Le atlete italiane potranno diventare sportive professioniste. Se ne parlava da tanto e ora una riforma in questo senso è arrivata grazie all’approvazione in commissione Bilancio del Senato di un emendamento, a prima firma del sen. Tommaso Nannicini (Pd), alla manovra. Nel dettaglio per promuovere il professionismo nello sport femminile introduce un esonero contributivo al 100% per tre anni per le società sportive femminili che stipulano con le altete contratti di lavoro sportivo.
Si è tolto un alibi alle Federazioni, che possono decidere sul professionismo dei loro atleti, in base alla legge 91 del 1981.
Ai fini dell'applicazione della presente legge, sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che esercitano l'attivita' sportiva a titolo oneroso con carattere di continuita' nell'ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle federazioni stesse, con l'osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell'attivita' dilettantistica da quella professionistica.
Finora le stesse federazioni addebitavano la non decisione di passare al professionismo femminile, perché i costi che sarebbero ricaduti sulle squadre sarebbero stati troppo onerosi e avrebbero rischiato di soffocare sul nascere i movimenti femminili. Ora i contributi saranno al 100% a carico dello Stato, cosa che paradossalmente potrebbe facilitare il passaggio a professioniste ad atlete di federazioni che ad oggi non riconoscono il professionismo neanche per gli uomini. In Italia, infatti, sono solo quattro le Federazioni Sportive Nazionali – e più precisamente Calcio, Basket, Golf, Ciclismo – hanno riconosciuto al proprio interno il professionismo, per altro solo per certi livelli (ad esempio nella FIGC solo chi è tesserato per le Leghe di Serie A, B e Pro).
“Siamo molto contenti che l’emendamento sia passato. E ci tengo a ringraziare il senatore Nannicini, il governo e tutte le parlamentari che si sono spese per questa decisione epocale. Ora l’alibi che il professionismo costa troppo non regge più. Gli 11 milioni stanziati sono un tesoretto ampio per le coperture economiche necessarie” commenta Katia Serra, responsabile settore calcio femminile di Assocalciatori, che aggiunge: “Questo è solo un primo step, fondamentale per costruire il professionismo insieme alla FIGC e a tutte le federazioni interessate a dare, finalmente, parità di trattamento alle atlete”.