Ecco perché Angry birds 2 ci regala bambini diversi da noi

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“Quello che ci serve è un eroe!”

cliomakeup-principesse-disney-curiosita-1E se non fosse più così? In un’accelerazione, che va molto più veloce di quella che noi viviamo a casa con i nostri figli, i cartoni animati stanno cambiando e siamo già a un nuova fase. Dopo la generazione Cenerentola e Biancaneve, che si facevano salvare da un principe a cavallo (e sono durate per secoli), i cartoon – Disney in testa – hanno provato a sovvertire le regole del gioco e hanno inventato eroine alla Mulan e Merida (quella di Brave, per intenderci). Che diciamolo, non è che abbiano tanto funzionato. Perché? Forse scimmiottavano troppo gli eroi al maschile, nei vestiti e nei comportamenti. Quale bambina poteva sognare di essere un’eroina travestita da eroe?

La svolta epocale, dobbiamo ammetterlo, è stato senz’altro Frozen. Elsa è diventata, nell’immaginario di una generazione, un mito a cui aspirare. Mio figlio, che allora aveva sei anni, uscì dal cinema con uno sguardo diverso fra l’innamorato e l’ammirato per questa potenza bionda della natura, che aveva i super poteri ma era vestita da femmina e affascinava con le sue movenze. Una sintesi che ha messo insieme Cenerentola (con i suo azzurro da ballo) e Wonder Woman (con i suoi poteri sovrumani). E i social si sono riempiti di video di papà (non mamme, mai, chissà perché?) che vestiti da Elsa cantavano a squarcia gola e ballavano sulle note di “Let it go” insieme ai loro figli.

Quasi la liberazione di poter essere qualcosa che avevano dentro e non osavano mostrare. Ma se i maschi possono essere emotivi e lasciarsi trasportare dai sentimenti in un turbine di ghiaccio, le ragazze possono essere ANCHE nerd. Così arrivano “Gli Incredibili2”: i ruoli si invertono fra i protagonisti (rispetto alla tradizione secolare alla Cenerentola, per intenderci): lei va a lavorare e lui resta a casa a prendersi cura dei figli. Ma non solo. Il vero, anzi la vera, antagonista di Elasti è un’altra donna: Evelyn, genio della tecnologia e vera cattiva della storia.

silverTutto questo per dire cosa? La potenza dei cartoni animati è ancora sottovalutata. Eppure è da lì che passa uno dei primi imprinting culturali e sociali per i bambini. Certo l’esempio di mamma e papà, la scuola, i compagni di classe hanno tutti la loro importanza. Ma il cartone animato, guardato in loop per settimane quando non mesi, può segnare l’immaginario. E quest’immaginario sta cambiando più di quanto non pensiamo. Ne è una dimostrazione Angry Birds 2. L’autore, Peter Ackerman, ha voluto sovvertire i ruoli, in maniera meno didascalica rispetto agli Incredibili, ma forse più profonda. Non si tratta più dell’uomo che cede il passo alla donna o della donna che esce dalle mura domestiche. Si ha un’inversione nel disegno dei personaggi: Red, il protagonista da sempre eroe, è caratterizzato dal suo QE (quoziente emotivo), mentre la protagonista, Silver, dal suo QI (quoziente intellettivo).

Red vive l’angoscia della solitudine passata; il tormento del poter perdere la posizione guadagnata socialmente salvando l’isola (un po’ come la sindrome del bigliettino da visita per chi va in pensione o viene licenziato); la necessità di essere sempre ciò che gli altri si aspettano, di dover rispondere alle attese; la responsabilità di dover salvare lo stormo. Silver è un genio incompreso, una che colleziona titoli di studio e invenzioni, una per cui la matematica non ha segreti e la fisica è un modo di vedere il mondo. Ma lei non ruba la scena a lui. Gli sta accanto, non lo critica ma cerca di parlargli, prova a collaborare e aspetta che lui capisca. Capisca che non si vince da soli, ma si vince in squadra, perché ognuno con le sue specificità può dare una mano. Dall’eroe individuale (ci serve davvero un eroe?) si passa quindi a quello collettivo, fatto di coralità nelle differenze. Perché Silver non soppianta Red, sono Silver, Red e tutti gli altri insieme a funzionare.

Non solo. Per le bambine emerge un modello nuovo. Quello del genio matematico-scientifico al femminile. Un nuovo role model di cui al momento sembra esserci un gran bisogno, considerato che le donne nelle Stem sono ancora molto sottorappresentate, come dimostrano le frequenti statistiche. In Italia, ad esempio, la vice presidente della Camera Mara Carfagna, ha presentato una proposta di legge per borse di studio a ragazze che scelgano lauree tecnico scientifiche. E se i dati ci dicono che le bambine non si appassionano ai numeri ben venga un film che esalta una nerd a eroina e fa esclamare a un pulcino: “Da grande voglio fare l’ingegnere!”.

Al cinema i bambini hanno riso, hanno tifato e sono pronti a lanciarsi nella prossima avventura, alla Red o alla Silver poco importa. Loro non vedono il genere. Ma noi siamo pronti a interpretare ruoli nuovi in modo che i nostri figli abbiano modelli diversi non solo nei cartoni ma anche nella vita reale?