Renata Rossi, le escursioni della prima guida alpina in Italia

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“Quando nasci e vivi in montagna, qualcosa ti lega. Io ho le radici qui, come un albero”.

Renata Rossi è nata nella Val Bregaglia, a 100 m dalla Svizzera: è la prima guida alpina italiana donna. Chiara Todesco, giornalista e appassionata di montagna, ne ha tratteggiato il ritratto assieme a quello di altre guide alpine donne nel libro “Le signore delle cime”.

renataHo fatto il liceo classico” racconta Renata, “un anno di medicina e tre anni di psicologia a Padova, ma ho sempre sentito il richiamo dalla montagna. Quando mi sono decisa a seguire la mia strada ho inizialmente gestito con un’amica un rifugio in alta montagna, a Pizzo Badile”.

Durante gli anni in rifugio Renata ha accumulato una profonda esperienza nel settore alpinistico. Nel 1977 con il marito Franco Giacomelli ha affrontato un’importante spedizione sull’Himalaya. Tra il 1974 e il 1979, mentre studiava per superare le selezioni come aspirante guida alpina, ha compiuto diverse salite nelle sue valli.
Nel 1981 conquista la qualifica di aspirante guida alpina, e i tre anni successivi sono stati di approfondimento di discipline e arrampicate varie che costituiscono il curriculum di base di una guida alpina.

E nel 1984 è diventata guida alpina: la prima guida alpina donna in Italia.
Tratteggiato così in poche parole, sembrerebbe che il percorso professionale di Renata sia stato semplice, in verità è stato lastricato di fatiche e sofferenza, come una salita in montagna. Studiare negli anni 80 in mezzo a uno staff di istruttori uomini non è infatti stato facile. Come racconta Renata ad Alleyoop: “L’aria era pregna di pregiudizi. Per fortuna il nostro corso era gestito da Luigi Mario, monaco buddista zen, che non ha discriminato e ha fatto sì che noi donne fossimo misurate per i nostri risultati”. L’apporto di Renata in quanto guida alpina donna, in un mondo prettamente maschile, è quello di chi sostiene che una donna può aggiungere a questo lavoro delle caratteristiche importanti : “Quella sensibilità, quell’approccio più umano nel trasmettere le emozioni che l’ambiente montano può regalare”.

Attualmente in Italia le guide alpine sono 1500 uomini e 25 donne circa, di cui solo alcune riescono a farne il proprio lavoro a tempo pieno. In Val Chiavenna, Renata, il marito e qualche collega hanno costituito il primo gruppo di guide alpine della valle. Le giornate trascorrono in mezzo alle montagne che ama, tra le attività più disparate: dallo sci alpinismo e le cascate di ghiaccio in inverno, al canyoning e all’escursionismo d’estate, senza dimenticare i corsi di formazione sulle valanghe e sull’autosoccorso.
Non ci si può improvvisare guida alpina, come spiega Renata ad Alleyoop : “Bisogna essere sempre allenati fisicamente e aggiornati sulle nuove tecniche e regole per ogni disciplina. La conoscenza delle tecniche più all’avanguardia garantisce il tuo livello di professionalità”. Le doti mentali sono una caratteristica fondamentale, è necessario essere sempre padroni della situazione: “Le persone sono sempre imprevedibili, capita di tutto, soprattutto nel canyoning, dove non sono legate e spesso pensano di poter far tutto da soli”.

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Nel raccontare il suo lavoro trasmette una vera passione a chi l’ascolta. “Il mondo delle guide alpine dal 1984 è cambiato molto, troppo, sta diventando un vero e proprio business. Si sta perdendo di vista il vero senso della guida alpina, ora sembra un ruolo più commerciale. Quante più escursioni al giorno si riescono a organizzare meglio è. Forse sono un po’ romantica, ma a me piace dedicare alle persone il giusto tempo, per poter trasmettere quella grande passione che mi ha tenuto legata a questi posti”.
Una passione che Renata Rossi racchiude in una citazione di Paolo Cognetti, premio Strega autore de ‘Le otto montagne’: «Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa»