Se l’arte racconta la violenza contro le donne

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Mani che aggrediscono e mani che si difendono, maschili le prime e femminili le seconde. Volti di donna segnati. In un contesto di bianco totale, le sculture di due artisti portano il tema della violenza contro le donne e la piaga dei femminicidi alla 58esima Biennale d’arte di Venezia, nel padiglione del Guatemala, a opera di due scultori: Marco Manzo ed Elsie Wunderlinch.

Marco Manzo, tatuatore, scultore e visual artist, romano ma profondo conoscitore della cultura latinoamericana, ha ideato l’installazione “El muro del silencio” con le sue sculture in marmo bianco di Carrara in forma di mani femminili (legate e fermate, ma che reagiscono) e maschili (armate e offensive), mani che escono da una parete bianca, le mura molto spesso quelle domestiche dentro cui la violenza si realizza. Mani e braccia sono ornate da trame più o meno fitte, quei tatuaggi di stile ornamentale di cui l’artista è maestro.

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L’artista di origine guatemalteca Elsie Wunderlich, con la sua serie denominata “Interesting state” (Stato interessante), evidenzia nei cinque volti di donne realizzati in bronzo e bagno di titanio, le cicatrici rimaste come segno della violenza, le mutilazioni subite, una simbolica bocca cucita. I volti, seppur segnati, sono però impreziositi da boccioli di rosa, emblema e colore della femminilità.

Il Padiglione Guatemala è a Palazzo Albrizzi, in Strada Nuova a Venezia, curato da Stefania Pieralice di StArt, con commissario il Ministro della Cultura del Governo Elder de Jesús Súchite Vargas e si può visitare fino al prossimo 24 novembre.