Parità salariale tra uomini e donne? Se ne parla tra un paio di secoli

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L’obiettivo è ancora lontano e invece di avvicinarsi si fa sempre più difficile da raggiungere. Secondo il rapporto del World Economic Forum, mancano 217 anni perché uomini e donne raggiungano la parità salariale e abbiano la stessa rappresentanza sul posto di lavoro. Solo lo scorso anno, il rapporto parlava di 170 anni. Per chiudere il divario globale di genere servirà invece oltre un secolo, mentre un anno fa si parlava di circa 80 anni. Per la prima volta dal 2006, da quando viene calcolato dal Wef, il gap globale di genere si è allargato, sia pure di poco e l’uguaglianza ha fatto marcia indietro in tutti e quattro i campi (salute, istruzione, lavoro e rappresentanza politica) in cui viene misurata.

Le cattive notizie non finiscono qui: l’Italia è arretrata di ben 32 posizioni nel Global Gender Gap Index 2017 e dalla 50esima posizione del 2016 (già in peggioramento dalla 41esima del 2015) è crollata all’82esima su 144 Paesi, staccatissima da tutti i big occidentali. Determinanti le disparità sul lavoro, in termini di partecipazione e salari, ma si sono ampliati anche i divari nella rappresentanza politica e nella salute. L’Italia è alle spalle della Grecia (78esima), è preceduta da Belize e Madagascar e supera di poco Birmania e Indonesia. In Europa solo Cipro (92esima) e Malta (93esima) sono più in basso in classifica. Nella Penisola il ‘gap’ di genere quest’anno risulta chiuso al 69% contro il 72% del 2016. A livello globale, il divario di opportunità tra i sessi si è chiuso per il 68% contro il 68,3% del 2016. Resta da chiudere quindi un residuo 32% per arrivare alla parità, ma al ritmo attuale ci vorranno 100 anni per farlo contro gli 83 anni che bastavano nel 2016 e nel lavoro serviranno 217 anni.

La graduatoria – che riflette la differenze di opportunità all’interno di ogni singolo Paese e non il livello di sviluppo del Paese stesso – è guidata dall’Islanda, che ha colmato il divario di genere per quasi l’88%, davanti a Norvegia, Finlandia, Rwanda e Svezia. Nel ‘Top 10’ rientrano anche Nicaragua, Slovenia, Irlanda, Nuova Zelanda e Filippine. La Francia è 11esima, la Germania 12esima, il Regno Unito 15esimo e il Canada 16esimo. Gli Usa perdono quattro posizioni è scendono alla 49esima. Al 100esimo posto la Cina, seguita da India (108), Giappone (114), Corea (118), Turchia (131) e Arabia Saudita (138). All’ultimo lo Yemen. Il rapporto stima che chiudere il gap salariale potrebbe aggiungere 250 miliardi di dollari al Pil della Gran Bretagna, 1.750 miliardi a quello statunitense e 2,5 trilioni a quello cinese.