Clorofillati, ecco perché far crescere i bambini nella natura

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Perché abbiamo così bisogno di natura? E in modo ben più profondo di quanto non immaginiamo?

Semplicemente perché “noi siamo Natura e solo “con lei” possiamo proseguire il nostro cammino su questa splendida Terra.” (p. 9)

È a partire da questa constatazione che Marcella Danon ci conduce attraverso un percorso alla ricerca delle nostre radici profonde nel suo libro Clorofillati. Ritornare alla Natura e rigenerarsi, Feltrinelli, Milano 2019, una guida pratica di ecopsicologia e green mindfulness che sa unire un solido impianto teorico (prevalente nei due capitoli iniziali) a un’impostazione sanamente pragmatica del discorso, mettendo progressivamente a fuoco, con una scrittura piacevole, chiara ma non banale, i benefici che il contatto e l’immersione nella natura determinano sul nostro corpo, sulla nostra mente e su di noi in quanto membri della comunità umana.

Per chi, come il sottoscritto, non avendo un lato green particolarmente sviluppato, può nutrire una diffidenza di primo acchito per questi temi, dirò che cosa questo libro non è: non è un manuale di semplificazione del tipo “molla tutto e vai a vivere in una capanna nei boschi in 20 pratiche lezioni”. Constatando per esempio come la tecnologia in cui siamo costantemente immersi ci crea sovente affanno, se non ansia, perché ci costringe a muoverci al ritmo delle sue possibilità e non seguendo quello organico a noi connaturato, la Danon commenta: “abbiamo fatto un progresso splendido in un quarto di secolo … e mai e poi mai vorremmo o dovremmo tornare indietro.” Aggiungendo: “Ma è proprio se vogliamo andare avanti che… non possiamo abdicare alla tecnologia… ma possiamo assumere nuovamente la padronanza delle nostre vite e del ritmo a cui procedere…”.

Questo libro non è nemmeno un trattato di mindfulness, bensì un’agile ma culturalmente attrezzata guida pratica per aiutarci a scoprire attività, modi di pensare e atteggiamenti capaci di riconnetterci con la Natura: attraverso il nostro sentire, i sentimenti, le emozioni e la memoria inconscia della specie che ci portiamo dentro -quella dell’homo sapiens uscito dalla foresta poche decine di migliaia di anni fa, emergendo tra i suoi fratelli animali -, siamo condotti in un percorso che ci fa riscoprire tutto ciò che è Natura dentro di noi.

Questa vicinanza si è persa nel corso di poche generazioni, inoltre, guardando a un futuro prossimo, le stime dicono che nel 2050 i 2/3 della popolazione mondiale vivranno nelle città: per questo è urgente acquisire consapevolezza di quel che possiamo fare oggi, per rimediare alla “sindrome da deficit di Natura”, un complesso di sintomi sempre più diffuso tra gli adulti e i bambini.

Le argomentazioni della Danon si basano su numerose ricerche mediche e psicologiche, che misurano con parametri oggettivi perché stare in Natura fa bene e starne lontani male. Qualche dato, nella sua nuda eloquenza, è rivelatore: i bambini che crescono nel verde hanno inferiori probabilità di diventare obesi, inoltre, all’aumentare delle attività da loro svolte in natura, corrisponde una diminuzione dei sintomi della sindrome da deficit di attenzione.

I dati in ambito medico sono forse ancora più sorprendenti: i degenti in ospedale che vedono dalla finestra un paesaggio verde o un albero o un giardino guariscono prima e necessitano di meno antidolorifici rispetto a coloro che vedono solo muri o altre costruzioni; in Scozia dal 2018 alcune patologie croniche come ansia, depressione, ipertensione e diabete sono curate dal servizio sanitario senza farmaci, prescrivendo ai pazienti passeggiate nel verde, raccolta di funghi e altre immersioni nella natura; diversi reparti di oncologia, tra cui quello dell’ospedale Niguarda di Milano, creano oasi verdi negli ospedali per aiutare i malati e i loro familiari, con effetti benefici particolarmente evidenti nei confronti dei pazienti bambini, ambito quest’ultimo dove sono sempre più adottate scelte, come quella dell’ospedale pediatrico fiorentino Meyer, di trasferire molte attività ambulatoriali e i day-hospital in un grande “Parco della salute”.

Un terreno imprescindibile sul quale lavorare è naturalmente quello educativo, nel quale Marcella Danon ha una vasta esperienza: psicologa e formatrice, è stata una delle prime ecopsicologhe italiane ed è docente di questa materia all’Università della Valle d’Aosta.

Ma cos’è l’Ecopsicologia? È una disciplina emergente che nasce dall’incontro fra Ecologia e Psicologia e ci “insegna a riconoscere la correlazione tra benessere interiore individuale e la qualità dell’ambiente naturale”, come spiega il sito di Ecopsiché, la scuola di specializzazione fondata dalla Danon nel 2004.

L’autrice si sofferma con ampiezza sulle numerose pratiche, sempre più diffuse, di outdoor education, a partire dagli asili nido all’aperto, proseguendo con la creazione di orti scolastici (pionieristico il network Orti di Pace formato da Pia Pera nel 2006), per arrivare al più ampio tema dell’educazione ambientale, “processo permanente che interessa l’individuo lungo l’intero arco della vita”. (p. 47).

Ma la Natura non è solo imprescindibile per il benessere e la salute del corpo, è altrettanto fondamentale il suo impatto sulla psiche, che possiamo riassumere nell’etichetta di green mindfulness: “uno stato di quieta presenza che permette di ascoltare più in profondità sé stessi e il mondo” (p. 80). Il 4° capitolo ci racconta come la Natura e gli elementi che la compongono possano darci insegnamenti preziosi: imparare ad aprire le finestre della mente, lasciando che il vento scompigli i nostri pensieri con aria fresca, e a far scorrere come acqua le nostre emozioni, perché ciò che ristagna, imputridisce, sono solo due esempi tratti dalla scuola di vita della Natura. Ma la Danon ci racconta come si possa andare oltre: di fronte a un cielo stellato, a un’alba o a un tramonto possiamo vivere più facilmente quel che si chiama “esperienza delle vette”, momenti di commozione profonda nei quali ci sentiamo parte di una più vasta e immensa totalità. Ce ne accadono diversi nel nostro quotidiano, ma quasi sempre si perdono, inghiottiti dal flusso del vivere di tutti i giorni, mente in natura, liberi da incombenze e impegni, abbiamo la possibilità di vivere questi attimi con consapevolezza, facendoli diventare un seme prezioso che può accompagnarci durevolmente. Non si tratta di vago spiritualismo: oggi la psicologia transpersonale studia con approccio scientifico proprio “le esperienze e le facoltà superiori della psiche umana”, parte ineliminabile di quel che noi siamo.

L’ultimo capitolo ci guida poi a scoprire “la magia dell’ordinario”: la Natura non solo è in noi, “le nostre città sono soltanto sottili pellicole di cemento e asfalto” su una terra che è Natura, per cui è molto più facile di quel che crediamo vivere a contatto con essa.

Interessante infine il paragrafo dedicato alle possibilità di lavoro a contatto con la natura: nuove professioni, fino a pochi anni fa impensabili, si stanno diffondendo e sempre più si diffonderanno. In tempi di crisi lavorativa, buono a sapersi!