Un intero reparto della Marina Militare che celebra il giuramento ballando sulle note di Jerusalema, tormentone dell’estate 2020: basta un attimo perché si gridi allo scandalo e parta un procedimento disciplinare a carico dell’ufficiale che ha guidato nella danza gli allievi della Mariscuola di Taranto. La Tenente di Vascello è a rischio di una “consegna di rigore”: la più grave delle sanzioni di corpo, riservata a comportamenti di massimo allarme e discredito. Perché? Nel verbale di contestazione si legge che l’ufficiale è accusata di “un comportamento non consono e lesivo dell’immagine sua e della Forza Armata“. Il documento del 6 agosto scorso imputa alla ufficiale almeno tre colpe gravi:
1) la promozione e partecipazione a un evento deplorevole nei modi e nella forma “violando le consegne assegnate ed impiegando in maniera impropria le armi assegnate al proprio reparto”;
2) l’uso improprio delle armi e lo scarso valore attribuito al loro impiego “certificano un comportamento assolutamente non consono ai doveri e ai valori rappresentati dalla figura di Ufficiale”.
3) Il pessimo esempio fornito ai giovani militari che avevano appena giurato fedeltà alla Repubblica. “Comportamento altamente lesivo per l’immagine della forza armata e dell’Istituto, poiché recante un messaggio di grave superficialità comportamentale e di assoluta noncuranza dei valori fondanti della Marina militare“.
Non mancano dalle forze politiche e militari reazioni di violenta indignazione per l’onore ferito della Marina: l’oltraggio deve essere subito punito e l’immagine ristabilita, l’offesa è così alta da meritare toni come quello del tweet del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, membro della Commissione Difesa del Senato, che definisce la Tenente di Vascello “questa tizia”: “Ho visto solo ora il patetico balletto dei marinai. La Marina Militare è carica di gloria e di storia. Scarichi questa tizia e chi l’ha seguita“.
Il video merita di essere guardato perché mostra invece un momento di gioia e di coraggio. Un momento in cui la rottura delle regole non le mette in pericolo ma le rinnova, rifacendosi a tradizioni molto antiche.
Ballo e guerra, infatti, stanno insieme da millenni, come ci mostra la squadra di rugby neozelandese quando fa la sua Haka a inizio partita; anche l’Enciclopedia Britannica ci ricorda che
“Possiamo vedere le moderne marce militari come discendenti delle danze di guerra e caccia tribali che sono appartenute a così tante culture. Le danze di guerra, spesso utilizzando le armi e movimenti di lotta, sono state usate attraverso la storia per istruire i soldati e prepararli emotivamente e spiritualmente alle battaglie”.
Forse per questo, in un esercito che ha sicuramente più dimestichezza del nostro con guerre e tensioni costanti, quello israeliano, è considerato normale che vi siano soldati cantanti e soldati ballerini, e non di rado il ballo è il modo in cui le truppe scaricano la tensione durante le pause tra i combattimenti
Non hanno poi ricevuto nessuna sanzione disciplinare i marines americani che, durante una missione di allenamento congiunto con le loro controparti sudcoreane, hanno trasformato una sessione di lavoro in una “danza epica” (come l’hanno chiamata loro stessi): alternando la musica rap americana all’esibizione dei colleghi orientali nel più puro Gangnam Style.
Ma in Italia esistono le regole, e la Marina Militare ha tradizione e onore da proteggere… da cosa?
Dalla trasformazione delle regole stesse, davanti a un mondo che cambia? Dalla flessibilità che consentirebbe anche a certe istituzioni – fragili proprio perché intente a sopravvivere fuori dal tempo – di ridiventare vive, di ricominciare a trasformarsi col mondo?
Forse è un caso che l’innovazione questa volta sia venuta da una “tizia” (cit. on. Gasparri) che oltre a essere donna è anche madre di un bambino piccolo (informazione ritenuta di sufficiente rilievo da comparire su alcuni quotidiani), oppure davvero l’ingresso delle donne in questi santuari del potere e della tradizione è la migliore opportunità che questi abbiano di aggiornarsi al presente e di ricominciare a muoversi nel tempo?
Le regole, infatti, sono già state tutte scritte. Il mondo però, nel frattempo, è cambiato. I nuovi che arrivano hanno il dovere – e sono forse gli unici ad avere la possibilità – di vedere che il re è nudo e di darsi da fare per rivestirlo con abiti più adatti al presente, e per farlo devono cambiare le regole. Per esempio, ricordando ai vertici della Marina Militare (e ad alcuni politici) che ballare – e giocare – non sono attività “poco serie” ma che, anzi, da sempre sono state tra le carte migliori giocate dalla specie umana per stare insieme, per stare bene e per apprendere.