
C’è un po’ di Italia nel Tour de France. L’Italia migliore del Made in Italy. La Maglia Gialla e tutte le maglie ufficiali della Grand Boucle sono marchiate Santini. A partire dal 2022 e per 5 anni l’azienda bergamasca all’avanguardia nella produzione di abbigliamento sportiva, si è aggiudicata l’esclusiva per la fornitura delle maglie ufficiali: la Maglia Gialla per il vincitore del Tour, l’iconica Maglia a Pois rossi su sfondo bianco per il miglior scalatore, la Maglia Verde indossata dal leader della classifica a punti, la Maglia Bianca per il miglior giovane corridore e tutte le altre maglie dell’Etape du Tour, legate a varie città o a tappe speciali create per l’occasione, hanno il brand dell’azienda italiana. Un’azienda al femminile. Guidata da due sorelle, Monica e Paola Santini, che hanno preso il timone dal padre fondatore qualche anno fa, per una successione non scontata. E che hanno rilanciato l’azienda e fatta diventare quello che è oggi: un brand globale, punto di riferimento, oggetto del desiderio nel settore dell’abbigliamento tecnico per il ciclismo.
Una storia lunga 60 anni
La SMS, che sta per Santini Maglificio Sportivo, è stata fondata nel 1965 da Pietro Santini. Il 1965 è l’anno in cui un giovane ciclista bergamasco, un po’ a sorpresa, vince il Tour de France: Felice Gimondi. Un paio di mesi dopo Pietro, un altro bergamasco che con Felice divideva la passione sportiva per le due ruote – avevano corso insieme da ragazzi – e una grande amicizia, prese l’iniziativa di fondare l’azienda. Una storia lunga 60 anni, le candeline sono state appena spenta, fatta di tanto lavoro e passione, ricerca continua sui materiali, tessuti, filati sempre più tecnologici e tanta fatica, come quella che si fa in bicicletta, per lanciare un piccolo maglificio che oggi è storia ma anche un punto fermo nel settore.
Il ruolo delle donne
Centrale nella fortuna dell’azienda di Pietro Santini sono state le donne. A partire da Maria Rosa Fumagalli, sua moglie, compagna di una vita, che lo ha sempre supportato alla crescita dell’azienda ma anche nella produzione, guidando un esercito di lavoratrici sulle macchine da cucire che dagli anni Sessanta sfornano magliette e pantaloncini per il ciclismo diventati davvero iconici, simboli della cultura popolare con i loro loghi e disegni che da sempre accompagna gli appassionati di questo sport. Le magliette della Peugeot negli anni Settanta, quelle della Vie Claire di Hinault e Lemond negli anni Ottanta. Quelle di Pantani con il simbolo del Pirata. Sempre un passo avanti. Sempre orgogliosamente alla ricerca di quel qualcosa in più rispetto agli altri.
Le altre due donne che hanno continuato la strada del successo di SMS Santini sono, appunto, le due figlie: Monica, l’attuale amministratrice delegata, e Paola, la responsabile marketing e comunicazione.
I numeri del successo
Santini era già diventata grande quando l’azienda era ancora in mano al fondatore. Nel 1988 diventa fornitore ufficiale delle maglie del Campionato del mondo UCI e della maglia della Coppa del mondo. E’ stato partner del Giro d’Italia per la Maglia Rosa e tutte le altre classifiche del Giro in due diversi periodi: dal 1993 al 1997, e poi dal 2002 fino al 2017. Negli anni di Pantani e Gotti e poi di Basso e Simoni, Contador e Nibali.
Ma con le due figlie al timone il fatturato è più che raddoppiato, così come i dipendenti: si è passati in poco tempo dai 7 milioni di fatturato annuo ai 30 milioni, e da 50 dipendenti ai 150 attuali. Centrale è la ricerca sul prodotto ma anche la cura della manifattura, orgogliosamente made in Italy. Da qualche anno Santini ha anche un nuovo stabilimento produttivo dove è stata ampliata la parte della produzione, con la sede dell’azienda trasferita da Lallio a Bergamo, nell’area dell’ex Perofil, un enorme sito industriale risalente agli anni 60, una delle più grandi aree dismesse di Bergamo alle porte della città, riqualificata dall’architetto Marco Acerbis. Una scelta che paga come biglietto da visita verso la modernità dove anche l’estetica oltre alla funzionalità ha un suo senso.
Gli obiettivi per il futuro
L’azienda resta a conduzione familiare grazie, come si diceva, al fortunato passaggio generazionale, con il capitale che resta al 100% italiano, in mano alla famiglia fondatrice. Made in Italy puro. Cosa rara con il ciclismo diventato globale. Ma finora le due sorelle Santini hanno sempre detto di no alle proposte di investimento o di acquisto che arrivano speso da parte dei fondi di investimento esteri, e lo rivendicano sorridendoci sù, non senza una punta di orgoglio.
L’obiettivo di Santini con le due sorelle al timone e le maglie del Tour è quello di raddoppiare il fatturato in cinque anni grazie anche al volano globale che arriva dal Tour de France che è la manifestazione ciclistica più seguita al mondo, con oltre 180 televisioni accreditate da tutti i continenti.
Le due sorelle all’inizio avevano intrapreso altre strade professionali. Una in Brasile, l’altra in Gran Bretagna. Cresciute davanti ai telai e alle macchine da cucire, a un certo punto della vita avevano scelto di fare altro. Poi il padre, a un certo punto della vita, si è cominciato a interrogare sul futuro della società.

Monica Santini e l’esperienza in Brasile
«La mia storia – racconta Monica, attuale amministratrice delegata, una forza della natura, concreta e decisa come i bergamaschi, dietro un sorriso contagioso – comincia prima di Paola. Fino al 2000 sono rimasta all’estero a lavorare per una decina di anni. Dopo la laurea in Economia avevo trovato lavoro a San Paolo, in Brasile, in un’azienda che produceva cemento Mi ero data sei mesi di tempo per trovare lavoro. Avevo 25 anni. Il primo mese l’ho passato a guardare le telenovelas per imparare a parlare il portoghese».
Una laurea europea in Brasile conta e dopo sei mesi Monica trova il primo lavoro. «Il mio compito in quell’azienda tutta al maschile che produceva cemento era quello di seguire i grandi clienti americani. Parlavo con loro, e bacchettavo i brasiliani per le cose che vedevo venivano fatte non come richiesto. Sono rimasta tre anni e sono cresciuta molto. A un certo punto mio papà mi chiama e mi dice: ‘Cosa vuoi fare? Io sto per compiere 60 anni…’ Stava pensando anche alla possibilità di vendere l’azienda. Io sono cresciuta in una famiglia che viveva in azienda. Il pensiero di lavorare nell’azienda di famiglia c’era sempre, nascosto in qualche angolo recondito di mente e cuore. Ma non volevo essere ingabbiata prima del tempo. Proprio perché se vuoi portare qualcosa di diverso in un’azienda devi fare esperienza e devi dimostrare che vali, non solo perché sei figlia di… La domanda di mio padre mi fece pensare: ‘Ma alla fine sto pensando di lavorare in un’azienda di far carriera in un’azienda che non è mia quando poi potrei farlo nella mia azienda’… La chiamata è stato un modo per ragionare.. è stato un bel segnale». Nel frattempo con gli anni Duemila il mondo cominciava a cambiare tanto, «era più digitale, più veloce»…
Il rientro in Italia e i primi anni in azienda
Santini era un’azienda molto rispettata, con un prodotto spettacolare. Mancava di digitalizzazione processi non aveva un’idea di cosa fosse il marketing e la comunicazione. Era proprio un’azienda italiana: se il prodotto è bello si vende da solo. Ma il mondo stava cambiando con il digitale. E non era più così.
«La prima cosa che ho fatto nel 2000 quando ho deciso di rientrare – racconta ancora Monica – è lavorare nell’amministrazione, che io detesto. Ma la prima cosa che fai fare a una donna quando arriva in un’azienda è l’amministrazione… L’ho fatto per un annetto. Odiando ogni minuto. E cercando di ribaltare i processi interni. Il secondo lavoro è stato quello di adottare un sistema informatico che potesse parlare con produzione, commerciale etc… tutti i processi, cose da sistemare. Per due tre anni ho lavorato sotto traccia…. Da quel momento sono arrivate le prime battaglie grosse, non è stata una passeggiata. Io ho un carattere ruvido ma la testa molto dura e ho continuato a spingere. Sono stati gli anni più complessi non tanto per mio papà, che aveva una visione molto ampia. Per le seconde linee non è stato facile. Sono andati tutti via… Dopo 7-8 anni in azienda ho chiamato mia sorella Paola».

Paola Santini e il cambiamento d’immagine
Paola lavorava a Londra nella comunicazione e nel marketing del marchio di abbigliamento intimo la Perla per il mercato britannico. «Le ho fatto la stessa richiesta di mio papà: ‘Perché non vieni qua a fare il direttore marketing e comunicazione?’», ricorda Monica. «L’azienda – racconta Paola – aveva bisogno di avere un’immagine più giovane. Tutti ci invidiano la nostra storia, le maglie di Hinault e Pantani, ma questo poteva essere interpretato anche in un altro senso: ‘ah, un grande marchio ma sei un’azienda vecchia’. Così abbiamo deciso di puntare a ringiovanire la nostra immagine e i nostri prodotti. Cambiando le linee. E cercando di far scendere l’età media nei nostri clienti. Abbiamo dato una spinta ancora più forte all’azienda. E una decina di anni dopo averci messo alla prova mio papà ci ha passato tutto».
Due sorelle, quando c’è da far camminare un’azienda a volte si trovano davanti a decisioni da prendere, interessi contrastanti, diverse famiglie nel frattempo nate. Qual è il segreto per non litigare? «Andiamo d’accordo – racconta ancora Monica mentre Paola annuisce – Non è che non litighiamo. Ma i valori che ci hanno passato mio papà e mia mamma sono stati i valori che ci hanno reso più facile il compito perché per noi l’azienda viene prima. Non è la mia volontà o la sua volontà ma far il bene dell’azienda. Alla fine troviamo sempre una decisione comune sulle cose importanti, le scelte strategiche, dividiamo tutto. E spesso pur essendo amministratrice delegata sono io che faccio un passo indietro e do ragione a lei. Il ruolo dell’imprenditore è un ruolo solitario, perché le decisioni anche quelle difficili le devi prendere. Avere vicino qualcuno di cui ti fidi può fare la differenza».
Santini oggi è un’azienda attenta allo stile, moderna. E’ cambiata come è cambiato il ciclismo, anche per gli amatori. Per vendere una maglietta non basta produrla ma attorno si crea una mappa di un vero e proprio story telling che tiene assieme tutto: sport, social, prestazioni, ma anche divertimento, stare insieme. Hanno un team di designer con un direttore creativo irlandese. Le maglie del Tour de France che si vedono in questi giorni in tv si cominciano a progettare molti mesi prima, durante il lungo inverno lombardo. I principali mercati restano quelli europei, Nord Europa, Italia, Francia e Spagna, ma anche i quelli dei Paesi sauditi. Le magliette si vendono nei negozi ma anche online. Negozi con il marchio Santini durante il Tour oltre che a Parigi sono stati aperti vicino alle salite più celebri: sul Tourmalet, il Mont Ventoux, in Italia sul Ghisallo, accanto al museo della bicicletta e la chiesa che ricorda i successi dei ciclisti più famosi.
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