Lauree scientifiche: per le ragazze c’è un divario fra Nord e Sud Italia

Martina Pacifico e Federica Topazio sono due ragazze provenienti da due paesi campani, studentesse universitarie a Milano, dallo sguardo fiero e determinato. Nel loro futuro hanno scelto le materie Stem, consapevoli di essere particolarmente portate fin da piccole. Martina e Federica non sono state aiutate dal loro contesto sociale, né alle elementari né durante tutto il loro percorso scolastico. Se hanno scelto le materie scientifiche, con consapevolezza e determinazione, è stato grazie alla spinta della famiglia, in particolare delle loro madri, entrambe insegnanti.

Sulle materie Stem non c’ è solo  un divario di genere, ma anche un divario Nord-Sud Italia, tra contesti stimolanti e contesti che non supportano. Lo dicono i dati. Nel 2023 in Italia la percentuale di donne tra i 25 e i 34 anni con una laurea Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) è stata meno della metà di quella riscontrata tra gli uomini (16,8% tra le ragazze e 37% tra i ragazzi), con differenze territoriali (fonte Istat).

La discriminazione e gli stereotipi di genere, sottolinea Save the children in occasione della Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza, «incidono ancor più su bambine e ragazze che vivono in povertà educativa, scoraggiando il loro interesse per le materie Stem, con il rischio di limitare ulteriormente le loro opportunità di lavoro e di vita. Per questo – dichiara la direttrice Public affairs Giorgia D’Errico  è fondamentale incentivare fin da subito l’avvicinamento delle bambine alle materie Stem e l’acquisizione di fiducia nelle proprie capacità, contrastando i pregiudizi e investendo in attività di orientamento in queste materie fin dai primi cicli scolastici».

Al Nord laureate Stem sono il 17,5%, al Sud il 16%

La percentuale di donne che si laurea in materie Stem  è bassa in tutta Italia, ma più alta al Nord. Tuttavia il gap tra ragazze e ragazzi è più forte nel Settentrione rispetto al Meridione. Al Nord, infatti, si laureano in discipline Stem il 17,5% delle ragazze rispetto al 41,4% dei loro coetanei maschi, nelle regioni del Centro il 16,4% contro il 39,3% e nel Mezzogiorno il 16% a confronto con il 27,5 per cento.

Roxana Dobrota, manager che si occupa di security governance risk and compliance di Colt Technology Services, vede il divario territoriale come un gap, ma al contempo vede anche segnali di inversione negli stereotipi di genere: «In Italia, i dati mostrano che ci sono ancora differenze significative nelle competenze Stem tra Nord, Centro e Sud, con gli studenti del Nord che generalmente ottengono risultati migliori. Tuttavia, secondo una recente ricerca, le giovani studentesse superano i loro coetanei maschi nelle competenze digitali, sfidando alcuni stereotipi di genere. Nonostante questi progressi, il divario territoriale rimane una sfida. Investire nell’istruzione Stem e digitale è essenziale per garantire pari opportunità in tutto il Paese»

Secondo Martina, che da grande vorrebbe specializzarsi in gender economics, occorre partire dal contesto micro sociale. Il problema è costituito non tanto dai contesti delle città, ma dai centri più piccoli, dagli ambienti dove è più difficile avere opportunità e trovare gli strumenti culturali di supporto. Non tutti hanno la fortuna avuta da Martina e Federica di avere una famiglia alle spalle.  Entrambe tra l’altro sono state scelte per partecipare al programma Iliadship, che accompagna gli studenti tramite una borsa di studio, dei mentor e dei tutor, creando loro delle opportunità.

Dice Martina: «E’ importante mettere a terra politiche macro sociali che in astratto servono per innovare, ma in Italia il problema è che, se non si adottano in parallelo processi di rinnovamento micro sociali, non si va avanti. Per fare un esempio, mia mamma, professoressa di chimica in un istituto tecnico, si occupa di ragazzi e ragazze che hanno i genitori in carcere, o tossicodipendenti, con l’obiettivo principale non tanto di insegnare la chimica ma di non far finire quei ragazzi per strada» . Nelle grandi città, al Nord Italia e all’estero, il contesto è sicuramente più denso di opportunità. Così racconta Federica che sta facendo un internship all’Esa in Olanda, e si rende conto come la maggior parte delle posizioni appetibili per una ragazza come lei che studia ingegneria siano oggi fuori dall’Italia.

In area informatica e ingegneria occupazione femminile inferiore di 9,3 punti

Il quadro non cambia parlando con le donne che sono già laureate in materie Stem e lavorano in azienda. Lo svantaggio delle donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è molto ampio. Nell’area scienze e matematica il tasso di occupazione femminile è inferiore a quello maschile di 6,3 punti percentuali (dati Istat) rispetto a quella maschile e raggiunge i 9,3 punti se si considera l’area informatica, ingegneria e architettura. Anche alle spalle delle donne occupate in ambito Stem ci sono spesso storie di famiglie che hanno supportato, anche in contesti teoricamente più sfavorevoli, le ragazze.

«Le disuguaglianze di genere (e gli stereotipi) devono quindi essere combattute – dice l’Istat commentando i dati – sia nell’orientare ai diversi indirizzi di studio sia nel mercato del lavoro. Le ridotte opportunità occupazionali che contraddistinguono l’area geografica del Mezzogiorno caratterizzano tutti i settori e le skills – dall’economico, al tecnico/scientifico, all’umanistico – e le differenze territoriali nei tassi di occupazione dei laureati si riducono solo per le lauree medico-sanitarie e farmaceutiche».

Rachele Angeletti, ingegnera Biomedica & solution designer  che lavora nella sede di Exprivia a Torino è originaria di un piccolo centro e anche lei testimonia la centralità del supporto e dell’esempio familiare. «Crescendo in un piccolo paese dell’Appennino, ho sviluppato  – aggiunge – una particolare sensibilità verso le problematiche legate alla disponibilità dei servizi sanitari, una questione che, in contesti rurali, è particolarmente rilevante. Questa consapevolezza ha alimentato il mio desiderio di intraprendere un percorso che mi permettesse di contribuire a rendere i servizi sanitari più accessibili e efficienti, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone». 

«Ero circondata da maschi, mi sono dovuta improvvisare commilitone»

Restiamo a Sud con la storia di Ilaria Trifiletti, laureata in matematica all’università del Salento, ingegnera del software nella società Teleperformance Italia, che si definisce «una nerd che ha da sempre saputo che la matematica sarebbe stata il suo futuro».  Racconta: «Quando non riuscivo a superare meccanica mia madre mi ha fatto riflettere sul fatto che la matematica era il mio futuro, quindi sarei riuscita a finire la facoltà. Ricordo ancora una vacanza a Roma organizzata per aiutarmi a superare quel blocco: hanno avuto ragione, ho finito. Ho poi seguito un corso di informatica in Calabria per programmatori e lì ho cominciato a vivere le difficoltà legate al mio essere una donna che si occupava di matematica: ero circondata da uomini che parlavano di cose da uomini, mi sono dovuta improvvisare commilitone, come se fossimo stati al militare. Le cose si sono complicate quando per qualche anno ho fatto la consulente a Milano, dove mi sono dovuta scrollare di dosso anche i pregiudizi sulle persone del Sud. Quando l’obiettivo è saldo, però, non ci sono ostacoli che non si possono superare».

Le fa eco Angela La Forgia, esperta in Informatica e Innovazione Tecnologica, che invece lavora a Sud, nella sede Exprivia di Molfetta. Racconta anche lei dell’aiuto offertole dalla famiglia: «I miei genitori mi hanno consentito di studiare per creami non solo una mia indipendenza economica ma anche per dar seguito alle mie aspirazioni.  È un aspetto a cui loro tenevano tanto dando le stesse opportunità sia ai figli maschi sia alle femmine. Potrei dire che anche il contesto geografico ha influito molto nel mio percorso, perché non essendoci molte opportunità lavorative, lo studio (anche in ambiti un po’ “difficili” come le Stem) mi ha consentito non solo di istruirmi ma di avere maggiori possibilità di lavoro. Quindi potrei dire che la famiglia è decisamente fondamentale per un supporto a 360 gradi (economico, morale e di fiducia) e il territorio è un campo di azione molto importante: essere legati alla propria terra e fare qualcosa per la propria terra».

Al Nord un ambiente fertile per chi sceglie le Stem

E le famiglie e il contesto del Nord? La storia di Chiara Benvegnù, r&d group leader di Named Group, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche, parla di un contesto non solo familiare ma anche sociale stimolante. «Sicuramente vivere in un contesto come quello del Nord Italia, con la sua forte infrastruttura industriale e accademica, mi ha consentito di avere una base solida di partenza. Le università e i centri di ricerca, insieme alla presenza di aziende tecnologicamente avanzate, creano un ambiente fertile per chi sceglie discipline Stem, con opportunità reali di crescita e carriera».

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