Bambini senza empatia: di chi è la colpa?

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“Sii empatico”, ecco una frase che non sentiamo spesso dire dai genitori, e il fatto non ci sorprende. Eppure sembra che, in questo modo, i genitori stiano mancando a uno dei loro doveri fondamentali: quello di insegnare l’intelligenza emotiva ai loro bambini. Il problema della mancanza di competenze come l’empatia nei bambini di questo millennio sembra essere universale: la presa di coscienza più forte si ha negli Stati Uniti, dove sta prendendo piede l’utilizzo della mindfulness nelle scuole per aiutare i bambini e i ragazzi a guardarsi dentro e ad esprimere ciò che sentono.

In questi giorni, al World Social Enterprise Forum in Addis Abeba, ho conosciuto Rosie Linder la fondatrice di “Peppy Pals”: un’impresa sociale svedese che ha creato un’app che insegna l’intelligenza emotiva ai bambini tra i 2 e i 9 anni attraverso il gioco. Peppy Pals propone 5 personaggi dalle fattezze animali, le cui avventure estremamente semplici sono caratterizzate da forte espressività mimica (i personaggi non parlano), consentendo ai bambini di collegarle facilmente a situazioni quotidiane e – e questa è la mission che si è data la società – di “stimolare conversazioni con gli adulti”. La mia domanda a Rosie è stata immediata: “Ma queste competenze non le apprendono dai genitori?”. Pare che abbia toccato così subito il punto dolente:

“I bambini non apprendono queste competenze dai loro genitori”, mi ha risposto lei, “perché i genitori non hanno il tempo di insegnargliele”.

Se da una parte accetto l’idea che un cartone animato possa essere d’ispirazione – ancora mi domando come faranno i miei bambini ad acquisire alcune informazioni di base sull’amicizia e la resistenza alle avversità senza Candy Candy e Lady Oscar, non mi pare che gli Youtubers stiano percorrendo strade analoghe – dall’altra mi domando come Reggy il cane e Sammy il cavallo possano insegnare la comprensione del prossimo e di sé stessi ai bambini meglio dei loro stessi genitori.

Credo che la chiave di lettura che può risolvere la differenza d’interpretazione, tra me e la fondatrice di Peppy Pals stia nella distanza tra il verbo “insegnare” e il verbo “apprendere”.

Non si può infatti insegnare l’empatia, né chiedendo ai propri figli di “essere empatici” né ripassando insieme definizione e pratiche dell’empatia. L’empatia si apprende in modo implicito, per osservazione, senza neanche sapere che cosa sia.

Osservi i tuoi genitori che sanno ascoltare, li osservi prendersi cura e mettersi nei panni degli altri, con loro ragioni sui sentimenti che hanno portato te o altri a compiere un’azione, con loro esplori uno stato d’animo che ti fa male o ti rende felice. Ma non hai mai la sensazione di star apprendendo delle competenze, né loro hanno quella di star insegnandoti l’intelligenza emotiva. Su una cosa Rosie ha però ragione, ed è la sensazione che questo tipo di apprendimento richieda di passare del tempo insieme. Insieme senza schermi, osservando una realtà che ci dà già tutto quel che serve – forse di più! – per diventare emotivamente intelligenti.