Storie dell’altro mondo: Alphonsine, la suora-meccanico che in Burkina Faso guida un’officina

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Dimentichiamo le strade asfaltate delle nostre città. Dimentichiamo la pausa pranzo al bar o alla tavola calda. Dimentichiamo l’aria condizionata e l’acqua corrente che funziona stabilmente. Dimentichiamo i diritti alla parità di genere e le possibilità per le donne di arrivare ai vertici. E pensiamo per un attimo a campi incolti, bambini scalzi, mancanza di acqua, malattie, povertà, attentati. Benvenuti in Africa, Burkina Faso. Un Paese dove l’aspettativa di vita , a causa soprattutto della diffusione dell’Aids e della mancanza di una sanità adeguata, è inferiore ai 50 anni. Un Paese, con un Pil procapite di 1.900 dollari (stima 2017),  tra i più poveri del mondo. Un posto dove fino a poco tempo fa le donne erano educate in maniera generalizzata alla sottomissione all’uomo. Eppure qui c’è una donna, suor Alphonsine, che la parità di genere la incarna. Una suora-meccanico che ha studiato per apprendere il mestiere frequentando un corso con soli uomini come compagni. Una donna che oggi gestisce quella di fatto è una piccola impresa, facendo i conti, emettendo fatture. E coordinando il lavoro degli operai, tutti uomini.

Alphonsine gestisce un’officina che si chiama Garage St .Michel de S.I.C.( SIC è l’acronimo che sta per Suore dell’ Immacolata Concezione, ordine a cui appartiene la suora) , operativa dal 2009. Si trova nella periferia di Ouagadougou, in località Tampouy. Il caso di una donna che gestisce un’officina non è certo molto frequente in un Paese come il Burkina. Tantoché, spesso, le donne vengono a visitare il garage per vedere se è vero che c’è una suora, come si dice in giro, che fa  il meccanico e che gestisce il lavoro degli altri.

Suor Alphonsine è la quarta di sei figli, tre maschi e tre femmine. E’ nata in un piccolo villaggio del Burkina, 41 anni fa. A sette anni, ancora bambina, ha avuto la sua vocazione a diventare suora, seguendo l’esempio e il percorso di altre consorelle che lavoravano nel suo villaggio.  Una volta ricevuta l’ordinazione, è andata a studiare in un collegio dove è stata notata da un prete francese grazie alle sue doti di manualità e alla sua bravura nel bricolage. Il prete, accorgendosi che in Burkina circolavano solo auto usate e, spesso, quasi da rottamare, ha pensato che la suora sarebbe stata la persona giusta per metter su un’impresa del genere e riparare le macchine. Dal 2006 al 2008 suor Alphonsine ha frequentato con profitto un corso per diventare meccanico.  Era l’unica donna, e per di più una suora, a fare questa esperienza. Al termine del corso, ha ottenuto il diploma “en meccanique de automobile”. Oggi il suo lavoro consiste innanzitutto nello stilare una sorta di ‘cartella clinica’  dei problemi delle auto che arrivano in officina. Poi, assieme alla sua equipe, decide come agire.  Al termine del lavoro, e solo dopo aver provato personalmente ogni singola auto, stila un certificato sul buon esito della riparazione. Infine rilascia una regolare fattura. D’altronde, Alphonsine, ha anche seguito una sorta di corso di ragioneria.

Inizialmente nel garage lavoravano solo tre operai, compresa la suora. Poi, pian piano, il lavoro è cresciuto attirando diversi giovani in cerca di impiego. Oggi vi lavorano 22 persone: oltre alla suora, 8 meccanici, 4 addetti alla carrozzeria, 8 alla verniciatura, un guardiano di notte. Il più giovane è un apprendista di 15 anni, il più vecchio un operaio di 45 anni.  Ogni operaio prende come stipendio l’equivalente di 48 euro al mese; quello che resta, tolte le spese, va alla comunità di suore. Il lavoro non manca ma è anche influenzato dalla situazione politica ed economica, molto precaria, del Paese. Quando vi sono attentati o sommosse, e purtroppo ultimamente non sono mancati, si riscontra più prudenza a spendere denaro per le auto. Inoltre, nei periodo di più incertezze e timori le ong e le onlus sono meno presenti nel Paese, facendo perdere occasioni di lavoro all’officina di Suor Alphonsine.

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In Burkina il 45% circa della popolazione al di sotto della soglia di povertà assoluta. La condizione delle donne fa registrare timidi segni di miglioramento, ma soprattutto in città. “Nelle zone rurali – racconta Waider Volta, presidente di Solidaid Onlus che in Burkina costruisce pozzi d’acqua potabile e impianti fotovoltaici- l’emancipazione è dura e lenta. L’infibulazione è da pochi anni vietata per legge, ma ampie fasce della popolazione, soprattutto nella zona del Sahel, la praticano ancora”.