Calcio, Milano intitola una via al Gruppo femminile calcistico del 1933. Ecco chi erano

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Una via, una piazza o un’area verde di Milano sarà intitolata al “Gfc – gruppo femminile calcistico”, la prima squadra di calcio femminile italiana che è nata proprio nella città.  Il Consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno, presentato a prima firma di Anita Pirovano, capogruppo di Milano Progressista.

Ma perché ricordare il Gfc? Nel 1933, a Milano, su iniziativa di un gruppo di giovani donne, fra cui Luisa, Marta e Rosetta Boccalini, Losanna Strigaro, Ninì Zanetti e Brunilde Amodeo, nasceva la prima squadra italiana di calcio femminile: il Gfc, Gruppo Femminile Calcistico. La squadra riuscì ad ottenere dal Coni un permesso temporaneo al fine di effettuare un “esperimento” di calcio femminile.

Il regime fascista, come spiega l’ordine del giorno, boicottò però l’esperimento delle calciatrici milanesi dopo una breve esistenza e due partite ufficiali. Considerato che nel 2019 la partecipazione italiana ai mondiali di calcio femminile “ha prodotto un’enorme crescita di interesse nell”opinione pubblica” il Consiglio Comunale di Milano invita il sindaco e la giunta a dedicare una via, una piazza o una significativa area verde al Gfc – la prima squadra di calcio femminile italiana nata nella nostra città e in Italia, possibilmente nelle vicinanze dell’Arena Civica, anche al fine di far conoscere e diffondere la memoria di questa esperienza e delle sue protagoniste nel solco di una sempre maggior attenzione e promozione per lo sport in generale e per quello femminile nello specifico.

Gfc – gruppo femminile calcistico

Nel febbraio del 1933 in via Stoppani 12 a Milano prese vita il Gruppo Femminile Calcistico, primo club di calcio femminile organizzato in Italia; le ragazze scendevano nel rettangolo da gioco indossando delle sottane. Un’iniziativa che allora non passò affatto sottotraccia e generò reazioni contrastanti. Sul quotidiano sportivo “Il Littoriale” il 15 febbraio del 1933 si leggeva:

littorialeDonne, donne!
Le donne giocatrici di «foot-ball»? Leggete questa circolare che ci è giunta ieri:

«Alle simpatizzanti del gioco del foot-ball desiderose di costituire un Gruppo Femminile di Calcio: Il giuoco del calcio che appassiona così tanto le folle sportive, non è coltivato sia pure come esercizio ginnastico, dall’elemento femminile. In Francia, in Inghilterra ci sono dei Clubs femminili bene organizzati e si svolge annualmente il campionato femminile come da noi si può svolgere il campionato degli uomini. Perché non tentare anche fra noi qualche cosa? Alcune tifosine prendono l’iniziativa per costituire un «Gruppo di Calciatrici». Tutto sarà proporzionato al sesso, il quale da questo sport dovrà sentirne un vantaggio fisico. Mens sana in corpore sano. Le giovani donne italiane già praticano gli sports dell’atletica leggera, pallacanestro, il nuoto, il pattinaggio, lo sci, la scherma, il tennis ecc. ecc. bene affermandosi. E perché allora non praticare anche il calcio, questo passionale sport che mezzo mondo di cittadini si interessa e fa il tifo per godere una partita e sostenere la squadra del cuore.
Nel concetto delle fondatrici, senza darsi delle arie, s’intende di praticare lo sport del calcio come esercizio fisico. Le adesioni gratuite si ricevono per iscritto, segnando nome, cognome, età, presso la sig.na Losanna Strigaro, Ditta Cardosi, via Stoppani 12, telef. 20.272, Milano. – Alcune proponenti»

Un nostro parere? Che S. Benedetto da Norcia quando disse a’ suoi monaci «Mens sana in corpore sano» non pensava che tempo sarebbe venuto in cui, gentili fanciulle, avrebbero usato il suo motto per giocare al calcio.

Le candidate non si fecero certo scoraggiare e già il 22 febbraio la squadra poteva contare su 30 atlete, come scrissero loro stesse al direttore del Guerin Sportivo: “Noi facciamo sul serio. Abbiamo delle adesioni infuocate d’entusiasmo. Ci sono con noi maestre, sarte, impiegate, modiste, studentesse e tutte sono impazienti di cimentarsi. Gli uomini ci discutono con meraviglia e curiosità, ma non c’è niente da meravigliarsi perché ormai lo sport ha conquistato anche la donna“. Per non scontentare le due squadre milanesi, le fondatrici decisero di vestire la maglia della Juventus.

iltifone_19330228_07Eppure le bordate a mezzo stampa non mancavano. Il Guerin Meschino ironizzava sull’abbigliamento, sulle mutande e i parastinchi che avrebbero usato, concludendo: “Il commercio offre già tutto l’occorrente per una calciatrice: maglietta, parastinchi, scarpine, crayon e cipria intonati ai colori sociali, e un minuscolo specchietto con piumino che può essere usato senza che il tifoso si accorga (…) Tanto più che esse non chiedono di meglio che concedere la propria (mano, ndr) alla prima richiesta conveniente di uno sportivo“. E Il Littoriale rincarava: “Contrari noi? Solo diciamo che la donna è nata per non giocare al calcio”. E lo Schermo sportivo cercava di dimostrare quanto donne e calcio fossero in contrasto per natura: “Noi non concepiamo il calcio femminile perché ci sembra antisport. La donna non può essere una seria calciatrice, perché gli sforzi del calcio, e le conseguenze di pallonate in alcune parti del corpo, o di calci ecc., ecc., possono riuscire deleteri al loro fisico – come non lo sono per l’uomo, conformato diversamente – e compromettere in modo irreparabile la funzione di maternità, per la quale sono state create”.

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“Le partecipanti al campionato di calcio fra signorine a Milano eseguiscono esercizi fisici prima di iniziare la gara” Excelsior, 11 ottobre 1933

L’esempio milanese, venne seguito da altre appassionate di calcio a Roma, Alessandria e Torino. Anche nel Mezzogiorno ci furono partite di calcio femminile. Tutto nel giro di nove mesi. Dopo l’entusiasmo dato dall’uscita della notizia sul Calcio Illustrato che pubblicò una pagina intera con le foto delle ragazze milanesi, in diverse città sorsero altre squadre di ragazze. Il Coni, per evitare che il “fenomeno” prendesse piede, impedì alle donne la possibilità di giocare non solo dei tornei ma soprattutto le singole gare, dirottando le calciatrici in vari sport atletici.

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Fonte: Per la ricca e interessante raccolta di articoli di quel periodo si deve ringraziare Marco Giani dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, a cui si devono anche articoli sul calcio femminile di oggi. Il materiale è raccolto in Corpus sul Calcio Femminile in Italia (1933) su accademia.edu.