Sei anni dalla “posa della prima pietra” in tema di progetti delle Regioni a favore della conciliazione fra lavoro e vita privata. Il Dipartimento delle Pari Opportunità farà oggi a Roma il punto della situazione nel corso di una giornata di lavori, che ha l’obiettivo di presentare gli esiti dell’attività di monitoraggio delle Intese sottoscritte nel 2010 e 2012 con Regioni, Province autonome ed enti locali e illustrare le principali attività in tema di lavoro “agile” nel settore pubblico.
Facendo un passo indietro il 29 aprile 2010 la Conferenza unificata ha sancito l’“Intesa sui criteri di ripartizione delle risorse, le finalità, le modalità attuative nonché il monitoraggio del sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di cui al decreto del Ministro per le pari opportunità del 12 maggio 2009 inerente la ripartizione delle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per l’anno 2009 (Pari opportunità – Politiche della famiglia – Lavoro e politiche sociali – Economia e finanze)”. L’Intesa, con un budget finanziario di circa 40 milioni di euro, prevedeva la realizzazione da parte delle Regioni, di iniziative in favore delle donne, ed anche degli uomini, che lavorano e nel contempo svolgono compiti di cura in famiglia.
Secondo tstep il 25 ottobre 2012, quando il Dipartimento per le Pari Opportunità ha inteso rinnovare l’impegno con le Regioni italiane con una nuova edizione dell’Intesa per un totale di circa 15 milioni di euro. Ora la fotografia di quanto fatto con le iniziative regionali classificate nell’ambito di quattro macro aree di intervento: Maternità, Servizi, Flessibilità e Sperimentazioni.
Ma dove si sono concetrati gli sforzi delle Regioni. Nel primo biennio soprattutto nel settore Servizi e in second’ordine Maternità. Mentre nell’ambito della seconda intesa sono prevalsi Flessibilità e Sperimentazioni, secondo l’analisi condotta con la collaborazione di Variazioni e Consedin.
“Gli interventi a valere sulle Intese Conciliazione vita-lavoro 1 e 2 sono stati complessivamente efficaci per aver contribuito a consolidare e in alcuni contesti portare a sistema alcune buone pratiche che rappresentavano isolate sperimentazioni. In particolare si segnala la stipula di accordi locali sul tema della conciliazione vita-lavoro fino alla formazione di profili professionali ad hoc (le “mamme di giorno”, i “consulenti della conciliazione”, gli auditor, ecc). Complessivamente donne, famiglie e bambini sono stati i destinatari privilegiati della maggior parte delle Regioni; non sono mancate, tuttavia, le azioni progettuali dedicate a imprese soprattutto nell’ambito di Intesa 2” si legge nel rapporto sulle iniziative delle Regioni.
La vera novità è che si è passati da “un approccio prettamente assistenziale” ad “uno sussidiario di secondo livello”, che vede l’attivazione di un numero sempre maggiore di connessioni tra il sistema sociale e quello economico ed è in grado di costruire scenari di sostenibilità economica, di attivare competenze e risorse private e personali di cittadini, famiglie, aziende, associazioni, di mettere in atto logiche win-win-win. Perché? Perché diventa sempre più evidente che le soluzioni di conciliazione vita-lavoro non costituiscano solo una risposta al benessere delle persone ma anche alle esigenze del sistema produttivo ed economico di essere più efficiente e produttivo.
Nel dettaglio l’analisi delle esperienze regionali rivela che:
• nell’ambito della macro area SERVIZI è sempre più importante e attuale puntare su misure flessibili, innovative e integrate che siano in grado di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro con una particolare attenzione al miglioramento del benessere lavorativo per tutti e in particolare per le donne che accedono e permangono nel mercato del lavoro;
• nell’ambito della macro area FLESSIBILITÀ si rileva il significativo impatto di modelli organizzativi flessibili nei luoghi lavoro sul tema della conciliazione. E’ auspicabile continuare a investire su azioni di attivazione di processi innovativi sia nel settore privato che pubblico, attraverso strumenti quali la flessibilità dell’orario di lavoro, lavoro agile, part-time, telelavoro, coppie/isole di lavoro, smart production, lavoro per obiettivi che rendano una organizzazione flessibile, conciliante e produttiva;
• per la macro area MATERNITÀ sono fondamentali le azioni culturali e di sensibilizzazione purché accompagnate da percorsi di sostegno e agevolazione della maternità e paternità, che rendano quanto più conveniente possibile l’esperienza della genitorialità;
• per gli interventi che si collocano nell’ambito della macro area SPERIMENTAZIONI costituiscono fattori di accelerazione dei processi di innovazione organizzativa la contrattazione aziendale e territoriale, le reti tra imprese e tra soggetti istituzionali. E’ importante proseguire nella formazione ai decisori pubblici favorendo la trasferibilità dei modelli più efficaci e definendo ruoli precisi per ciascun stakeholder.