“Chi c’è dietro a quei pantaloncini o a quella maglietta?” La domanda l’ha posta Julio Velasco, il Re Mida della pallavolo italiana, a una platea di oltre 400 allenatori nel corso di un incontro che si è svolto presso la sala Pio XII del Centro Sportivo Italiano di Milano. Il suo obiettivo era spiegare cosa significhi allenare i giovani. Per lui, per farlo al meglio, è necessario comprendere che, prima di tutto, un atleta è una persona e in quanto tale va compresa a fondo prima di pensare di renderla un’agonista. Se non si è in grado di rispondere in maniera chiara alla domanda iniziale, non si riuscirà nemmeno a trasmettere ai giovani lo sport in modo corretto. Questo è il Velasco-pensiero.
“Una ragazza in panchina che non vuole scendere in campo per paura di non essere all’altezza delle compagne o della gara, sta esprimendo un’emozione. Noi allenatori dobbiamo riuscire a coglierla e poi razionalmente gestirla. Ma prima di tutto dobbiamo essere capaci di comprenderla”, ha spiegato l’attuale allenatore della nazionale maschile argentina.
Il discorso di Julio Velasco è però trasversale a tutti gli ambiti della vita. Vale per il genitore che tratta i figli allo stesso modo, pensando che ciò che ha funzionato con il primo sia valido anche con il secondo anni dopo; o per l’insegnante che livella le attenzioni in maniera uguale per tutti gli alunni; o ancora per l’allenatore che passa dalla squadra maschile a quella femminile usando gli stessi metodi. Ecco, in tutti questi casi ci si dimentica di chi ci sia realmente dietro a quei pantaloncini o a quella maglietta.
A proposito di diversità tra uomo e donna, Velasco ha spiegato che nel gioco e nella vita la donna è più esigente, se sbaglia se la prende con sé stessa e rischia di frenare la propria creatività non rischiando più per paura di sbagliare. Ha quindi bisogno di molti più feedback positivi dal proprio allenatore di quanti ne necessiti un suo collega. Dopo dieci schiacciate sbagliate, alla prima giusta l’uomo esulta dimenticando gli errori precedenti; la donna difficilmente arriva a dieci errori consecutivi!
Un’altra differenza. Il pianto di una donna dopo una sconfitta, fin troppo spesso tacciato di grande emotività, di fatto è paragonabile agli atleti maschi che, dopo una partita difficile, vengono alle mani. In entrambi i casi, si perde semplicemente il controllo.
Saper comprendere la persona, prima ancora del ruolo che interpreta, sia nella vita che nello sport, è quindi la chiave fondamentale per una comunicazione vincente perché “un allenatore non fa, convince a fare”. Parola di Julio Velasco, il Re Mida della pallavolo italiana.