Ragazzini che lasciano la loro casa nella speranza di un futuro migliore. Sognano l’avventura e, a differenza di altri coetanei più fortunati che si identificano solamente con i protagonisti dei romanzi di Jules Verne, loro a timonare in mare aperto, alla mercé di trafficanti di uomini, ci si ritrovano davvero. E finiscono per macchiarsi di reati come l’omicidio o la strage, senza neanche rendersene conto. Al 23 gennaio 2017 sono 88 i baby scafisti in carico ai Servizi della giustizia minorile, 16 di loro si ritrovano reclusi in un istituto penale per minorenni, 54 in una comunità privata. La maggior parte è approdata dal mare sulle coste siciliane e, non a caso, tra le procure, la più affollata è quella di Catania con 48 giovani, seguita da Messina con 14 e Palermo con 10. Ma nel 2016 il fenomeno ha riguardato anche nuove rotte, come Cagliari, dove sono passati 15 ragazzi, o Taranto. I baby scafisti che, così come i baby killer campani, le baby gang di Bari o i giovani ‘ndranghetisti, sono tra i protagonisti di ‘Under’, il dossier di Associazione antimafia da Sud, a cura di Marco Carta e Danilo Chirico, realizzato col contributo di Fondazione con il Sud che oggi verrà presentato in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci. Accendendo i riflettori sui legami tra giovani, mafie e periferie.
I RISULTATI DELL’INDAGINE SONO GLI STESSI DI 20 ANNI FA
‘Under’ è il frutto di viaggio lungo 12 mesi nell’Italia del disagio e della delinquenza. “E’ impressionante che i risultati che abbiamo raccolto – racconta Danilo Chirico, giornalista, autore televisivo e scrittore – siano uguali a quelli che emersero 20 anni da indagini simili”. Niente miglioramenti, dunque, anzi per molti versi si assiste a veri e propri peggioramenti. Emerge la stessa assenza di un intervento di sistema, la stessa assenza delle istituzioni che si poteva constatare all’epoca delle stragi di Capaci. Anche se le sfaccettuare della criminalità minorile oggi sono tante e diverse. La fotografia della mafia siciliana, ad esempio, appare cambiata: “La mafia di oggi – spiega Chirico – sembra più strutturata e connessa con il potere, come era prima del periodo delle stragi di Capaci. In Calabria si perpetua la tradizione familiare dei clan della ‘ndrangheta, ma si nota anche il fenomeno, molto significativo, di 40 donne che hanno chiesto di allontare i figli dalla famiglia criminale, per liberarli da un destino altrimenti segnato”. A Bari “le organizzazioni criminali non hanno i numeri di Napoli, ma le baby gang imitano i babykiller napoletani. Quella campana è la realtà più conosciuta, i baby killer vengono abituazti a delinquere già a 9-10 anni e si nota una vera e propria smania di potere da parte dei ragazzini”. A Roma “si nota una presenza significativa di criminalità rom e un contesto criminale variegato e capillare, trasversale dal punto di vista sociale”. Per non ritrovarsi, tra altri 20 anni, nella stessa situazione di oggi, secondo Danilo Chirico “bisogna puntare su una maggiore presenza delle istituzioni, della scuola, e dei servizi sociali. Le pene alternative al carcere, ad esempio, hanno dato buoni risultati sul fronte delle recidive. Infine, riguardo al disegno di legge delega che prevede l’abolizione dei Tribunali dei minorenni, secondo Chirico servirebbe una riflessione in più visto che molti esperti del settore sono contrari“.
I NUMERI DEL DISAGIO
Ma passiamo ai numeri che, mai come in questo caso, spiegano tante storie di criminalità giovanile. Nel dicembre 2016 la disoccupazione giovanile è al 36,4%, la dispersione scolastica nella scuola secondaria superiore è pari al 27,9% (dati Tuttoscuola 2009-2014), ovvero 167mila ragazzi in meno, 4 milioni e mezzo di persone in povertà assoluta (record dal 2005 secondo Caritas), di cui un milione costituito da minori e oltre una persona su quattro a rischio povertà o esclusione sociale. Secondo i dati aggiornati al 15 dicembre 2016 del Ministero della Giustizia, negli Uffici di servizio sociale per minorenni (Ussm) c’è stato un aumento costante (quasi il 40% dal 2007 al 2015) dei ragazzi (italiani e stranieri) presi in carico, passando da 14.744 a 20.538. Mentre i soggetti presi in carico per la prima volta nel 2016 sono stati 7.456, che si aggiungono ai 14.240 già presenti per arrivare a quota 21.696 (il 77% ha meno di 18 anni). I reati maggiormente commessi sono i furti (26%), lesioni personali volontarie e stupefacenti (11% ciascuno) e rapine (10%). Negli Istituti penitenziari per minorenni dal 2006 al 2015 c’è stata una costante diminuzione degli ingressi, arrivando al minimo storico nel 2014 con 992 e risalendo nell’anno successivo a 1.068, con un aumento dell’8%. Al 15 dicembre 2016, sono presenti 173 minorenni e 286 giovani adulti (20-25 anni), per un totale di 459 ragazzi. Di fronte a questi numeri e ai risultati del dossier, conclude l’autore, “ci piacerebbe che si aprisse una discussione pubblica”.