Thinx, quando una pubblicità ci cambia la prospettiva

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Qual è il ruolo della comunicazione nei cambiamenti sociali e culturali di questi anni? Non di rado ci troviamo a discutere di “etichette”, e non di rado il commento più comune è “pensiamo prima alla sostanza”. Penso anche solo a quanto si sia ancora incerti sull’utilizzo della declinazione femminile su alcuni ruoli tradizionalmente maschili, come la ministra e l’ingegnera; a quanto questo argomento sia divisivo per le stesse ministre e ingegnere, che non vogliono essere tacciate di femminismo oppure difendono la propria possibilità di mantenere appellativi maschili. Di recente, durante una riunione, il general manager di una grossa società di consulenza, culla di una ricca porzione del pensiero economico italiano, si è ritrovato a dire

“quella signora è la capo italiano di quella società”, restando imbrigliato perfino nella possibilità di declinare al femminile, se non il sostantivo, almeno l’aggettivo di quella povera donna.

E allora qual è il ruolo della comunicazione nell’evoluzione della società, se alla fine nessuno può smentire chi afferma semplicisticamente “prima la sostanza, la forma seguirà”?

Fake news e social media ci hanno insegnato che la proliferazione dei canali digitali non ha solo liberato le parole e i pensieri dai filtri che ne autorizzavano l’espressione (pensiamo che fino a 30 anni fa l’unico modo per sapere le cose erano TV, giornali e buon vicinato), ma anche che da questi canali infiniti e capillari passa qualsiasi cosa, definendo la realtà di più e meglio della realtà stessa. Ecco qual è il potere della comunicazione, ma anche la sua responsabilità.

Einstein ha detto: “La logica vi porterà da A a B, l’immaginazione vi porterà dappertutto”: ed è la comunicazione a nutrire, limitare o ampliare l’immaginazione.

Vi par poco? Vuol dire che mia figlia, leggendo un testo senza immagini, potrebbe immaginare o meno di poter diventare “un ministro” a seconda che il termine venga declinato anche nel suo genere di appartenenza oppure no!

beautiful-black-top-dark-hair-2591431La comunicazione può scoprire e ribaltare praterie di stereotipi, liberando le nostre menti, e le realtà seguirebbe. Un esempio? La recente campagna pubblicitaria di Thinx, innovativa linea di biancheria intima assorbente per il periodo mestruale. Thinx fa vedere, in un modo così delicato da essere commovente, come potrebbe essere un mondo in cui tutti avessero il ciclo: uomini e donne. Come sarebbe tutto più naturale e meno imbarazzante: lo stereotipo infatti si rompe quando coinvolge tutti. Lo stereotipo si rompe e il primo segnale è il cambiamento del linguaggio: la liberazione di alcuni termini, a cui corrisponde l’abbattimento di molte ansie.

E non lo dico solo perché ho una figlia di undici anni che nell’epoca delle mestruazioni sta per entrare e mi ricorda dei miei pannoloni del 1984, che in confronto oggi sono tutte delle regine di comodità, ma perché ugualmente ricordo la vergogna delle macchie sui pantaloni, dei tampax nei bicchieri d’acqua sventolati da compagni bulletti delle medie, l’imbarazzo nei bagni e nelle piscine, e mi stupisco di come tutto sia ancora uguale trentacinque anni e diverse ere sociologiche dopo.

Forse la comunicazione non ha fatto abbastanza per accompagnare la società che stiamo diventando, che siamo già. Forse la comunicazione dovrebbe assumere meglio e con più coraggio il suo potere e la sua responsabilità di facilitatrice dei cambiamenti: di attore proattivo che la realtà prima e meglio degli altri osserva e racconta. Sappiamo che la narrazione ha il potere di cambiare la storia, oggi più che mai.