Il 100% di mamme che rientrano al lavoro: ora che Patagonia – azienda internazionale dell’abbigliamento sportivo fondata da Yvon Chouinard nel 1973 in California – cresce anche in Italia (da poco è stato inaugurato un nuovo punto vendita europeo a Montebelluna, provincia di Treviso, storico distretto dell’outdoor in Italia) vale la pena capire quale modello sia applicato nella casa madre americana, con questi risultati.
Un modello che nasce nel 1983 proprio nel quartiere generale di Ventura, in California: i dipendenti possono portare con sé i figli, fare pausa giocando insieme, pranzare in compagnia e raccogliere gli ortaggi che crescono nei giardini coltivati, per poi accompagnarli al child care center gestito da personale bilingue e specializzato.
Una formula che ti permette di essere “il tipo di genitore che vuoi essere”, spiega un dipendente, un papà per la precisione. Oltre trent’anni dopo, quel 100% di madri che non hanno lasciato il lavoro sono solo una parte dei benefici riferiti dall’azienda, che vanno da una maggiore produttività a un numero maggiore di donne nel management, una elevata fedeltà al lavoro e una forte cultura aziendale. Insieme al beneficio fiscale, in sostanza, oltre il 90% dei costi sostenuti viene trasformato in vantaggio per l’azienda stessa.
All’inizio non c’era una strategia definita: quando il fondatore Chouinard e sua moglia Malinda hanno dato vita all’azienda, I primi impiegati erano amici e familiari ai quali è stato naturale voler dare un supporto. E una così lunga pratica di questa formula di conciliazione vita-lavoro porta oggi all’assunzione di alcuni dei bambini cresciuti proprio qui. Va anche tenuto presente che il congedo parentale in America è praticamente inesistente e questa è stata tra le prime società ad introdurre la possibilità di usufruirne. Poi, con il tempo, si sono sviluppati i benefit che includono l’asilo aziendale.
Nelle diverse sedi, il modello cambia a seconda delle leggi vigenti cercando di garantire che tutte le leggi a tutela dei lavoratori vengano rispettate e messe in pratica in ogni Paese, garantendo la maggior flessibilità possibilità alle donne e alle mamme lavoratrici.
Un’esperienza raccontata anche tramite una serie di video, una pubblicazione specifica e le testimonianze dei diretti interessati.
L’azienda sta vivendo un momento di crescita in Italia, dove a oggi conta 42 impiegati in totale, 15 dei quali sono donne. La percentuale di donne in azienda, al momento, è quindi del 32%. Lo store di Montebelluna conta al momento 5 dipendenti, 3 dei quali sono donne, e offre un assortimento di prodotti che hanno come denominatore comune la pratica di attività outdoor: capi per lo sci e lo snowboard, alpinismo, collezioni kids e abbigliamento sportswear per uomo e donna.
Il nuovo store si sviluppa su una superficie di 250 metri quadrati: in modo analogo a tutti i punti vendita Patagonia, anche quello di Montebelluna segue da vicino la mission dell’azienda californiana: “Realizzare il prodotto migliore, non provocare danni inutili, utilizzare il business per ispirare e implementare soluzioni per la crisi ambientale.” La scelta della cittadina trevigiana non è casuale: un’area strategica, punto di incontro tra la pianura e le Alpi, e una città importante per consolidare la presenza del marchio californiano sul suolo italiano. Inoltre, Montebelluna è notoriamente uno dei distretti più importanti in Italia per le aziende specializzate nel settore outdoor. In accordo con la filosofia del brand, gli arredi e gli elementi espositivi del negozio sono stati realizzati utilizzando legname locale e metallo riciclato.
Per quanto riguarda le maternità, “l’azienda è molto attenta a conformarsi alle leggi italiane in materia di congedo parentale ed è felice di lasciare alle neo mamme il tempo necessario per crescere i figli in totale tranquillità. Al loro rientro, le donne potranno riprendere a ricoprire il loro ruolo in azienda”, fanno sapere dalla sede italiana.
Sempre in materia di best practice, Patagonia ha messo in campo l’iniziativa 1% for the planet, grazie alla quale devolve l’1% del proprio fatturato in contanti e in donazioni di altro genere a migliaia di gruppi attivi a livello locale, impegnati a cambiare concretamente le cose per salvaguardare il pianeta, con attività quali ripristino di foreste e fiumi, ricerca di soluzioni per mitigare i cambiamenti climatici, tutela di habitat marini e terrestri, e di specie vegetali e animali a rischio di estinzione, supporto all’agricoltura locale, organica e sostenibile. Anche l’Italia fa parte di questa iniziativa: nel 2016, l’azienda ha devoluto 34.500 euro a favore di sette associazioni ambientaliste.