È un lavoro silenzioso, gratuito, impegnativo eppure altamente gratificante. Sono i tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati, figura nata circa un anno fa nel nostro ordinamento con la “Legge Zampa” (L. 47 del 7 aprile 2017), dal nome della prima firmataria Sandra Zampa. Dodici mesi sono, dunque, un tempo proficuo per tracciare un primo bilancio di questo intervento e per rilanciare in avanti una sfida che oggi più che mai sollecita le politiche in favore dell’infanzia e dell’adolescenza e provoca le nostre coscienze.
La figura del “tutore volontario” è stata proposta e sostenuta da Save the Children per dare ai minori stranieri che giungono in Italia senza genitori, un punto di riferimento che li orienti nelle scelte e li accompagni nel percorso di integrazione. Prima dell’entrata in vigore della legge, la tutela prevedeva l’affidamento ad una istituzione, nella maggior parte dei casi al Sindaco, che evidentemente non poteva assicurare ad ogni minore un contatto diretto costante e personalizzato. Dunque, la figura del tutore volontario -un cittadino che, dopo un periodo di formazione, in modo del tutto gratuito, affianca e guida un minore non accompagnato sotto l’egida del tribunale per i minorenni – si è rivelata quanto mai necessaria.
Quasi 4.000 cittadini, in tutta Italia hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori volontari: lo rivelano i dati forniti dall’Autorità Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza (riferiti fino al 23 febbraio 2018). E dalle prime rilevazioni dell’organizzazione internazionale che l’anno prossimo celebrerà il centenario di fondazione, realizzate in collaborazione con alcuni garanti regionali, su 2.000 tutori volontari, è emerso che si tratta soprattutto di donne (3 su 5), con un’età media compresa tra i 40 e i 50 anni e per la maggior parte con un percorso universitario alle spalle, in particolare nelle facoltà di giurisprudenza, socio-educative e sanitarie (l’analisi è stata effettuata su dati aggiornati al 15 novembre 2017 (su un campione di circa 2000 persone) inviati a Save the Children dai Garanti della Basilicata, Campania, Marche, Umbria, Veneto, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trento e Bolzano, ndr).
«L’entusiasmo e la partecipazione di così tanti cittadini, che si sono proposti volontariamente per fare da guida ad un minore straniero, dare preziosi consigli nelle scelte di vita quotidiana, supportarlo nelle vicissitudini burocratiche e stare al suo fianco nel percorso di integrazione nel nostro Paese, è uno degli aspetti più positivi e che meglio ha funzionato, insieme alla promozione dell’affido familiare, da quando è stata adottata la legge 47 del 7 aprile 2017. Una legge innovativa, di iniziativa parlamentare, approvata a larghissima maggioranza e fortemente voluta da Save the Children, da tutte le principali organizzazioni di tutela dei diritti e dagli operatori del settore. La legge riconosce che i minori stranieri non accompagnati, prima ancora che migranti o rifugiati, sono minori soli che vanno protetti e accompagnati nella loro crescita, al pari di ogni altro bambino e adolescente», ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia di Save the Children.
Attualmente sono più di 14.300, i minori stranieri non accompagnati censiti nel sistema di accoglienza italiano, di almeno 40 nazionalità diverse, come riferisce l’organizzazione, secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali al 28 febbraio 2018. Sono bambini e ragazzi giunti nel nostro Paese completamente da soli, senza alcuna figura adulta di riferimento al loro fianco e dunque facilmente esposti a rischi di sfruttamento e violenza. Vengono da Paesi in guerra o da condizioni di povertà. Come nel caso di M.R. che era sbarcato a Pozzallo, dopo una traversata lunga, difficile e molto pericolosa, a contatto con gente senza scrupoli che non ha esitato ad approfittare della sua buona fede. Era solo un ragazzo di 16 anni che voleva venire in Italia per lavorare e inviare soldi in Bangladesh, a sua madre, anziana e bisognosa di cure e medicinali. Il suo percorso è stato tortuoso, accidentato, fatto di numerose tappe intermedie – pagate anche a suon di migliaia di euro che i genitori hanno dovuto faticosamente reperire – prima di arrivare in Libia, dove i trafficanti lo privano dei suoi documenti.
In Italia ha incontrato quello che è diventato il suo angelo custode fino al compimento della maggiore età. A Palermo Claudio Candido, dirigente bancario in pensione, ha seguito M.R.
«Personalmente posso affermare che, nel caso del minore cui mi è stata affidata la tutela, sono riuscito a far sì che il minore non subisse nessun danno né ripercussione negativa da questa situazione. Non è un compito facile – precisa Candido – sia per l’aspetto burocratico e amministrativo, sia per la necessità di instaurare un rapporto e una relazione proficua ad una crescita di entrambi. In questo ci ha aiutato il supporto di un mediatore culturale. M.R. ha sempre raccontato la verità e ho lavorato per premiare la sua sincerità e aiutare a realizzare il suo sogno di trovare un lavoro per guadagnare il necessario da inviare alla sua famiglia»
Vi sono tuttavia aspetti della nuova legge che devono ancora essere pienamente attuati, fanno sapere da Save The Children, a cominciare da una maggiore omogeneità delle prassi sul territorio nazionale. Tra queste, l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, spesso negato ai minori prima del rilascio del permesso di soggiorno, al contrario di quanto previsto dalla legge, con gravissime conseguenze sul piano dell’assistenza sanitaria, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o necessita di interventi operatori. Il mancato rilascio sembra dovuto in numerosi casi alla difficoltà burocratica legata alla necessità di inserire il codice fiscale nella schermata di richiesta di iscrizione, codice fiscale che ovviamente i minorenni appena arrivati in Italia ancora non hanno. Inoltre, problematiche sono state rilevate rispetto al rilascio del permesso di soggiorno per minore età, su cui la legge è intervenuta con il chiaro intento di semplificare le procedure e ridurre i tempi. In città come Palermo, Milano, Trapani, Roma, per esempio, questa semplificazione delle procedure non risulta ancora attuata.
«Sicuramente la legge va implementata – aggiunge Milano – questo è stato un anno di prova, possiamo dire, ci sono luci e ombre. La vera sfida è oggi l’integrazione in un tempo che per loro è ricco di significato – prosegue – se invece i ragazzi vengono “parcheggiati”, si crea un clima non favorevole. Fa piacere sapere della presa in carico, mi fa venire in mente una frase di Danilo Dolci “Ciascuno cresce solo se sognato”».
Per favorire l’incontro tra i tutori e i minori, in occasione del primo anniversario della legge Zampa, Save the Children ha aperto le porte dei suoi quattro centri CivicoZero a Milano, Catania, Roma – in collaborazione con la Cooperativa CivicoZero – e Torino – in collaborazione con il Comune di Torino: spazi dove i ragazzi ricevono supporto attraverso l’offerta di servizi base, e svolgono numerose attività formative, tra cui corsi di lingua, laboratori ludico-creativi, preparazione all’inserimento lavorativo. Nei quattro CivicoZero, i futuri tutori potranno quindi conoscere direttamente i minori che frequentano gli spazi e ascoltare il loro punto di vista, anche grazie alla realizzazione di attività e laboratori specifici.
Save the Children ha realizzato una “guida” per i tutori volontari e una Helpline Minori Migranti (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17 al numero verde 800 141016 o Lycamobile 351 2202016) alla quale i minori stranieri e tutti i cittadini interessati possono rivolgersi per ottenere informazioni e approfondimenti.
La guida per i tutori volontari è disponibile al link: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/guida-i-tutori-volontari-di-minori-stranieri-non-accompagnati