Imparare a cambiare prospettiva, il goal del 2016

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Una riunione del team di Alley Oop

La lezione del 2016? Imparare a cambiare la prospettiva da cui si guarda al mondo. E non è poco. Mi è capitato diverse volte leggendo post di miei compagni di viaggio, qui su Alley Oop. Penso agli interventi di Riccarda Zezza, che insieme al suo team con Maam, Maternity as a Master, ha dato la risposta più efficace alle aziende: ha trasformato la maternità in una leva per la produttività con un documentato lavoro di ricerca scientifica, utilizzando il linguaggio dell’economia, lasciando da parte ideologia e pietismo.

Penso ai post di Federico Vercellino, un papà che, mentre impara a fare la treccia a sua figlia, racconta con parole più vere di una diretta streaming chi sono i padri di oggi e, soprattutto, che cosa sentono.

Penso ai pezzi di Monica D’Ascenzo, quelli dove chi legge viene accompagnato in lucidi distinguo che non sono formalismi, ma l’unico modo per discutere in modo corretto, pur mantenendo opinioni diverse, su temi delicati e preziosi come l’educazione di genere.

Penso agli interventi di Stefania Fornoni che tratta di temi leggeri solo in apparenza e che stava per convincermi a smettere di tingermi i capelli ma no, non sono ancora pronta!

Penso a Stefania Vadrucci che con uno dei titoli dei suoi ultimi post credevo che stesse parlando a me, perché ogni genitore compie un viaggio alla scoperta del proprio figlio, un viaggio lungo tutta la vita. Poi ho letto l’articolo e ho capito che il viaggio era soprattutto quello fisico, quello verso il primo incontro con le sue due bimbe etiopi. Ma in fondo era solo un dettaglio, perché le emozioni che descriveva erano davvero quelle di tutte le mamme e di tutti i papà del mondo. Da questo post ho ri-imparato che essere genitori e figli non è questione di biologia.