In Polonia abitano 38 milioni di persone, in Italia 62 milioni: poco meno del doppio. Eppure sapete quanti fondi Ue dedica la Polonia alla promozione della parità di genere? 441,9 milioni di euro. Contro i 255,5 dell’Italia. I dati si riferiscono al periodo di programmazione 2014-2020 attualmente in corso e sono stati raccolti dall’Istituto per la ricerca sociale di Milano, che ha cercato di quantificare la “dimensione di genere” all’interno della politica di coesione della Ue. Quanto, dei fondi strutturali messi a disposizione dei Paesi membri da parte dell’Unione europea, vengono dedicati al tema della parità di genere e alla promozione dell’occupazione femminile?
In Italia, quindi, per colmare il gender gap si spendono meno fondi Ue che in Polonia. Un Paese giovane certo, che entrato nell’Unione solo con l’ultima tranche di ingressi e che probabilmente ha più strada da recuperare dell’Italia. Però, non più di tanto: a Varsavia il Pil procapite è già di 26.700 euro all’anno, contro i 34.300 euro del nostro Paese. Non un gap abissale, in fondo in Germania il Pil procapite è di 45.800 euro all’anno: c’è più distanza fra Roma e Berlino che tra l’Italia e la Polonia.
Se invece guardiamo alla percentuale di risorse per la parità di genere rispetto al totale delle allocazioni del Fondo sociale europeo (Fse), l’Italia è ancora più indietro, con solo il 2,5% delle dotazioni devolute alla lotta contro il gender gap. Al primo posto questa volta c’è la Repubblica ceca con il 7,9%, ma la Polonia è pur sempre quarta con il 3,4%.
Eppure, il potenziale ci sarebbe tutto: secondo Manuela Samek Lodovici, coordinatrice dello studio, in media il 55% dei fondi Ue – tra Fse, Fesr e Fondo di coesione, si parla di qualcosa come195,430 miliardi di euro nel settennio – potrebbe essere speso direttamente o indirettamente per la parità di genere. Si tratta di più della metà dei fondi messi a disposizione da Bruxelles. Tutto sta nel saperli incanalare nel modo migliore. Come? Seguendo l’esempio della Campania, per esempio, che in controtendenza con le performance italiane pare sia stata citata nello studio come uno dei migliori esempi di “carica “innovativa” nella fase di ideazione e di messa in pratica dei programmi.