La storia di Gaia Salvadore: i robot sono un “gioco da ragazze”

gaia-salvadore_comau4

Non abbiate paura di fare scelte impopolari: ciascuno di noi è diverso ed è importante capire chi siamo per comprendere i nostri punti di forza e ciò che li può fare emergere. Se questo significa prendere decisioni che possono sembrare strane o che non fa nessuno è giusto andare per la propria strada senza paura“. A parlare è Gaia Salvadore, 29 anni, product manager dell’area Robotics di Comau, ex “cervello in fuga” e oggi mamma acquisita dell’esoscheletro Mate. “Non era convenzionale – dice – partire per gli Stati Uniti dopo la laurea triennale a 22 anni, e ancora meno tornare in Italia a 27 ma a posteriori è risultato essere la scelta vincente“.

Originaria della provincia di Varese, dopo la laurea triennale al Politecnico di Milano in ingegneria biomedica Salvadore sceglie di concludere gli studi all’estero. Parte alla volta degli Stati Uniti e lì si laurea alla New York University in ingegneria genetica con specializzazione industriale. La manager fa parte di quel 4% di ragazze che al momento dell’ammissione all’università ha visto nelle discipline stem – acronimo di science, technology, engineering, mathematics – la sua carriera. La stima è stata riportata dalla vice presidente della Camera dei Deputati Mara Carfagna in occasione dell’incontro “Cyber parità. Opportunità per le donne nel cyber e nelle professioni ad alto contenuto tecnologico”. “Scienze e matematica mi sono sempre piaciute, fin dai tempi delle scuole primarie. Poi dopo il liceo scientifico ho scelto di studiare al Politecnico perché mi affascinavano materie come la sfera dei biomateriali e la struttura dei tessuti“, ricorda.

In America la giovane affronta nuove sfide e vive in prima persona le differenze tra i due sistemi scolastici: “A New York il corso di studi era molto pratico ed eravamo coinvolti in diversi lavori di gruppo. Rispetto all’Italia la mentalità universitaria è più competitiva ma eravamo anche più indipendenti. Se dai nostri progetti di studenti nascevano spunti di business si poteva andare avanti a svilupparli arrivando anche a brevettare alcune tecnologie“. Conclusi gli studi, Salvadore inizia a lavorare presso l’ospedale ortopedico London Medical Center ma nel 2017 sceglie di tornare in Italia per vedere in azione l’applicazione delle protesi nell’industria. Così entra in Comau, società del gruppo Fca, attiva da 45 anni nella fornitura di prodotti e sistemi avanzati per l’automazione industriale con 32 sedi, 14 stabilimenti di produzione e cinque centri di innovazione in 14 Paesi.

untitledL’approdo in Italia non è stato un ritorno al punto di partenza ma l’occasione per cogliere nuove opportunità. Salvadore viene scelta infatti per un programma interno all’azienda della durata di due anni, il master in Manufacturing 4.0, di cui racconta: “siamo stati selezionati in circa una ventina, tutti candidati con background e specializzazione diversi. Il primo anno il lavoro era affiancato da lezioni tenute da professori del Politecnico di Torino e da manager dell’azienda. Il secondo invece è stato di lavoro a tempo pieno. Il programma ha permesso di introdurci nelle dinamiche aziendali, vedere le sfaccettature delle diverse business unit e poi decidere in che dipartimento rimanere“. L’esperienza è finita ma la giovane ha ancora un ricordo estremamente positivo di quel periodo: “tutte le fasi di transizione non sono facili ma guardando il mio percorso dopo quasi tre anni so che questo è il lavoro adatto a me in questo momento. Grazie al master ho incontrato dei professionisti [ndr. manager di Comau] che mi hanno aiutata nella mia crescita sia personale che professionale“.

Comau punta molto sui giovani ed è notizia degli ultimi giorni l’apertura di un innovation hub a servizio del gruppo a Bari in collaborazione con Cnr e il Politecnico per un investimento iniziale di un milione di euro. Affidato alla gestione di un team di giovani ingegneri, il centro si occuperà di sviluppare soluzioni software proprietarie. Salvadore oggi ricopre la carica di product manager dell’area Robotics per Comau e si occupa in particolare di Mate, un esoscheletro capace di rendere meno faticoso per gli operatori lo svolgimento delle proprie attività quotidiane replicando i movimenti dinamici e fisiologici della spalla e avvolgendo il corpo. La manager segue tutto il ciclo di vita del robot, dalla produzione al marketing, fino all’effettivo utilizzo da parte degli operatori, e del suo lavoro dice: “Far provare questa tecnologia indossabile a chi svolge lavori faticosi e complessi e vedere la loro reazione di benessere e gratificazione è qualcosa che mi appaga molto”. E precisa: “il prodotto è stato lanciato l’anno scorso ma non l’ho progettato io. Ho però avuto la fortuna di seguire le varie fasi che hanno portato alla creazione dell’esoscheletro, fin dalla parte di progettazione. Oggi il mio ruolo è fare da collante tra diverse figure che cooperano per fare crescere il prodotto“.

In Italia solo il 28% della forza lavoro impegnata nel settore dell’intelligenza artificiale è composta da figure femminili e le donne che lavorano nell’industria manifatturiera sono solo il 23% contro il 77% degli uomini. In un ambito lavorativo considerato prettamente maschile come quello dell’automazione industriale però Salvadore si trova a suo agio e spiega: “Non ho mai risentito troppo del gender gap. Io per prima tendo a non dare importanza a queste situazioni e quindi investo più energie nel lavoro e in cose positive“.

gaia-salvadore_comau2Il presente di Gaia Salvadore è fatto di un lavoro che la appaga molto, una rete di amicizie distribuite in tutto il mondo, l’amore per lo yoga scoperto negli States e per le montagne che invece oltre oceano le mancavano molto. E il futuro invece? “Vorrei lavorare di più sulla parte di network development, sempre in ambito biomedicale e dell’innovazione. Ho capito che una delle mie capacità, e passioni, è creare contatti tra le persone. Mi piace immedesimarmi in loro e fare in modo che comunichino. Penso che dal confronto anche tra diverse culture nascano sempre nuove idee e grandi soluzioni. Già oggi il mio ruolo è centrale nella connessione di diversi professionisti su uno specifico prodotto, vorrei portare queste connessioni a livello globale. Per questo motivo ho ripreso lo studio del francese e mi sono ripromessa di imparare il portoghese“, dice in conclusione.