E’ iniziato come un progetto pilota, una scommessa. Sta procedendo come un successo che fa scuola, come dimostrano gli ultimi dati. Il Protocollo Zeus, nato il 5 aprile dello scorso anno, è stato da poco rinnovato fino a fine 2022 e affronta la piaga della violenza di genere da un punto di vista innovativo: punta a bloccare le recidive degli episodi di violenza sul nascere, quando ancora non sono caduti nella fattispecie del reato penale intervenendo direttamente sul maltrattante fermandolo, sottolineando il disvalore sociale delle sue condotte, rieducandolo e riabilitandolo.
Dietro a questa scommessa ci sono la volontà e la tenacia di Alessandra Simone, a capo della divisione anticrimine della Questura di Milano, che tra le varie competenze ha anche quella dei maltrattamenti in famiglia e minori, che ha ideato il progetto nel 2018. “Perché – ci spiega – per interrompere il ciclo della violenza bisogna evitare l’escalation, le recidive. E’ possibile intervenire prima”.
Dottoressa Simone, ci spiega in cosa consiste il Protocollo Zeus?
Si tratta di un accordo stipulato tra la Questura di Milano e il Cipm, Centro italiano per la promozione della mediazione, un centro specializzato che si occupa anche del recupero dei soggetti maltrattanti, di quei soggetti con radicati problemi nelle relazioni. Per la realizzazione di questo protocollo, abbiamo sfruttato un istituto già esistente che è l’ammonimento del Questore. Si tratta di un istituto di diritto amministrativo previsto dalla legge per violenza domestica e stalking. Noti bene che la normativa italiana è una delle poche a prevederlo.
E quali sono i risultati di questo primo periodo di operatività?
Dall’avvio del Protocollo Zeus, il 5 aprile 2018, al 12 dicembre 2019 la percentuale di soggetti ammoniti che si è presentata al Cipm per intraprendere un percorso è stata dell’80,6%. Di questi 179 soggetti trattati, solo 12 hanno realizzato ulteriori condotte dopo l’ammonimento. Se guardiamo al 2019, aumenta la percentuale (84,87%) e diminuiscono le recidive: dei 119 soggetti, solo 6 hanno realizzato ulteriori condotte dopo l’ammonimento. Questo ci fa dire che sta aumentando l’efficacia del nostro intervento, aumentano i risultati positivi e calano le recidive.
In cosa consiste nel dettaglio l’ammonimento del Questore e perché si sta dimostrando uno strumento efficace nei reati di violenza domestica e stalking?
L’ammonimento è uno strumento importante perché, prima che si arrivi ad ambiti da procedimento penale, a condotte che sono penalmente punibili, è possibile intervenire sul soggetto maltrattante evidenziando il disvalore sociale e penale della condotta. E’ una sorta di “cartellino giallo”, che avverte la persona che quello che sta accadendo è un fatto non accettabile, pericoloso. Il soggetto richiamato deve entrare in un ufficio di polizia, riceve un ammonimento formale e ufficiale.
Il maltrattante dunque riceve una sorta di richiamo “formale”. Qual è il passo successivo?
La persona viene inviata da un’equipe di professionisti specializzati nel trattare le persone con problemi relazionali, violente e maltrattanti. Inizia quindi un percorso che punta a un cambiamento profondo con l’obiettivo finale di un calo delle recidive. Perché la caratteristica dei soggetti che compiono questi atti è proprio la recidiva: se la vittima riesce ad affrancarsi, a liberarsi, a uscire dal tunnel spesso trovano un’altra vittima. Per questo è importante agire anche su di loro.
Nei casi di violenza domestica l’ammonimento, secondo i dati, si è dimostrato particolarmente utile. Come mai?
Perché nei casi di stalking e maltrattamenti l’escalation è la modalità tipica di evoluzione, fino ad arrivare appunto a reati penali e a situazioni irreparabili. Proprio nel 2019 siamo riusciti a fare un maggior numero di ammonimenti per violenza domestica, sono stati 54 (di cui 51 uomini e 3 donne), la violenza domestica ci preoccupa di più perché avviene nell’ambito familiare. Per il reato di stalking gli ammoniti sono stati 47, di cui 35 uomini e 12 donne.
L’ammonimento è uno strumento molto utile anche dal punto di vista delle vittime di violenza domestica, che faticano a denunciare come mostrano i dati.
Per le vittime è uno strumento utilissimo perché molte sono coinvolte sentimentalmente e hanno paura di rovinare i loro partner o ex partner per sempre e quindi non denunciano e restano in situazioni di reale pericolo. L’ammonimento, invece, è un provvedimento amministrativo che nulla ha a che vedere con il penale e che, anzi, può essere di concreto aiuto non solo alla vittima ma anche al maltrattante.