“Io dico che in tutta la Sicilia, provincia tanto ricca e antica, con tante città, e tante famiglie tanto ricche, non c’è stato nessun vaso d’argento, alcuno corinzio o delio, nessuna gemma o perla, nessuna cosa fatta di oro o di avorio, nessuna statua di bronzo, di marmo, di avorio, dico di nuovo (non c’è stato) alcun dipinto né su quadro né su tessuto che abbia esaminato, indagato e che non abbia portato via se gli fosse piaciuto”.
Un accusatore e un accusatore. L’accusato è l’ex Gaio Licinio Verre, ex pretore in Sicilia. L’accusatore è un giovanissimo avvocato di nome Marco Tullio Cicerone. Il processo si svolge a Roma nell’anno 70 A.C. Nulla si salva, dice Cicerone, dall’avidità del ex potente, predatore seriale delle ricchezze dei luoghi che invece avrebbe dovuto amministrare. Dunque, parliamo di corruzione.
Ho usato queste parole, la citazione, il riferimento per raccontare i venticinque anni di Tangentopoli. Però lo confesso non è farina del mio sacco. Avrei dovuto ricordarmene e invece no. A riportarmi sulla tracce di Verre e sulle sue malefatte, come sulle tracce di un lanciatissimo Cicerone sono stati gli studenti del liceo classico Andrea D’Oria di Genova, il liceo di Fabrizio De André. Li ho incontrati qualche giorno fa a Genova, hanno partecipato alla presentazione di un libro in cui ho cercato di raccontare quanto la corruzione devasti quotidianamente la nostra vita. Ho così scoperto che a maggio andranno al teatro greco di Siracusa e lì, dentro il calendario delle iniziative promosse dell’Istituto nazionale del dramma antico, metteranno in “scena” le Verrine di Cicerone.
Scelta insolita e speciale. Insolita perché le Verrine sono un’orazioni e non un testo teatrale. Speciale perché è il tentativo di connettere lo sguardo sull’attualità con la forza dei testi classici. Per farlo però questi ragazzi hanno bisogno di risorse (c’è un regista da pagare, le spese di viaggio ed etc..) e per trovarle si sono inventati di usare il canale dell’alternanza scuola-lavoro. Cioè il progetto, lanciato ormai da qualche anno dal ministero dell’Istruzione, di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro e dell’impresa già durante gli anni scolastici. Così hanno cercato una società che si occupa di realizzare piattaforme per il crowdfunding e sono andati a lezione. Il risultato? Hanno imparato a costruire la piattaforma per raccogliere i fondi che servono per portare le Verrine a Siracusa.
Se c’è una ragione per cui vale la pena correre da un impegno all’altro, mettere le proprie notti nella fatica delle pagine e poi metterci la faccia portandole in giro, è perché non avrei altre occasioni o altri modi di incontrare ragazzi come gli studenti del D’Oria. E se io non incontrassi gente come questi giovani penso che perderei molta vita e molto cuore.
Detto questo, trovo questo ardore e il loro sincero appassionamento per un mondo più equo e rispettoso il modo più concreto di ricordare un anniversario, i venticinque anni da Tangentopoli appunto. Quindi sfacciatamente vi invito a sostenere gli studenti del D’Oria . Ecco i link per farlo: