“Siamo così tante che possiamo definirci “classe sociale: donne lavoratrici che ad un certo punto hanno avuto figli”. Maria commenta così la valanga di commenti al post “Quel giorno di sole in cui sono andata a dare le dimissioni“. Commenti di donne che testimoniano come la perdita di lavoro dopo la gravidanza non è un’eccezione in Italia, ma un avvenimento ancora troppo frequente e spesso forzato. Una vera e propria classe sociale, un investimento in istruzione che va perso, come la fuga di cervelli italiani all’estero. Ci sono cervelli, talenti, capacità, epserienze e competenze che restano nel Paese, ma relegate fra le mura di casa perché ree di aver avuto figli.
Abbiamo voluto raccogliere in questo post alcune delle storie raccontate nei commenti, sul sito di Alley Oop o sulla pagina Facebook del Sole 24 Ore. Perché a leggerle così, una dietro l’altra, ci danno un quadro di quello che in Italia ancora non funziona perché talenti non vadano persi.
Elisa Vincenzi
Do le dimissioni a dicembre. Ho tre figli piccoli, un part time dalle 17.30 alle 21.30.. In sintesi, non li vedo se non un’ora la mattina per andare a scuola e 15 minuti quando li vado a prendere. Non ci sono a cena, né per la nanna, né per i compiti, né per giocare e sentirsi dire : ” mamma, ma tu ci manchi la sera”, mi ha devastata. Ho chiesto di essere spostata alla mattina, ho proposto anche un part time lungo, di 6 ore.. La risposta è stata : ” smettiamola di combattere contro i mulini a vento..”. Grazie alla meravigliosa multinazionale (corriere gls) per cui ho lavorato appena 17 anni. I miei figli, tutti i figli, meritano di godersi le madri e noi altrettanto.
Sandy de Giacomi
Mi sono dimessa dopo 14 anni…impiegata con due figli piccoli…3 anni e 1 anno….niente nonni e…orari lavorativi da Mattina a sera…non vado oltre!
AnnaMaria
io sedici anni fa vivevo con contratti di 12 mesi, una partita iva pseudo-dipendente. Quando con raccapriccio ho scoperto di essere incinta a quasi 37 anni sono stata colta dal panico. Ho pensato “qui non c’è soluzione ma prenderò tempo”: ho iniziato a fingere di non essere incinta. Tutto ha funzionato fino al quinto mese, poi evidentemente non mi hanno rinnovato il contratto …ho comunque lavorato facendo straordinari e senza fare alcuna assenza fino a tre giorni prima del parto.
Ma come prevedevo mi hanno lasciato a casa. Non c’era il bonus bebè e per mandare mio figlio al nido e riprendere a lavorare i primi anni non andavo neppure in pareggio….
Ora mio figlio è quasi un uomo, una persona bella ed intelligente, la vita che è beffarda, mi ha regalato a 43 anni un altro figlio maschio, io sono una libera professionista. Economicamente non è assolutamente gratificante, ma ho costruito un qualcosa insieme ai miei figli, che mi sono stati vicini negli alti e bassi della mia professione, mi sono tuttora di sostegno, quando le scadenze sono pressanti, quando faccio fatica ad incassare i miei compensi, quando devo frequentare i corsi per la formazione professionale obbligatoria. Per fortuna sono maschi, perchè in Italia essere donna non è facile.
Barbara
Io ho dovuto lasciare il mio tanto amato lavoro dove X anni avevo dato tutta me stessa, il perché? Due bambini ravvicinati e la moglie del capo che da casalinga prende il mio posto…sono stata insultata, messa in ridicola in una riunione preparata ad hoc davanti tutti i miei colleghi messa in mezzo come in una gogna e per mezz’ora fino a quando non sono scoppiata a piangere, a quel punto la moglie del capo (mamma di 3 figli) ha detto al marito che per il momento poteva bastare. Mi ero organizzata per il mio solito tempo pieno e invece no…part-time forzato di pomeriggio cosicchè non avrei mai potuto vedere i miei bambini se non il sabato e la domenica…ma no! Da adesso in poi il sabato mattina si lavorava. Mi hanno emarginata in tutto e per tutto e nessun collega avesse mai alzato un dito per difendermi. Beh dopo 4 anni non ho trovato altra soluzione se non le dimissioni volontarie…in compenso dopo 3 mesi abbiamo aperto io ed altre sue persone una ditta da soli e abbiamo guadagnato tantissimi dei suoi clienti… Mi godo i miei due bambini e la depressione non c’è più!!!
Francesco
Mia moglie, dipendente della mia stessa azienda, aveva chiesto il rinnovo del part-time 9-15, oltre ad esserle stato negato addicendo all’’impossibilità le era stato preannunciato il suo nuovo “ruolo”, ruolo con orari 7-19….. il capo filiale ha risposto esattamente come l’impiegata di Nuoro “il figlio è tuo ed è solo un tuo problema “… io maledico ancora quella persona fatta di ignoranza, arroganza e stupidità… ma questa è l’italia…
Maria
Io che, per aver chiesto il part-time e poter seguire mia figlia che iniziava le elementari, ho subito un demansionamento. Sono stata PUNITA! Tutti promossi e Funzionari io impiegata! Perché chi ha il part-time per sei mesi, non può ambire alla promozione. Schifata , amareggiata e delusa mi hanno portato alle dimissioni volontarie, dopo un anno di mobbing verticale ed orizzontale. La libertà non ha prezzo e padroni! Non ho rammarico e neppure rimpianti ma, non è un mondo paritario per le donne.! Le pari opportunità sono una chimera in questa Italia, stanca e governata da ingiustizie. Ad maiora Mamme!!!!
Calamity
Entro in questa discussione al mio ultimo giorno di lavoro prima del congedo di maternità. Mi sento fortunata, anche se precaria, perché mi aspetteranno (così promettono) anche per questo secondo bambino. E al tempo stesso mi arrabbio con me stessa per il mio continuo “sentirmi fortunata” per cose che sono meno del minimo di quello che uno dovrebbe aspettarsi da un lavoro decente. Nonostante la paga ridicola, gli orari assurdi, le garanzie inesistenti… io mi sento sempre fortunata, consapevole che poter lavorare – e fare un lavoro che si ama – è ancora un privilegio per le mamme in questo Paese.
Anna
Anche io nel 2002 o firmato quel foglio con le stessa situazzione con un figlio di 5 anni e uno di8 mesi e non avevo nessuno a cui poterli lasciare mio marito xdoveva occuparsi di due lavori x portare la famiglia avanti.
Mara
Leggendo l’articolo mi sono immedesimata nella donna. Tanti sacrifici per un lavoro che amavo e amo tutt’ora , per un’azienda in cui credevo e mi sentivo parte di essa. Trascuravo la famiglia, tornando a casa tardi e stanca non avevo voglia di niente e nessuno. Mia figlia dai 7 mesi in poi seguiva il mio orario 7.30/18.15 , centri estivi, post scuola ecc. Ma dopo 25 anni dove ho dato tutta me stessa , dove ero in primis UNA LAVORATRICE e la famiglia e gli amici erano solo un mero contorno ; mi sono dimessa. Con dolore e dispiacere ma dovevo riprendere in mano la mia vita e la mia famiglia. Ora sono una Donna, una Moglie, una Mamma e una Lavoratrice.
Shua’a Jaramna
Leggendo le storie delle altre, mi ha fatto ricordare la mia storia, che tristezza questa realtà italiana. Io, un giorno prima del compimento di un anno della mia seconda figlia, sono andata all’ispettorato per dare le mie dimissioni, volontarie, non sono mai volontarie, non partono dalla volontà di stare senza lavoro, di dimettersi da un lavoro a tempo indeterminato, perchè sei costretta, non puoi con il secondo figlio, non sei la figura ideale che cercano, ti dicono che hai altre priorità, ovviamente una donna poi sola, si trova costretta a prendere le sue decisioni “volontarie” ecco ho scelto di stare con i miei figli e seguirli finche ho potuto, al costo di trovarmi ora precaria a 42 anni ma fiera di aver dato il mio tempo a loro, non ne parliamo di tutte le porte chiuse in faccia per chiedere lavoro, appena sentono che ci sono dei bimbi, ti dicono ci dispiace ect. ora che i miei figli sono di 6-8 anni sono di nuovo alla ricerca di un lavoro stabile ma che mi permette di seguirli sperando di poter conciliare il tutto sempre.
Daniela Veronesi
Anch’io, come molte di voi, ad un certo punto ho dovuto rinunciare al lavoro per dedicarmi alla famiglia, situazione resa ancor più complessa da un trasferimento all’estero di mio marito. Non mi sono arresa, quando i figli sono stati grandicelli ho cambiato ambito, conseguito una laurea ed ora sono una partita IVA. Ora attendo l’ultima beffa, i miei contributi da lavoro dipendente non sono molti, quelli da indipendente scarsi, quindi non avrò diritto alla pensione e per come stanno andando le cose elimineranno anche la reversibilità (l’agganceranno all’ISEE, che poi è lo stesso). Dopo una vita di lavoro fuori casa e in casa h24, perché mandare avanti una famiglia è un lavoro impegnativo e non retribuito, sarà già molto essere autosufficienti e non dipendere dalla carità dei figli. Credo sarebbe almeno giusto richiedere il rimborso dei contributi versati e che non verrano usufruiti.
Alessandra
Grazie per questo articolo. Ci si sente meno soli. Avevo chiesto il telelavoro in periodo di allattamento, almeno un paio di giorni a settimana. Negato per non creare un precedente. Risultato: non mi sono licenziata, non ho chiesto nemmeno un giorno di maternità facoltativa (ed ero andata a lavoro fino all’ottavo mese compreso) perchè non potevo permettermi di non lavorare e perchè dopo tanti anni di studio e lavoro NON VOLEVO perdere il lavoro ma … alla lunga lo stress fisico ma SOPRATUTTO MENTALE ti travolge.
Nicole Teubner
Sembra esattamente la mia storia di circa 8 anni fa. Donna in carriera (per così dire), ex-pubblicitaria, marito (già con figlio piccolo), 3 figlie nostre, totale 6!! ….. impossibile gestire un lavoro “rigido” da ufficio e in parallelo una famiglia così impegnativa. Per fortuna, già da 2-3 anni mi ero – forse inconsciamente – preparata un piano B e quando sono stata “liberata” dal mio rapporto di dipendenza con il lavoro, ho finalmente potuto dedicarmi a creare la MIA impresa, indipendente e di successo, con il sistema del network marketing. Infatti oggi, gran parte del mio lavoro, consiste proprio nell’offrire a donne che si trovano in questa stessa situazione, una vera alternativa, con tanto di prospettive rosee e un gran bel futuro. Chi non ci crede, può contattarmi per saperne di più. Viva le donne!!
Loredana
Anch’io ho dovuto lasciare il lavoro, e comprendo e condivido quanto scritto nell’articolo sopra. Avevo due figli piccoli il marito sempre fuori per lavoro per giorni. Mi sono sentita sopraffatta da tanti oneri caricati sulle mie spalle lo stipendio d’estate quasi non bastava per pagare le babysitter…..Ho dovuto amaramente scegliere. Adesso dopo tanti anni con i figli grandi invidio le mie amiche che sono riuscite a resistere.Perche’ di questo si tratta di “resistenza” che si combatteva e si combatte quotidianamente in un paese dove mettere al mondo figli e’un problema.
Claudia
Io ora disoccupata per la seconda volta a 50 ho vissuto situazioni analoghe: dopo la seconda maternità rientro dal lavoro e non ho più né scrivania né un posto dove sedermi e tantomeno un lavoro, io impiegata di settimo livello vengo messa in archivio in cantina e dopo ripetute lamentele da parte mia mi viene proposto un lavoro in Sicilia inesistente peraltro ed io vivo a Como, era un chiaro messaggio: vattene le gravidanze qui non sono gradite! Il paradosso è che si tratta di un azienda che ora professa di dare spazio alle donne. Ma come la fenice sono risorta dalle ceneri, ripartita con un lavoro di più basso livello in una multinazionale ho lavorato 12ore al giorno sabato compreso con 2 figlie piccole e sono arrivata ad essere un quadro, apprezzata soprattutto dai colleghi della casa madre oltralpe. Ma eccomi qua ora dopo 14 anni in azienda x la quale ho tolto tempo a famiglia e alla mia persona che vengo messa da parte perché magari troppo costosa, meglio prendere un neolaureato sottopagato e così mi trovo a 50 anni disoccupata che risponde ad annunci senza mai avere risposta e che frequenta un corso di marketing digitale x ampliare le proprie competenze pensando di inventarsi qualcosa x risorgere dalle ceneri x la seconda volta. Ma noi donne “con le palle” ce la faremo, ne sono sicura! La storia è un po’ più complessa e travagliata ma ho cercato di sintetizzare il più possibile. In bocca al lupo a tutte noi!
Annamaria
Ormai è prassi….nn oso immaginare ciò che spetta a me…devo rientrare dopo un parto gemellare ed una bimba di due anni e mezzo …e già nn mi hanno voluto concedere ferie (che ho abbondantemente )insieme a congedo parentale….nn voglio neanche pensare cosa succederà quando a turno si ammaleranno e noi nn abbiamo i nonni vicino. …toccherà restare a casa e poi tornare a lavoro sotto sguardi minacciosi di chi pensa ” hai voluto i figli? Adesso da noi che vuoi? Il problema è solo tuo!!!”….. purtroppo viviamo in una società dove nn c’è posto per mamme lavoratrici e nn vi nego che, ultimamente, nn so più se la scelta di avere figli sia stata giusta….. sulle mamme pesano tante, troppe responsabilità e non sono giusti né corretti i comportamenti del mondo del lavoro (anche io 8 anni in un azienda dove ho dato tanto).
Paola
Sette anni nella stessa azienda pubblica a Lugano, CH. quando mia figlia ha dieci mesi e durante la maternità rimango incinta della mia seconda figlia. Dopo due mesi mi scade la maternità e vengo chiamata qualche giorno prima a colloquio dal mio capo che mi propone una promozione ed è felicissimo che io stia per rientrare. Per correttezza gli comunico di essere di nuovo incinta e mi sento dare della poco di buono e all’improvviso mi dice che al mio rientro al lavoro non si sa se avrò il mio posto di lavoro assicurato. Mi presento incinta al lavoro il primo giorno e trovo la mia scrivania occupata e mi destinano a tutt’altre mansioni e non più nel mio ufficio nè con l’incarico di prima, mi fanno passare dal lavorare 8-17.30 al lavorare a turni, compreso serale e festivi ignorando totalmente che io sia incinta e con un’altra figlia di nemmeno un anno a casa e cosa più triste per punizione mi fanno passare circa 20 volte al giorno attraverso una macchina ai raggi X. L’essere mamme significa essere un problema?
Francesca
E chi invece arriva alla triste decisione di dimettersi perché al suo rientro dalla maternità vede la propria scrivania occupata da qualcun altro, e rimane un mese a ciondolare per gli uffici prima di poter riavere un posto e un computer, senza poter più svolgere le mansioni che ha svolto per dieci anni, perché per te hanno previsto un ruolo ” nuovo ” che poi non è altro che lo scarto di quello che tutti gli altri non vogliono più fare…ma questa è un altra storia.
Sebastiana
Io sono diventata mamma a 20 anni, nessuno mi ha nemmeno dato l’opportunità di lavorare immaginatevi di dimettermi. Bastava che mi presentasse col pancione e che dicesse che ero mamma di tre figli…. oltre che nel mio paese di lavoro per raccomandazione o per conoscenza. Oggi a 42 anni con figli adolescenti invece sei fuori. Tranne per il lavoro in nero, quei part-time che con 250 euro al mese quasi quasi li devi ringraziare, perché ti danno l’opportunità di lavora, quello che non hai mai avuto.
Ancora oggi nel mondo del lavoro l’uomo ha sempre più opportunità. Ma il problema reale tra due coniugi è sempre che la donna deve occuparsi della famiglia e non l’uomo, e che lo stipendio dell’uomo è sempre più conveniente di quello della donna che di conseguenza sacrifica le sue aspirazioni.
Maria
Anche io lo ricordo bene il giorno, anzi i giorni perché ormai le dimissioni sono online e l’ho dovuta fare più volte. Anche io sono arrivata serena alla decisione non avendo in azienda alternative valide. Un bambino di 3 anni. Part time negato, costretta a occupare una sedia senza avere un lavoro effettivo.. è vero, compilare un modulo senza poter raccontare la verità.
Kiara Ruta
Ad una selezione per un posto di lavoro impiegatizio restammo io ed un uomo; chi selezionava mi disse che gli dispiaceva molto ma prendevano l’uomo perché io avevo una figlia di cinque anni e magari nel futuro avrei voluto cambiare lavoro per essere più vicina a casa ed accudire la famiglia.. Morale lavoro da più di dieci anni in una ditta ben più distante di quella da casa mia, ma quella discriminazione assurda vale solo per noi ad un uomo non lo direbbero mai.