dei compagni di classe che già utilizzavano lo skateboard. Quando c’era qualche festa o qualche incontro fuori dalla scuola, loro lo portavano e io provavo giusto per divertimento. Poi un giorno mio padre è arrivato a casa con un articolo di giornale in cui si diceva che a Torino avevano aperto uno skatepark al coperto, che si chiamava Amante Casella, in cui facevano anche lezioni di skateboarding. Ricordo perfettamente quanto il mio cuore battesse forte e quanto rimasi piacevolmente colpita da quante cose vidi fare con lo skate, da quel momento decisi che toccava a me! Così mia mamma, anche se io non ero molto convinta, insistette per comprarmi uno skateboard, perché preferiva che usassi il mio e non quello dei miei compagni, e poi insieme qualche giorno dopo andammo a informarci sulle lezioni e sul funzionamento dello skatepark. Non sono più scesa dallo skateboard”.

valeria-bertacciniDa quel momento Valeria Bertaccini, classe 1993, ha fatto dello skateboard il suo compagno di viaggio fino all’oro ai campionati italiani nel 2019, all’ottavo posto nel 2018 a Malmo e all 7’ posto nel 2019 a Barcellona. Ora lavora per qualificarsi alle Olimpiadi, dato che a Tokyo 2021 lo skateboard sarà annoverato tra le nuove discipline in cui gareggiare, insieme a baseball, surf, karate e arrampicata.

La promozione della tavola a rotelle a disciplina olimpica ha lentamente modificato la natura di questo sport. Nato negli anni 60 in California come palestra di allenamento per il surf, è presto diventato un momento di aggregazione e di protesta contro i conformismi, spesso associato alla ricerca della libertà assoluta, alla musica rap, ai graffiti o ai murales.

dsc_8804Lo skate in questi ultimi anni ha perso molto di quella che era la filosofia della musica e di libertà. Un tempo era visto come valvola di sfogo e di creatività, era un modo per evadere da quelli che erano gli standard della società. Al giorno d’oggi invece, con l’entrata alle olimpiadi, ha perso molto di tutti quei concetti che un tempo erano radicati nello skate” racconta Valeria ad Alley Oop, aggiungendo: “Oggi per molti giovani skater non è uno stile di vita, non è un modo di esprimersi ma è diventato uno sport a tutti gli effetti, snaturando tutti quelli che sono i concetti di trasgressione, creatività, libertà che gli skater della mia generazione e soprattutto di generazioni precedenti hanno vissuto”.

dsc_2769-copiaLe regole olimpiche hanno quindi portato a una modifica dell’essenza originale dello skateboard. È stato necessario trovare un metodo per riuscire a standardizzare la valutazione delle gare. Una necessità che per Valeria, rischia di penalizzarne l’originalità. “Dal momento che lo skate è molto soggettivo ed è un modo per esprimere se stessi, vedo questa ricerca di standardizzazione come un annientamento dell’aspetto caratteristico dello skateboarding e cioè della personalizzazione che ognuno dà nel fare i propri tricks, ossia le acrobazie. Ogni skater ha un massimo di 2/3 run da 45 secondi l’una. Lo scopo è quello di completare una run facendo più tricks possibili e senza sbagliare (quando sbagli, la run finisce). Vengono valutate singolarmente le run di ogni atleta e alla fine viene creata una classifica dettata dal punteggio migliore che ogni skater ha ottenuto nelle sue tre run. Come è facile immaginare chi fa più punti vince”.

dsc_2840-copiaAnche se le regole rischiano di imbrigliare uno sport in sé creativo e non strutturato, lo skateboard rimane, al di fuori delle Olimpiadi un momento di grandissima aggregazione. Gli skateboard richiamano grandi e piccini, bambini e bambine come Valeria, non esistono limiti di genere o età. Le differenze vengono livellate e allo skatepark l’unica ‘regola’ è giocare con i propri limiti, superare le proprie paure, imparare a cadere e inventarsi un trick. Alla fine della giornata l’uomo appena uscito dall’ufficio e il bambino si danno il 5 e magicamente del tu. Negli skatepark si respirerà sempre la libertà di esprimersi come si vuole.

Spinta dalla mamma e papà a lanciarsi tra le rampe, Valeria si è affacciata e innamorata di questo mondo composto per lo più da maschi, fatto che non ha tuttavia rappresentato nessun problema: non ha mai vissuto momenti di discriminazione. “Quando ho iniziato non era molto diffuso tra le donne ma credo che l’aver sempre skateato con uomini mi abbia permesso di alzare il mio livello. Fortunatamente vedo sempre più ragazze avvicinarsi a questo sport, e questo non può che farmi un immenso piacere”.

valeria_bertaccini_5050_ph-federico_romanello-2Proprio per questo motivo lo skateboard è uno sport che si può consigliare anche alle bambine: imparano la creatività, la libera espressione, a stare insieme alle persone più diverse, a cadere e poi rialzarsi. Gli infortuni possono capitare, ma non devono bloccare la voglia di crescere e imparare. Valeria ricorda uno dei momenti più complessi nella sua carriera sportiva: “una brutta caduta che ho fatto durante un campionato del mondo in Brasile a San Paolo a Settembre 2019. A seguito della caduta mi colpì una brutta pubalgia che mi perseguitò per almeno 3 mesi e che mi costrinse a fermarmi quasi completamente. Ancora oggi faccio esercizi di allungamento dedicati per cercare di non sforzare troppo quella particolare zona del corpo”.

dsc_9103_1Nello skatepark non esiste competizione, ognuno tenta e ritenta le proprie acrobazie, ci vogliono tanta pazienza e determinazione per riuscire a saltare come si vuole, ne deriva una lezione importante per le nuove generazioni: la resilienza. “Nello skate bisogna provare e riprovare, è l’unico modo per riuscire a imparare qualcosa. C’è chi impara più velocemente e chi invece ci mette un po’ di più. Un elemento che fa la differenza è sicuramente l’età: è più facile imparare i tricks quando si è più piccoli perché non si hanno molti blocchi mentali che invece arrivano in età più avanzata. Sarebbe dunque meglio iniziare da piccoli in modo da non avere troppe difficoltà iniziali. Questo non esclude che si possa iniziare a skateare da 20, 30 o 40 anni, ma sicuramente il processo di apprendimento sarà più lungo e richiederà molto più sforzo fisico e mentale”.

Valeria di resilienza ne ha da vendere, visti gli sforzi che sta compiendo per arrivare a Tokyo 2021, con l’obiettivo che i prossimi tricks siano i migliori di sempre.