La disparità di reddito si fa facilmente sentire in società: un collega che guadagna più di te, il capo che ti supera in modo evidente sin dal modello dell’auto, la scelta della scuola dei bambini… E’ una sensazione sottile, che può dare più o meno fastidio a seconda dell’equilibrio complessivo delle cose. Diverso è quando avviene che il portatore di reddito principale faccia sentire il suo peso all’interno della coppia. Sono segnali di cui lui – perché di solito è un uomo – neanche si accorge, e che si intuiscono per esempio dal tono con cui dà per scontato che i propri doveri lavorativi prevalgano su quelli della compagna e che a occuparsi degli imprevisti familiari sia solo lei. In fondo, anche quando lei lavora, quasi sempre lui guadagna di più, anche molto di più. E questo stabilisce inevitabilmente una gerarchia. Hai voglia a dire che le decisioni di spesa le fa lei e che è lei a gestire l’organizzazione: se lei è il direttore generale, lui è l’amministratore delegato. Una bella differenza.
Quanto conta per la donna essere “davvero” economicamente indipendente?
Una recente ricerca commissionata dall’UE indaga in che modo la condizione economica delle donne influenzi la loro probabilità di subire violenza. La ricerca, condotta su 42.000 donne in 28 stati membri, ha infatti per la prima volta provato a leggere il dato della violenza di genere collegandolo a quello dell’indipendenza economica.
Ne emerge un quadro drammaticamente attuale, in cui la donna che resta disoccupata per un breve periodo vede aumentare le proprie probabilità di subire violenza fisica dal partner, quella che guadagna più del partner ha più probabilità di essere picchiata e abusata sessualmente da lui, mentre la donna che lavora ha maggiori probabilità di subire molestie sessuali al di fuori della coppia. Va meglio alle donne che lavorano ma guadagnano meno del partner: per loro diminuisce la probabilità di essere soggette a violenze fisiche, ma aumenta quella di subire violenza psicologica. A salvare le donne resta solo, su tutta la linea, una migliore educazione: prima di tutto la loro, e poi anche quella del loro partner.
Ps: secondo i dati dell’Istat (2014), sono 6 milioni e 788mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Praticamente una donna su tre.