
La violenza contro le donne che vediamo raccontata dalla cronaca nei suoi effetti più tragici, affonda le sue radici nella quotidiana disparità tra uomini e donne. Gesti apparentemente piccoli, commenti ironici o silenzi imbarazzati, situazioni di ogni giorno che si possono verificare sui mezzi pubblici, nelle cene tra amici, nelle riunioni di lavoro e persino nelle chat di gruppo. Per aumentare la consapevolezza su queste situazioni nasce la guida “Cosa fare quando”, realizzata da WeWorld insieme a Le Mostre: un piccolo manuale pratico, ricco di esempi e soluzioni immediate, pensato per dare strumenti concreti a chi assiste o subisce situazioni di molestia o microviolenza.
Dai mezzi pubblici alle cene tra amici: come intervenire
Fin dalle prime pagine, la guida mostra come anche un gesto apparentemente semplice possa interrompere una dinamica pericolosa. Quando, ad esempio, si assiste a una molestia sui mezzi pubblici, non è necessario affrontare direttamente l’aggressore: basta spesso rivolgersi alla persona che sta subendo l’abuso, avvicinarsi e chiederle se va tutto bene, offrirle un posto accanto a sé. Un intervento così quotidiano, quasi banale, ha però la forza di spezzare l’isolamento in cui si trova la vittima e di rendere visibile ciò che stava accadendo. La stessa logica di alleanza silenziosa torna in contesti più intimi, come una cena tra amici in cui un uomo sminuisce la compagna dandole della “stupida”. In questi casi, la guida invita a riequilibrare la conversazione, sostenendo l’intervento della donna e riportando la discussione su un piano rispettoso, senza innescare uno scontro diretto ma mostrando chiaramente che quel comportamento non è accettabile.
Nei contesti di lavoro non restiamo spettatori muti
Anche nei contesti professionali, dove spesso le dinamiche di potere sono più rigide, la guida propone azioni semplici ma che possono essere decisive. Quando una donna viene ripetutamente interrotta in riunione, per esempio, si può restituirle la parola con una frase chiara e professionale: un gesto che non solo la rimette al centro, ma rende evidente a tutti la dinamica in corso. Allo stesso modo, quando sul lavoro circolano battute a sfondo sessuale, l’indicazione è quella di segnalare con fermezza che non si tratta di umorismo, ma di un linguaggio inappropriato che crea un clima tossico. Sono atti apparentemente minimi, ma che possono contribuire a dare forma a una cultura diversa, in cui chi assiste non resta spettatore muto.
E se a subire è un’amica?
Un’altra situazione affrontata dalla guida riguarda le relazioni di coppia in cui il controllo è mascherato da affetto. Quando un’amica racconta di un partner geloso che le impedisce di uscire da sola, la prima cosa da fare non è giudicare né forzare scelte drastiche, ma offrirle ascolto e farle spazio. Aiutarla a riconoscere i segnali di isolamento, ricordarle episodi già accaduti, chiederle come si sente davvero quando lui agisce in quel modo. Si tratta di un accompagnamento delicato, che può diventare anche sostegno pratico invitandola a rivolgersi a un centro antiviolenza o a chiamare il 1522, e offrendosi eventualmente di farlo insieme. È il tentativo di costruire una rete intorno a chi, spesso senza accorgersene, sta perdendo pezzi della propria autonomia.
Infine, la guida si sofferma sulla violenza digitale, un fenomeno sempre più diffuso. Quando in una chat circola la foto di una donna senza il suo consenso, è fondamentale ricordare immediatamente che condividere immagini intime è un reato, interrompere la catena di diffusione e, se possibile, informare la persona coinvolta con delicatezza, offrendole supporto per eventuali segnalazioni. Anche qui, ciò che conta è non diventare complici del silenzio.
Un invito all’azione
“Cosa fare quando” è, in definitiva, un invito collettivo all’azione quotidiana, realizzato da WeWorld – organizzazione umanitaria che da oltre 50 anni promuove i diritti di donne e bambine nel mondo, attraverso interventi di cooperazione e aiuto umanitario con una prospettiva di genere – realizzato in collaborazione con Le Mostre, progetto di satira sociale ideato da Elisa Bottiglieri e Marianna Folli. Del progetto fanno parte anche una serie di 5 video-interviste in cui volti noti del mondo dello spettacolo – Marco Maccarini, Diego Passoni, Ludovica Bizzaglia, Giulia Mei e Michelangelo Tommaso – si mettono in gioco, tra ironia e verità, per riflettere su ciò che troppo spesso passa inosservato.
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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