C’è Aurora, 19 anni, che in famiglia, complice una mamma programmatrice e un vecchio computer “orribile”, ha cominciato a giocare con il codice e poi non ha più smesso ed ora con soddisfazione si sente chiamare maestra dalle sue allieve delle elementari. C’è Loredana, 20 anni, con tanti hobby ma nessuna passione per la tecnologia (al motto di “Non è roba per donne”), fino all’incontro con le Coding Girls e la coach americana che le ha aperto un mondo straordinario trasformandola rapidamente da ‘formata’ a ‘formatrice’. E ancora Valentina, 36 anni, che ha coltivato con passione il sogno di diventare pilota o astronauta fino alla laurea in Ingegneria aerospaziale. Poi tutto si ferma per problemi di salute che la costringono a ‘riciclarsi’ fino all’incontro con chi come lei condividere la sua passione per la scienza. Insegnando non dietro una cattedra ma in laboratori dotati di tecnologie incredibili.
Sono alcune delle storie e le testimonianze delle giovani protagoniste di ‘Coding Girl’, il progetto nato dall’alleanza tra Ambasciata Usa in Italia e Fondazione Mondo Digitale, in collaborazione con Microsoft Italia, con una parola d’ordine: abbattere la distanza tra i generi in campo tecnologico e attrarre le giovani donne verso la carriera digitale. E lo fa innanzitutto agendo sulla lotta a pregiudizi e stereotipi, con una formazione alla pari, modelli positivi e esperienze formative. Un progetto giunto alla quarta edizione, un movimento dal basso che parte dalle scuole italiane per coinvolgere tutti gli ambiti della società civile, cresciuto nel tempo e che vede quest’anno protagoniste 4.000 studentesse di Milano, Roma, Napoli e Catania.
Le ‘Coding Girls’ crescono anche creando la prima associazione italiana per la valorizzazione dei talenti femminili nel campo delle STEAM. Se, infatti, i Paesi emergenti sembrano recuperare più rapidamente rispetto alle economie più avanzate e in Estonia le donne nell’informatica sono tante quante gli uomini, in Italia sono solo una su tre, mentre in America il loro numero è andato drasticamente diminuendo negli anni, tanto che la Casa Bianca ha annunciato un impegno di 200 milioni di dollari all’anno per l’istruzione informatica in tutte le scuole.
Un vero peccato considerando che per i laureati italiani in materie tecnico-scientifiche il tasso di occupazione è superiore al 90% (secondo i dati Almalaurea, 2017). E il quadro che si fa ancora più critico se si guarda al numero di donne impiegate nel settore ICT in tutto il mondo, il 20% secondo gli esperti Ocse. Un gender gap non solo quantitativo ma anche qualitativo (solo il 15% ricopre posizioni manageriali) molto difficile da colmare. Quest’anno oltre 60 tra le studentesse più talentuose, dopo essersi allenate alla Summer School di Coding Girls, vestiranno i panni di ‘tutor’ per appassionare al coding e al pensiero aperto 4.000 coetanee e compagne più giovani. Guidate dall’americana Emily Thomforde, code educator and science technology engineering art and mathematics (STEAM) specialist, dal 6 al 17 novembre saranno protagoniste di una staffetta formativa itinerante che coinvolgerà le studentesse di 20 scuole nella Microsoft House a Milano, nella Palestra dell’Innovazione a Roma e nelle scuole di Napoli e Catania . Le ragazze si sfideranno in quattro hackathon regionali e poi in allenamenti locali, diffusi e intensivi per quelle di loro che vogliono diventare tutor. Al grido di “basta differenze” e “più talenti in rosa nell’economia digitale”.