Avete regalato uno smartphone ai vostri figli per Natale? Pensate di farlo magari per il compleanno? Vi chiedete se è troppo presto e se è il caso di aspettare ancora? Vale la pena pensarci un attimo: e l’acquisto è questione di un minuto, le conseguenze sono moltissime. Con uno smartphone tra le mani un bambino gioca, crea, apprende, socializza, inventa la propria immagine. Ma può fare anche altro: distrarsi, giocare a un videogioco magari violento, scoprire la sessualità, litigare, essere avvicinato da adulti. Esiste dunque un’età giusta per regalarlo?
Secondo recenti ricerche (ad esempio, quella realizzata da Telefono azzurro e Doxa nel 2016), in media i bambini ricevono il loro primo smartphone intorno agli 11 anni, ma di anno in anno la media si sta abbassando. La verità è che non esiste un numero magico, un’età giusta per tutti: i bambini sono sempre diversi e la decisione non può che essere presa caso per caso, in considerazione sia delle necessità e degli orientamenti familiari, sia soprattutto del livello di maturità e di responsabilità del figlio.
Alcuni esperti suggeriscono di attendere i 12-14 anni, visti i contenuti e le situazioni cui il bambino può essere esposto online: accesso alla pornografia, contenuti razzisti e violenti, bullismo, pressioni allo scambio di selfie e video sessualmente espliciti da parte di coetanei. Sebbene non tutti i genitori ne siano informati, l’iscrizione ai principali social utilizzati da bambini e teenager – Facebook, Instagram, Snapchat e la stessa chat di Whatsapp – è consentita a partire dal 13° anno di età (salvo mentire sulla propria data di nascita, cosa peraltro abbastanza diffusa). I tredici anni rappresentano un’età cruciale anche da un punto di vista biologico, perché a livello cerebrale inizia a svilupparsi la corteccia prefrontale, il cui ruolo è determinante per la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni, la comprensione degli altri, il controllo degli impulsi. Al di sotto di questa età i bambini, che pure appaiono scaltri nell’accesso e nell’utilizzo delle nuove tecnologie, possono avere molte difficoltà sia nel gestire il turbamento emotivo che può derivare da specifici contenuti, sia nella previsione dei rischi (come mostra la ricerca “Younger children and Social networking sites: a blind spot” di NSPCC, 2013), soprattutto quando a prevalere siano il desiderio di sentirsi accettati dal gruppo degli amici o di piacere a qualcuno.
In sostanza, a qualunque età avvenga, il regalo dello smartphone è solo l’inizio di un percorso che deve coinvolgere tutti, il bambino e i suoi genitori. Cosa farà questo bambino con il suo cellulare? Come e quando lo userà: a tavola, di notte, a scuola? Il genitore dovrà porsi delle domande, osservare e informarsi, monitorare, affiancare, condividere e indirizzare.
Inutile illudersi troppo sui parental control: sebbene siano utili con i più piccoli, sono facilmente aggirabili anche dai bambini e, in quanto strategia “restrittiva”, possono solo essere complementari ad altri approcci di tipo educativo. L’educazione, infatti, non consiste nell’impedire il più a lungo possibile l’accesso ad uno smartphone o a determinati contenuti attraverso parental control, non può limitarsi a tecniche più o meno sofisticate di “spionaggio” e neppure si esaurisce in una dettagliata spiegazione dei rischi online e delle possibili soluzioni. L’online si nutre di creatività, gioco, dialogo, rispetto, responsabilità, generosità, gentilezza, discrezione, gusto e misura: competenze e valori di base che sono al centro dell’educazione alla vita di un bambino e che valgono anche online, nella scelta di un gioco, nella ricerca di un video, nella scrittura di un messaggio.
Parlare di “come è andata a scuola”, quindi, non è più sufficiente: videogiochi, app, video, immagini devono entrare a far parte delle conversazioni familiari. E non dimenticate che il modo (cosa, come e quando) in cui vostro figlio utilizzerà il suo smartphone dipende anche dall’esempio che gli state dando oggi.