In questa fine di febbraio del 2025, a 3 anni esatti dall’invasione russa dell’Ucraina che ha segnato l’inizio del conflitto su larga scala, la situazione umanitaria è drammatica. Lo dicono i dati che si riesce a far filtrare da quella regione che conta 40 mila vittime. L’ultimo Rapporto IOM (Organizzazione internazionale per le Migrazioni) registra – a dicembre 2024 – oltre 3 milioni e mezzo di sfollati interni e più di 4 milioni di rimpatriati; gli sfollati all’estero sfiorano quota 7 milioni.
KEEP ME SAFE per oltre 4500 tra bambini e bambine
Secondo SOS Children’s Villages, associazione umanitaria presente nell’area di guerra e complessivamente in oltre 138 Paesi, le vittime civili sono il 30% più rispetto all’anno scorso, i numeri dicono che si tratta soprattutto di minori d’età. Nel corso del 2025, saranno circa 13 milioni le persone che avranno necessità di supporto umanitario.
L’ente fondato nel 1949 in Austria da Hermann Gmeiner è impegnato insieme a Terre des Hommes Italia, Fondazione MRIYDIY e ASSOCIAJIA Demokrat rozvitok, nel progetto KEEP ME SAFE.
Il programma, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), dovrà garantire ai bambini ucraini e alle loro famiglie una serie di servizi preziosissimi. Supporto psicosociale, sostegno educativo e assistenza economica, saranno offerti soprattutto nelle regioni di Chernihiv, Kharkiv e Kherson che sono tra le più colpite dalle devastazioni del conflitto. Nelle dichiarazioni di Orso Muneghina, Responsabile Programmi Internazionali e Risposta all’emergenza di SOS Villaggi dei Bambini, la sintesi degli interventi:
«In questo scenario di grave crisi umanitaria, SOS Villaggi dei Bambini non solo ha mantenuto i Programmi di sostegno familiare e il supporto alle famiglie affidatarie all’interno del Paese, ma ha dato il via a una serie di Programmi di Risposta all’emergenza nei Paesi confinanti. Se nelle prime fasi dell’emergenza è stato fondamentale garantire il trasferimento al sicuro e il supporto alle famiglie sfollate – con rifugi, cibo e altri generi di prima necessità, rimborso delle spese per l’auto-evacuazione e sostegno psicosociale – col protrarsi dello stato di emergenza è stato necessario fornire una risposta più strutturata».
Milioni i bambini senza futuro e traumatizzati
«La guerra – continua il referente di SOS Villaggi dei Bambini – ha provocato danni permanenti in particolare per i più piccoli, cresciuti in un triennio di conflitto, sottrae il futuro e può provocare ricadute e problematiche di salute mentale».
Entro quest’anno il progetto si prefigge di raggiungere 6.600 persone in situazione di estrema vulnerabilità, oltre 4.500 sono i minorenni.
Bambini in condizioni di assoluto pericolo e precarietà, in spregio delle convenzioni internazionali che imporrebbero agli Stati di fare sempre the best interest of the child.
Stupri di guerra, aborti e violenze sulle donne ucraine
L’invasione e poi la guerra, com’era prevedibile che fosse, hanno esposto le donne. Pesantissimi i passi indietro e il terreno perso su diritti e libertà: dal fenomeno della violenza di genere alle condizioni di vita, alla disoccupazione in crescita, fino alla riduzione drastica del potere decisionale; per non parlare degli oneri di cura divenuti insostenibili, gravissime ricadute sullo stato di salute anche mentale sono il portato di questi anni traumatici. Le disuguaglianze si sono fatte gap incolmabili, le differenze sono divenute fratture difficilmente ricomponibili.
Dati ufficiali, nel Rapporto annuale di Amnesty international nella sezione dedicata al conflitto russo-ucraino:
«I livelli di violenza domestica hanno raggiunto il livello più alto mai registrato, dopo essere diminuiti durante i primi mesi dell’invasione su vasta scala della Russia. La polizia ha registrato 349.355 casi di violenza domestica da gennaio a maggio, rispetto ai 231.244 casi nello stesso periodo del 2022 e ai 190.277 nei primi cinque mesi del 2021».
Gli stupri sono da sempre armi belliche
Nella nozione di «Conflict Related Sexual Violence» (CRSV) la Nazioni Unite ricomprendono
«stupro, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata, aborto forzato, prostituzione forzata, sfruttamento sessuale, tratta, schiavitù sessuale, circoncisione forzata, castrazione, nudità forzata o qualunque altra forma di violenza sessuale che accada in una situazione di conflitto o di post-conflitto, indipendentemente dal fatto che sia direttamente o indirettamente connessa con il conflitto stesso, o in un contesto di repressione politica».
L’abuso sul corpo delle donne è crimine atroce; è da sempre esercizio di dominio e di possesso, anche del territorio; serve a sopraffare, annientare e umiliare la vittima e con questa il suo paese in guerra.
Ma i numeri non sempre bastano a fare chiarezza. E, infatti, la Commissaria per i diritti umani ucraina riferisce di 400 denunce al 2022.
A pesare è certamente la paura e, con quella, l’estrema difficoltà nella raccolta dei dati, sperimentata in tutte le zone di crisi. Le ONG ritengono perciò che il sommerso sia numericamente ben più significativo e la situazione di certo molto più drammatica di quanto non appaia.
La Segretaria Generale OSCE, Helga Maria Schmid, già due anni richiamava fa la comunità internazionale alla responsabilità e all’impegno concreto, per porre fine all’uso dei crimini sessuali come tattica di guerra.
Basta consultare il rapporto dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) reso pubblico nel 2023 e ancor prima il dossier dell’Independent International Commission of Inquiry on Ukraine sui casi di stupro per avere davanti agli occhi un’istantanea tragica:
«I casi di violenza sessuale e di genere coinvolgono donne, uomini e ragazze dai 4 agli 82 anni in nove regioni dell’Ucraina e nella Federazione russa».
Il rapporto, mentre dà conto dei crimini commessi dai militari nelle aree controllate dai soldati russi, rileva senza mezzi termini come si tratti di tortura. Va da sé che lo scenario di guerra abbia nel frattempo reso del tutto indisponibile ogni servizio di cura, smantellato l’assistenza sociale e sanitaria; nessun dato ci perviene sul numero degli aborti e sulla mortalità per parto o complicanze e in genere sulla salute sessuale e riproduttiva delle donne. Bisognerebbe far presto, insomma, perché è già tardissimo.
“Un)forgotten Ukraine”: a Milano c’è un girasole alto tre metri a ribadire il peso dell’Unione
Centralissimo, va detto, resta oggi il ruolo dell’UE che è il maggiore donatore di aiuti al mondo. A Milano un girasole di metallo alto tre metri, prova a farsi memoria e sprone. Dall’inizio del conflitto la Commissione europea ha stanziato ingentissime risorse in aiuti umanitari, assistenza essenziale, cibo, acqua potabile, alloggi, cure mediche. L’installazione, voluta dalla Rappresentanza della Commissione europea per il Nord Italia e dall’Ufficio del Parlamento europeo a Milano, ha trovato posto nella Biblioteca degli Alberi, su un terreno di macerie.
Chiarissimo l’intento, nelle parole dell’artista Mauro Seresini che l’ha firmata:
«Il mio girasole sarà di metallo per trasmettere da un lato la forza del materiale, ma dall’altro la malleabilità dello stesso, che si piega e si trasforma senza però spezzarsi, come l’Ucraina, che nonostante il dramma vissuto, è ancora in piedi, fiera e tenace».
“Un)forgotten Ukraine” è simbolo. Ma oltre a essere emblema di speranza e resilienza, più d’ogni altra cose è messaggio politico.
Inequivocabili le dichiarazioni istituzionali rese a presentazione del progetto dalla Commissione europea:
«L’Unione europea resterà al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario. Nessuno vuole la pace più del popolo ucraino e non si può decidere dell’Ucraina senza l’Ucraina, se si vuole una pace che sia giusta e duratura. Per questo l’Unione europea continuerà a fornire solidarietà e sostegno all’Ucraina e al suo popolo – spiega Claudia Colla, Capo Rappresentanza della Commissione europea per il Nord Italia».
Altrettanto va detto della posizione assunta dal Parlamento europeo:
«Condanna della brutale aggressione russa e sostegno al popolo ucraino – Maurizio Molinari, Capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano- Ci auguriamo che questo sia l’ultimo anniversario dell’invasione da dover ricordare e che qualsiasi negoziato verso una pace giusta avvenga tenendo conto dell’interesse e con il pieno coinvolgimento dell’Ucraina».
Il girasole di metallo svetta nel cielo milanese e prova a tenere desta l’attenzione sull’impegno europeo e sull’importanza di quel sostegno, anche nell’emergenza umanitaria; mentre altissima si sta facendo la tensione tra gli Stati Uniti e l’Europa, con Trump che proprio sul conflitto e sul Vecchio Continente sembra alzare il tiro giorno dopo giorno.
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