Anche gli uomini vittime dell’orologio biologico. La scoperta ha fatto finire pochi giorni fa i ricercatori della Georgetown University Medical Center alla ribalta delle cronache mondiali. Una loro ricerca, pubblicata dal Journal of Stem Cells, ha strettamente correlato l’età avanzata di un uomo a tassi consistenti di schizofrenia e autismo. Di più ancora, i ricercatori hanno rilevato che elevato consumo di alcol, obesità, ma anche stress psicosociale incidono sullo sviluppo del feto, esattamente come nel caso delle madri.
Quasi contemporaneamente The Guardian pubblica un lungo, interessante, articolo che tenta di sfatare il mito dell’orologio biologico, sostenendo che si tratti di un concetto moderno, nato negli anni settanta, con connotazioni più sociali che realmente scientifiche e con derive che hanno creato non pochi disagi alle donne. Sull’altra sponda del fiume, qualche tempo fa un paio di ricerche, del 2011 e del 2013, registravano che il desiderio di avere figli era maggiore negli uomini che nelle donne.
A completare il quadro, poi, pochi giorni fa, durante il Salone del Libro di Torino, Dacia Maraini presentava il suo ultimo romanzo, la bambina e il sognatore, dedicato alla paternità, sostenendo che “l’aumento della sterilità del seme maschile ha portato gli uomini a esternare il proprio desiderio di paternità”.
Tutta questa ribalta fa sicuramente piacere, la paternità sta conquistando nuove prerogative, con effetti positivi che, ne sono certo, non tarderanno a manifestarsi nelle dinamiche sociali, lavorative ed economiche. Però attenzione. La maternità è stata a lungo considerata un dovere femminile, la forma di realizzazione di una donna, generando pressione sociale sia sulle madri, sia su quelle che non lo erano e ponendo le basi per un arretramento di diritti che ancora stiamo cercando di sanare. La genitorialità deve essere una scelta libera, che non coincide con la famiglia – con le tante forme possibili di famiglia – e che si fonda sui diritti all’amore, al benessere e al futuro dei figli. Non so se possiamo costruire una storia diversa e migliore, ma tentarci è un sano esercizio di libertà.