Le mamme non sono meglio, ma non sono neanche peggio

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“Si va bé, tralasciando tutte le assenze dal lavoro perché il bambino ha febbre/mal di pancia/male a un’unghia/c’è sciopero a scuola ecc ecc, tralasciando tutte le richieste di orari agevolati perché il bambino esce da scuola/dall’asilo/devo portarlo a calcio/nuoto/danza ecc ecc, con la gioia dei colleghi che devono lavorare il doppio..”.

E’ uno dei commenti che trovate sotto a un video che racconta la storia di MAAM – maternity as a master (il programma che ho fondato e punta a trasformare la maternità in un’occasione di sviluppo di competenze lavorative). Video che ha scatenato la diatriba tra mamme e non mamme. La scintilla è venuta da Laura, donna dalla vita piena e senza figli, che si è sentita sminuita dal pensiero che avere figli potesse essere considerato un valore aggiunto sul lavoro e quindi ha postato il commento qui sopra.

Ovviamente hanno cominciato a rispondere mamme su mamme, e si è velocemente scaduti nel quasi insulto: tu non hai altro che il lavoro di cui occuparti, voi tornate a cambiare i pannolini. Nel leggerla, questa come tante altre volte in cui mi è capitato di assistere a scene del genere, appare chiaramente per quel che è: un’insensata guerra tra “poveri”.

Il paradosso è che lo scontro nasce proprio da questo: dall‘insicurezza di fondo che noi donne – probabilmente a ragione – ci portiamo sempre dietro. Quella che ci spinge a chiederci continuamente se siamo giuste o sbagliate. A guardare le altre e domandarci se sono meglio di noi. A difendere posizioni che non dovrebbero essere difese: perché semplicemente non dovrebbero essere sotto attacco.

Agli uomini questo non succede. Da qualche mese è partito il programma MAAM per i papà, e io scommetto che nessun uomo non padre se ne sentirà escluso. Nessuno – padre o non padre – dovrà investire energie nell’attaccare o difendere la scelta di avere figli, e l’opportunità che questo comporta per allenare alcune competenze.

Ricordiamocelo: non occorre essere genitori per allenare le competenze soft attraverso le relazioni con gli altri, l’aumento di complessità, il pensiero laterale che avere più ruoli comporta. Ma oggi essere madri e lavorare, in Italia è considerato un problema. Ed è un pregiudizio che colpisce tutte le donne, non solo quelle che hanno figli. Perché non tutte le donne sono madri, ma tutte le madri sono donne. E, rafforzando la nostra porzione di “minoranza”, quella che oggi è chiaramente più debole in ambito lavorativo, diventeremo tutte più forti: madri e non madri. Servono però generosità e lungimiranza, e un po’ di umana apertura verso ciò che è simile, ma anche diverso, da noi.

Ps: questo il video a cui si riferiscono i commenti:

  • Riccarda Zezza |

    Cara ti ringrazio.
    E sono d’accordo con te: non possiamo aspettare che qualcun altro cambi le cose. Possiamo e dobbiamo farlo noi!

  • Riccarda Zezza |

    Grazie di cuore per aver creato Maam.

    Io ho quasi 39 anni e forse non sarò mai mamma. È da quando ne ho 25 che ai colloqui mi chiedono se desidero avere figli sottointendendo che l’unica risposta giusta sia “no, io penso solo alla mia carriera”.

    La nostra società ha preso un enorme abbaglio rendendo di fatto obbligatorio dover scegliere fra lavoro e maternità, scoraggiando fortemente il desiderio di tutti di crearsi una famiglia. Conosco tantissime coppie di 30enni che rimandano e rimandano il progetto di avere figli, finché poi diventa tardi e la fertilità in calo aggiunge stress alla coppia.

    Sono convinta che il cambiamento di questo modello negativo debba partire dal basso. Da parte delle donne e degli uomini, che purtroppo hanno contribuito tantissimo a questo. Come partner e come dirigenti d’azienda. Questo è uno dei miei video preferiti https://youtu.be/OD0tlRRzS9M

    Continuo a seguirvi. Grazie per il dibattito costruttivo che alimentate.

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